Caleb
Mi lasciò lì, contro gli armadietti, con la sciarpa in mano. Come un coglione. Ero rimasto di nuovo immobile di fronte a lui, di fronte ai suoi occhi. E lui se ne era andato senza colpirmi. Né con le parole, né con le mani. Era sempre così con lui, e lo sapevo benissimo. Eppure ogni volta che si allontanava da me, invece di essere incazzato o offeso, ero solo confuso e triste, perché avrei voluto che non se ne andasse mai, e perchè mi detestavo per questo.
Avevo solo una classe in comune con lui, quella di arte, due volte a settimana, ma non il venerdì. Così non lo vidi per tutto il giorno, neanche al cambio dell'ora tra una lezione e l'altra. Dopo pranzo non avevo lezioni, quindi mi ero accordato con Mia per pranzare insieme. Sistemai i libri nel mio armadietto, poi mi diressi verso l'uscita della scuola, guardandomi intorno in cerca di quei soliti occhi verdi. Il telefono mi vibrò nella tasca dei jeans, così lo tirai fuori. Sbloccai lo schermo per leggere il messaggio che mi era appena arrivato.Mike
Sono qui fuori con la macchina, ti aspettoMi fermai di colpo in mezzo al corridoio e un paio di persone mi vennero addosso, dandomi una spallata. Perché era venuto anche a prendermi? Casa mia era vicina, sapeva che ero sempre tornato a casa a piedi. Mi spostai dal centro del corridoio e il telefono vibrò di nuovo tra le mie mani.
Mike
Esci quando se ne sono andati tutti se preferisci, non ho fretta. Sono al parcheggio sul retro della palestraCaleb
Va bene, arrivo tra un po'Andai in bagno a fare pipì e a lavarmi le mani, poi mi fermai alle macchinette per comprare una bottiglietta d'acqua. Girai per un po' i corridoi, rendendomi conto che se ne erano andati quasi tutti. Sistemai lo zaino su entrambe le spalle rimettendo il telefono in tasca, mentre avevo ancora in mano la bottiglietta d'acqua. Andai velocemente verso la palestra, controllando che non ci fosse nessuno neanche lì. Attraversai la palestra vuota, camminando accanto al muro. Appenai udii delle voci e delle risate provenire dallo spogliatoio maschile, improvvisamente la porta di questo si aprì, proprio mentre ci passavo davanti. Tentai di bloccare la porta con le mani, ma non servì a niente, perchè ormai avevo perso l'equilibrio, così mi ritrovai per terra. I miei occhi andarono dalla mia bottiglietta, caduta sul pavimento, alle grandi scarpe da ginnastica che erano comparse vicino ad essa. Poi salii velocemente con lo sguardo lungo i polpacci, le gambe, i pantaloncini e la canottiera del ragazzo, sentendo il battito cardiaco accelerare mentre arrivavo a quel viso serio, a quell'espressione vagamente confusa e a quei fottuti occhi verdi, fin troppo familiari, che avevo cercato di evitare e allo stesso tempo di incontrare per tutto il giorno. Aaron mi guardò per un secondo interminabile, mentre io non pensai neanche di alzarmi, tanto ero preso ad osservare quella sua espressione così calma, strana. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma fu interrotto dalle voci e dai passi degli altri ragazzi usciti dallo spogliatoio. Oltre ai suoi soliti cagnolini, c'era anche un altro ragazzo della squadra, che mi guardò con aria confusa. Immaginai che gli altri fossero ancora dentro a cambiarsi. Per fortuna, visto che ero ancora per terra.
-Tutto bene?- mi chiese quel ragazzo avvicinandosi.
Aaron si girò verso di lui fulminandolo con lo sguardo, ma non se ne accorse.
-Che succede principessina, ti mancavamo?- chiese Spencer, bloccando con un braccio il ragazzo che stava per darmi una mano. Tornai in me, ignorando lo sguardo di Aaron mentre mi rimettevo in ginocchio, con l'intento di riprendere la bottiglietta e alzarmi.
-Ma che carino, voleva darci una mano con gli allenamenti. Cosa volevi fare, il raccattapalle? Tanto ti viene bene, no?- disse Bradley, piegandosi sulle ginocchia per guardarmi dritto negli occhi, ridendo come se avesse detto qualcosa di divertente, con quella faccia da cazzo che si ritrovava. In realtà, aveva fatto battute peggiori, dovevo ammetterlo. Le solite risate di Jake e Spencer seguirono le sue parole. Non mi alzai subito solo per ricambiare il suo sguardo con la freddezza di sempre, per fargli capire che le sue parole non avevano effetto su di me.
-Hai intenzione di stare lì senza dire una parola?- incalzò di nuovo Aaron, come quella mattina. Lo ignorai. Mantenni lo sguardo fisso su Bradley, che mi guardava ancora con fare divertito.
Poi si rimise in piedi, allontanandosi da me, e Spencer osservò confuso lui e Aaron, come per dire "già abbiamo finito?". Ma lo ignorarono entrambi, e fu costretto a scambiare un'occhiata infastidita con Jake, che scrollò le spalle. A quel punto mi alzai anch'io, e prima che me ne accorgessi Spencer mi diede una spinta, facendomi sbattere contro il muro. Alzai lo sguardo verso Aaron, d'istinto, come per chiedergli di farli smettere, non perchè avevo paura, ma perchè continuavo a sperare che ad una parte di lui importasse qualcosa di me, ancora. I suoi occhi indecifrabili però si spostarono immediatamente in un'altra direzione, a causa di un rumore di passi. Lo vidi serrare la mascella, mentre stringeva i pugni. Il cuore cominciò a battermi all'impazzata quando mi girai e vidi Mike venire a passo svelto verso di noi.
-Che state facendo?! Non azzardatevi a toccarlo un'altra volta!- disse con voce decisa, mettendosi tra Spencer e me senza un attimo di esitazione. Con la sua voce profonda, le spalle larghe, le braccia muscolose e il suo metro e ottantacinque, avrebbe fatto paura a chiunque non lo conoscesse, a chiunque non sapesse quanto era dolce. Spencer fece per rispondergli, avanzando verso di lui di un passo, ma Aaron lo bloccò con un gesto della mano, senza neanche toccarlo.
-Che pensi di fare se lo tocco ancora una volta?- chiese avvicinandosi a Mike di un passo, come se volesse sfidarlo. Sembrava arrabbiato, ma non capivo perchè.
-Smettila di fare il bulletto. Non sei un più un bambino che ha bisogno di attenzione. O forse sì?-
Spalancai impercettibilmente gli occhi a quelle parole. Era la prima volta che vedevo Mike sotto quella luce, che lo sentivo parlare con quel tono severo e autoritario, e la cosa mi stupì. Aaron strinse ancora di più i pugni, fino a farsi diventare le nocche bianche, ma la sua espressione non mutò, assottigliò semplicemente lo sguardo, come se volesse sapere cosa ci fosse nella testa di Mike, come se cercasse qualcosa.
-Ripetilo se hai il coraggio, brutta testa di cazzo.-
Mi vennero i brividi a sentirlo parlare in quel modo. Lui non parlava così alle persone, non era mai stato il tipo. Quanto era cambiato? Perchè aveva iniziato a diventare una persona tanto brutta?
Ero arrabbiato, ero incazzato con Aaron. Non solo per il suo comportamento in sè, o nei miei confronti, ma perchè stava insultando Mike, che era venuto ad aiutarmi.
-Come cazzo ti permetti di parlargli in questo modo?!- esclamai, spingendo un po' Mike per farmi avanti, per guardare Aaron negli occhi senza stare dietro le spalle del mio ragazzo. Aaron spalancò le palpebre. Mi arrabbiai ancora di più quando pensai a quanto erano belli i suoi occhi, nonostante tutto. Non li guardavo mai, forse per quello mi avevano distratto, per un momento. Mike mi prese la mano, come per attirarmi a sè, o per fermarmi.
-No, fermo. Non ti permetto di metterlo in mezzo.- dissi, prima a Mike e poi ad Aaron, stringendo i denti per non scoppiare a piangere. Mi faceva così rabbia quella situazione, che non vedevo l'ora di andarmene e piangere quanto volevo. Aaron mi venne più vicino, osservandomi con espressione sorpresa. Non mi si era mai avvicinato così tanto in quattro anni, non in modo così diretto. Non avevo idea di cosa gli stesse passando per la testa. Abbassò lo sguardo sulla mia mano, stretta da quella di Mike, e allargò le narici, come se fosse infastidito. Certo, mi detestava perchè ero gay, mi sembrava ovvio che reagisse così. Mi venne da piangere ancora di più, mentre tentavo di ignorare il suo profumo. Fissò la nostre mani per un po'. Bradley lo chiamò un paio di volte, come a chiedergli cosa fare, e Mike mi attirò a sè. A quel punto Aaron sbattè le palpebre, come se si fosse appena svegliato, come se fosse tornato alla realtà. Mi guardò, ma voltai la testa dall'altra parte, stringendo la mano di Mike.
-Per oggi finisce qua, principino. - disse, voltandosi verso la porta della palestra e andandosene, senza neanche guardare nessuno.
Il ragazzo che era in squadra con loro osservò Aaron che se andava, poi si voltò verso gli altri tre.
-Ma che cazzo avete che non va?!- lo sentii dire, mentre Mike mi portava fuori, verso il parcheggio.
Camminammo con calma, ma in silenzio.
-Stai bene? Ti hanno fatto del male?- mi chiese quando arrivammo accanto alla sua macchina, prendendomi il viso tra le mani e scrutandomi il volto.
-No, sto bene.- risposi guardandolo.
-E perché eri a terra, prima? Ti ho visto mentre mi avvicinavo alla palestra.-
-Ho preso una porta quasi in faccia e sono caduto. Ma non l'aveva fatto apposta.-
-Chi? Il capetto?- mi chiese, visibilmente disgustato. Annuii.
-Lo stai difendendo?-
Trasalii a quella domanda.
-No, certo che no. Ma sto bene, davvero.- dissi posando le mie mani sulle sue.
-Ne sei sicuro?-
Mi si strinse il petto a vedere la sua espressione preoccupata. Distolsi lo sguardo, non sapendo cosa dirgli. Non stavo bene, no, ma non per ciò che pensava lui.
-Ehi.- mormorò, tirandomi su il viso in modo che tornassi a guardarlo negli occhi.
Mi piacevano i suoi occhi. Così scuri, quasi neri. Mi davano sicurezza.
-Sto bene, davvero. Mi ha solo fatto incazzare. Possiamo andare via? Perfavore.-
Studiò di nuovo la mia espressione. Poi mi abbracciò, senza dire nulla. Rimasi rigido per un attimo, colto di sorpresa.
-Se non fossi venuto a prenderti non sarebbe successo nulla, mi dispiace. Sei passato in palestra solo perchè io ero qui. È stata colpa mia.- mi disse mentre mi stringeva con le sue braccia forti.
Avevo un fidanzato così gentile e premuroso, e io pensavo ancora a uno stronzo che non faceva altro che farmi stare male. Quanto mi odiavo. Quanto lo odiavo. Avrei dovuto solo provare odio per Aaron e amore per Mike. Ma non era così, ed era solo colpa mia. Senza rendermene conto, la vista mi si appannò, mentre sentivo salire un groppo in gola. Stavo per piangere, di nuovo.
-Non è colpa tua, è solo colpa mia. Non lo dire più. È solo colpa mia.- riuscii a dire, prima di iniziare a piangere tra le sue braccia, anche se ci stavamo riferendo a cosa diverse. Mi tenne stretto a sé e mi baciò i capelli finché non smisi di piangere.
-Vuoi che ti riporti a casa?- mi chiese mentre mi asciugavo le lacrime. Scossi la testa.
-Andiamo a casa tua.- dissi prima di prenderlo delicatamente per la nuca e attirarlo a me, per poi unire le labbra con le sue. Mi strinse la vita baciandomi dolcemente, per poi annuire.
Mentre eravamo in macchina mandai un messaggio a Mia, dicendole che Mike mi aveva fatto una sorpresa e che avrei pranzato con lui, poi scrissi a mia madre per dirle che sarei tornato sicuramente tardi a casa. Passammo a prendere della pizza, poi andammo all'appartamento di Mike. Una volta entrati posò lo scatolone con la pizza sul tavolo, mentre io lasciai il mio zaino a terra, all'ingresso.
-Vuoi mangiare sul tavolo o sul divano mentre guardiamo la tv?- mi chiese, mentre si toglieva la lunga giacca beige, posandola su una sedia.
Lo guardai detestandomi per molte cose, compresa quella che stavo per fare, solo perchè ero debole.
-Ci stai pensando?- disse poi avvicinandosi, visto che non gli rispondevo.
-Vorrei fare un'altra cosa prima di mangiare.- dissi, osservandolo.
Era proprio un bel ragazzo.
-Che cosa?- chiese sorridendo e passando una mano tra i miei capelli.
Mi morsi il labbro inferiore, per poi gettargli le braccia al collo e baciarlo. Non fece resistenza neanche per un secondo. Mi prese per i fianchi attirandomi il più possibile a sé. Mentre ci avvicinavamo verso la camera da letto, senza smettere di baciarci e toccarci, un indumento dopo l'altro finì a terra, finché non arrivammo davanti alla camera da letto, ormai solo con i boxer addosso. Appena entrammo, mi spinse contro il muro, strusciando la sua erezione contro la mia, provocandomi brividi di piacere e desiderio in tutto il corpo, mentre trattenevamo a stento dei sospiri.
Esplorai il suo corpo con le mie mani, poi le feci scendere fino all'elastico dei boxer, mentre mi torturava il collo con baci e morsi.
-Aspetta. Dovrei andare in bagno per...- tentai di dire, ma mi baciò di nuovo, senza farmi finire la frase.
-Non c'è bisogno. Facciamo quella cosa che abbiamo provato l'ultima volta?- sussurrò, facendo scivolare una mano sul mio sedere, spingendo una gamba tra le mie.
-Sì.- dissi subito, spingendolo verso il letto.
Ci togliemmo i boxer, poi mi sdraiai sul letto, dandogli la spalle, piegandomi in avanti come se avessi esperienza, come se non fossi imbarazzato. Lo sentii salire sul letto. Si avvicinò e mi accarezzò la schiena, piegandosi un po' su di me, baciandomi la pelle con dolcezza. Gemetti quando si strusciò tra il mio sedere, poi tra le gambe, stringendo le lenzuola e il cuscino.
-Caleb. Stringi di più le gambe.- mi sussurrò all'orecchio, facendomi tremare i fianchi.
Feci come mi aveva detto, mentre sentivo le sue mani scivolare sul mio corpo, sulla schiena, sul petto, mentre si muoveva, facendomi gemere, baciandomi di tanto in tanto o leccandomi. Era così gentile e premuroso da farmi dimenticare molte cose, quando eravamo insieme, dentro e fuori la camera da letto. Eppure, non riuscivo comunque a smettere di pensare ad Aaron. Iniziai a piangere per il piacere, mentre lo imploravo di non smettere, mentre chiamavo il suo nome, ma un po' piansi anche perchè pensavo ad un altro, ad uno che avevo amato da ragazzino e che non riuscivo più a capire, ad uno a cui piaceva farmi del male e basta. Nonostante tutto, ero lì ad immaginare di fare l'amore con Aaron, ancora una volta, ad immaginare il suo corpo sopra al mio, i suoi bellissimi occhi verde smeraldo che mi guardavano come se fossi la persona più bella del mondo, le sue mani che mi toccavano dappertutto, la sua voce calma e dolce che mi sussurrava cose oscene e indecenti o amorevoli e gentili. Pensai al suo profumo, che avevo sentito in palestra, quando si era avvicinato. Pensai all'espressione calma che aveva assunto quando mi aveva visto per terra, prima che arrivassero gli altri. Lo odiavo, eppure non abbastanza da riuscire a smettere di amarlo in quel modo tanto contorto.
-Caleb, sto...-
La voce ansimante di Mike mi riportò alla realtà, distogliendomi dai miei pensieri, dal mio senso di colpa e da tanto altro.
-Sì, anch'io... toccami.- sussurrai, ansimando.
Portò una mano tra le mie gambe, senza smettere di muoversi, mentre gli stringevo i capelli sulla nuca.
Strinsi di più le gambe quando venni, e forse per quello venne anche lui, un istante dopo. Non mi sentivo meglio, però. Sapevo che gli avrei chiesto di farlo un'altra volta, finchè non fossi riuscito a smettere di torturarmi con quei pensieri.

STAI LEGGENDO
Don't fade away
RomanceCaleb e Aaron si conoscono a scuola, il primo giorno delle superiori. Diventano subito amici, e tra loro si crea un legame profondo. Ma dopo soli pochi mesi Aaron cambia, inizia ad ignorare Caleb e a fare improvvisamente nuove amicizie. Ma perchè lo...