Aaron
Cominciammo a camminare lentamente fianco a fianco, lungo il marciapiede.
Io con le mani nelle tasche dei jeans e lui in quelle del giacchetto.
-I lividi sono spariti, finalmente...- dissi guardandolo.
Alzò la testa da terra, per poi scrutarmi con quelle due pozze azzurre.
-Già...- rispose, toccandosi il collo.
Mi sentii di nuovo uno schifo, a ripensarci,
-Mi dispiace anche per quello, Caleb. Ti... ti ho fatto tanto male?- chiesi, spostando lo sguardo dalla strada al suo viso, preoccupato.
-No. Per niente, in realtà...-
-Ti ho spaventato?- insistetti.
Sembrò sorpreso, ma non lo diede a vedere per molto.
-Non me l'aspettavo, più che altro. Non mi hai spaventato.-
Tirai un sospiro di sollievo.
-E quel graffio, invece? Ti fa male?-
Gli angoli della bocca gli si piegarono in un sorriso.
-No, non fa male.-
-Perchè sorridi adesso?- chiesi, fermandomi di colpo.
Si fermò anche lui, un passo avanti a me, per poi voltarsi a guardarmi.
-È che... mi fa strano. Che tu ti preoccupi per me.- disse alzando le spalle, per poi mordersi di nuovo il labbro inferiore.
Non sapevo come, ma riuscii a trattenermi dal saltargli addosso e baciarlo.
Ci guardammo per un secondo, scambiandoci un sorriso, poi riprendemmo a camminare.
Morivo dalla voglia di chiedergli cosa si fossero detti lui e Liam due giorni prima in mensa, ma avevo paura di rovinare ogni cosa.
Nonostante ciò, non riuscii a trattenermi.
-Tu e Liam avete fatto pace... Ora siete di nuovo amici, suppongo...- dissi, guardando a terra.
-Sì... però non è come pensi. Gli altri non sanno quello che è successo. Lui è... solo un po' confuso. Non mi avrebbe mai fatto del male.-
-Come fai a saperlo? Te l'ha detto lui?-
Annuì.
-Che significa che è confuso?- chiesi poi, curioso.
Strinse i denti, guardando dritto davanti a sè. La sua espressione si rabbuiò per un attimo.
-Non credo che capiresti.- disse poi.
-Perchè?-
Rise nervosamente.
-Sono anni che tu e i tuoi amici mi prendete in giro perchè siete omofobi, quindi non penso che tu possa capire...-
Non era arrabbiato, ma solo deluso e triste.
Avrei preferito che mi urlasse contro.
-Io non sono omofobo... Non ti prendo in giro perchè sei gay. Loro sì, ma io no. Sono altri i motivi per cui... li lascio fare.- borbottai a fine frase, quasi a bassa voce.
-Ah, altri... Ad esempio?-
Cercai una risposta decente nella mia testa, e dissi la prima cosa che mi venne in mente.
-Il fatto che stai sempre in silenzio e che te li fili a malapena. Sappiamo entrambi che se ti dessero davvero fastidio, li avresti già fatti smettere da solo.-
Anche se in quella situazione era una risposta priva di senso, quello che avevo detto lo pensavo sul serio.
Ci fu silenzio. Chissà quanto gli sembravo stupido.
-Caleb, non penso che sia strano essere innamorato di un ragazzo.- ammisi, serio.
Non sapevo perchè avessi detto una cosa del genere, ma vedendo la sua espressione addolcirsi e tornare serena, fui felice di averlo fatto.
-Liam non è mai stato con un ragazzo... neanche con una ragazza, a dire il vero. Non sapeva neanche cosa significasse avere una cotta o provare attrazione per qualcuno, in realtà. Più o meno è questo quello che mi ha detto. Penso stia cercando di capire se gli piacciono i ragazzi o no. Non dovrei dirtelo, ma ormai...- spiegò con tono dolce.
Respirai profondamente prima di rispondere, per gestire la gelosia che stavo provando, all'improvviso.
-Quindi ti ha detto che prova qualcosa per te.-
In realtà doveva suonare come una domanda, ma il tono serio e rigido che avevo usato l'aveva trasformata in un'affermazione.
Spalancò leggermente gli occhi, voltandosi per guardarmi.
-No, no, ma che... Penso che sia stata solo... attrazione fisica. Credo non avesse mai pensato a qualcuno in quel modo.-
Osservando la sua espressione, capii quanto lo imbarazzava ammettere di piacere a qualcuno. Era così modesto e ingenuo, ma al tempo stesso tenero.
-Capisco.- dissi guardando a terra, di nuovo calmo dopo quelle parole e la sua reazione.
Quella confessione mi stava facendo odiare Liam un po' meno. Mi ero ritrovato in una situazione simile, quattro anni prima.
Ci fu qualche secondo di silenzio.
-Volevo spiegarti a scuola, ma sarebbe stato strano...- disse poi.
Il fatto che avesse pensato a me, che ,anche se magari solo per un secondo, si fosse preoccupato della mia opinione, mi provocò come un brivido nello stomaco, e subito dopo un dolce tepore.
-Grazie per avermelo detto.- dissi sorridendo.
Ricambiò il sorriso, e per un motivo a me sconosciuto, improvvisamente mi ricordai che aveva un fidanzato. Mi sentii morire.
Anche se tra lui e Liam non c'era niente più di un'amicizia, comunque aveva un ragazzo.
Non lo aveva nominato neanche una volta per tutta la sera.
Ci fermammo davanti all'entrata del suo condominio, e mi resi conto solo in quel momento di quanto avessimo camminato vicini.
-A scuola non cambierà niente, vero?- chiese.
Lo guardai per un secondo, stupito da quella domanda, per poi scuotere impercettibilmente la testa.
-Non lo so... Cercherò di tenerli lontano da te.-
-Però io e te continueremo a ignorarci.-
Era tristezza quella che mi sembrava di vedere nei suoi occhi.
Sperai potesse capire quanto mi dispiacesse e quanto mi sentissi in colpa.
-Magari no... Non sempre.- dissi, tentando di sorridere.
Assottigliò lo sguardo, come se stesse riflettendo.
-Okay, per stasera mi faccio bastare queste risposte.- disse poi scrollando le spalle.
Si fermò per un attimo.
-Mi sto prendendo troppa confidenza?- chiese poi preoccupato, alzando la testa per guardarmi.
Aggrottai le sopracciglia, confuso.
-Che?-
-Hai capito cosa ho detto, rispondi e basta!- esclamò gesticolando, imbarazzato.
Lo osservai per un secondo, ancora confuso.
-No che non ti stai prendendo troppa confidenza. Anzi... Credevo che non mi avresti neanche rivolto la parola, in macchina. Credevo fossi arrabbiato.-
-Infatti dovrei esserlo. Ma è troppo faticoso fingere.-
Mi sembrò che il cuore volesse uscirmi dal petto.
Ci scambiammo un altro sorriso.
-Allora... buonanotte.- disse, allontanandosi di un passo.
Sembrava quasi una domanda.
-Buonanotte.-
Feci per dargli le spalle, mentre apriva il portone con le chiavi.
Dopo aver fatto due passi mi voltai di scatto.
-Caleb!- urlai, proprio mentre il portone si chiudeva.
Sbuffai, girandomi per andare via.
-Sì?!-
Mi voltai di nuovo verso il portone, trovandomi davanti il viso confuso di Caleb.
Era tornato indietro e aveva riaperto il portone per rispondermi.
-Il... il tuo numero è sempre lo stesso di quattro anni fa?- chiesi passandomi una mano tra i capelli. La sapevo già la risposta, ma volevo comunque vedere come avrebbe reagito.
Assunse un'espressione assolutamente indescrivibile, tra il confuso e lo stupito.
-Sì, è lo stesso, ma... hai ancora il mio numero?-
Tutto a un tratto mi sentii un idiota.
Non poteva sapere che controllavo abitualmente la foto profilo, lo stato e il suo ultimo accesso, visto che sui social network non postava mai nulla.
-Beh, sì... Tu il mio l'hai cancellato?- chiesi, pentendomi subito di aver fatto quella domanda, e temendo la risposta.
Spostò lo sguardo a terra.
-No, ce l'ho ancora...-
Ringraziai tutti gli dei, iniziando a sorridere come uno scemo.
-Okay... 'notte.- dissi.
-'Notte.-
Sparì dietro la porta, per poi chiuderla.
-Sì, sì! Cazzo, sì!- esclamai a bassa voce.
Ripassai davanti al bar, notando che era chiuso solo in quel momento.
Scrollai le spalle, continuando a camminare e saltellare come un idiota, senza riuscire a smettere di sorridere.
E pensare che dopo gli allenamenti sarei dovuto andare a casa a dormire.

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Don't fade away
RomanceCaleb e Aaron si conoscono a scuola, il primo giorno delle superiori. Diventano subito amici, e tra loro si crea un legame profondo. Ma dopo soli pochi mesi Aaron cambia, inizia ad ignorare Caleb e a fare improvvisamente nuove amicizie. Ma perchè lo...