Aaron
La ragazza della quale non ricordavo neanche il nome mi spinse contro la sua macchina mentre mi ficcava la lingua in gola.
-Casa tua è qui vicino?- mi chiese, sospirando.
Annuii.
-Sali. Guido io.- dissi poi.
Mi baciò di nuovo, ficcando una coscia tra le mie gambe e mordendomi il labbro inferiore. Poi si allontanò, lanciandomi le chiavi e salendo in macchina. Lanciai il mio borsone nel portabagagli e poi salii anch'io.
-Credevo che avessi la macchina.- mi disse mentre si sistemava il trucco, guardandosi nello specchietto che aveva tirato fuori dalla borsa. Aveva un trucco piuttosto pesante. Uno spesso strato di fondotinta, talmente tanto mascara e matita nera che se avesse piovuto il nero le si sarebbe sciolto coprendole tutte le guance, un blush marrone messo in modo decisamente troppo deciso. Il modo in cui si truccava non era affar mio, ovviamente, però vedendola ricoprirsi di nuovo il viso con qualcosa che doveva essere un fondotinta o una terra, sul mento e sopra la bocca, e poi mettersi due rossetti diversi sulle labbra, mi sentii dispiaciuto. Era molto bella fisicamente, e anche il viso era abbastanza carino. Mi dispiaceva perchè non sembrava lo facesse per sè stessa, ma per coprire le sue imperfezioni. L'avevo vista a scuola, ma sempre senza un filo di trucco. Lo faceva per i ragazzi, forse, ma speravo di no, per lei. Sarebbe stato stupido farlo per quelli come me, che neanche la guardavano veramente negli occhi. Anche in quel momento, visto che il bacio le aveva portato via un bel po' di trucco, che mi ero tolto dalla bocca col dorso della mano, mi sembrò che stesse cercando di sbrigarsi, come per non farsi vedere senza, neanche per un attimo. Molte delle ragazze che andavano a letto con me erano come lei. Avevo capito e ammesso di essere bisessuale quando avevo conosciuto Caleb, ma ero sempre andato a letto solo con delle ragazze. Mi ero ripromesso che l'unico ragazzo della mia vita sarebbe stato lui, anche se sapevo che era impossibile accadesse.
-In realtà ne ho più di una, ma non prendo sempre la macchina per venire a scuola. Oggi sarei tornato a piedi.-
-Ah, capisco.- disse guardando fuori dal finestrino, già annoiata dal mio tentativo di iniziare una conversazione.
Bene, almeno sarebbe stato più facile mandarla via se mi avesse chiesto di passare tutta la notte da me.
Appena varcammo la porta di casa, chiudendola, mi saltò addosso, cominciando a spogliarmi. Ero sollevato che non stesse cercando di andare in camera da letto, visto che quella stanza era sacra per me. Non avevo mai fatto sesso con una ragazza nel mio letto, ma sempre e solo sul divano in soggiorno.
-Hai dei preservativi nella borsa?- le chiesi staccando le labbra dalle sue. I miei erano in camera, ma sarebbe stato strano se mi fossi allontanato per prenderli senza portare anche lei di sopra.
Annuì con un sorrisetto, andando verso la borsa, che aveva abbandonato a terra poco prima. Mi sedetti sul divano, in attesa. Ormai avevamo entrambi solo l'intimo addosso. Quando si tirò su, guardandomi, parve piacevolmente sorpresa dopo aver notato la mia erezione. Aprì il preservativo, e quando allungai la mano per prenderlo lo allontanò. Si mise in ginocchio. Sapevo già cosa voleva fare, ma rimasi in silenzio. Mi infilò il preservativo con le mani, poi mi prese in bocca. Trattenni una risatina quando pensai sarcasticamente che ci tenesse all'igiene, e che non aveva tutti i torti, del resto. Le misi le mani nei capelli, avvicinandola a me, spingendomi più in fondo. Era brava e perfettamente a suo agio, era chiaro che avesse esperienza.
Alzai la testa verso il soffitto e chiusi gli occhi, mentre lei ansimava quasi più di me. Guardai di nuovo i suoi capelli. Era bionda come Caleb.
"Mi fa piacere vedere che c'è ancora qualcosa che ti fa sorridere".
Mi si strinse il petto solo a ripensarci. Senza neanche rendermene conto, iniziai ad immaginarlo in ginocchio di fronte a me al posto di quella ragazza, della quale non ricordavo ancora il nome, sentendomi in colpa allo stesso tempo. Mi spinsi ancora un po' di più nella sua bocca, finchè non venni.
-Mi sa che ne devi prendere un altro.- le dissi, riferendomi al preservativo. Ne tirò fuori uno dal reggiseno. Glielo tolsi dalle mani, per poi spingerla sul divano. Si sfilò le mutande e osservai la sua espressione ansiosa. Chissà che espressione faceva Caleb quando voleva fare sesso con Mike. O, ancora peggio, mentre lo facevano.
Mi piegai su di lei, infilandomi tra le sue gambe, inizando a spingere quando annuì.
Ripensai al ragazzo che aveva toccato Caleb in continuazione in palestra, ripensai al suo fidanzato e a come lo aveva protetto il giorno prima, a come Caleb lo aveva guardato. Continuai a spingere, sempre più arrabbiato con me stesso, mentre ansimavo. La ragazza mi conficcava le unghie nella schiena, urlando il mio nome, che a quanto pare lei ricordava, e implorandomi di non rallentare.
Per un secondo avevo temuto di star spingendo troppo forte, ma fortunatamente sembrava le stesse piacendo parecchio. Mi tornò alla mente l'espressione sorpresa di Caleb quando lo avevo visto in palestra, seduto in prima fila di fronte a me, a qualche metro di distanza. Anche se non era mai venuto a vedere una partita, io avevo continuato a cercarlo sempre tra gli spalti. E quel giorno era venuto veramente. Per questo ero stato così contento quando avevamo vinto. Perchè lui era lì, e mi aveva visto giocare, ma non poteva saperlo. Non aveva idea di come mi facesse sentire. Lo vidi di nuovo in piedi a battere le mani, sorridente e felice, mentre i miei compagni di squadra mi abbracciavano.
Perchè era così bello? Perchè avevo così bisogno di lui e di vedere quel suo sorriso?
-Aaron...- la voce ansimante e il respiro affannoso della ragazza che mi stavo facendo mi ricordò, appunto, cosa stavo facendo. O meglio ancora, chi.
-Mi sa che siamo entrambi al limite.- mormorai, contro il suo collo, qualche secondo prima di venire. Dalla sua espressione e dal suo gemito, capii che era venuta anche lei.
Rimasi fermo un istante, poi mi tirai su, recuperando i boxer.
-Vado a fumare una sigaretta.- dissi mentre me li rimettevo.
-Ma sono appena le sette...-
Sembrò delusa. Non sapevo se avesse ancora voglia di farlo o se volesse rimanere a casa mia più a lungo.
La guardai come a dire "allora?".
-Mi stai cacciando?- chiese, leggermente incredula.
-Più o meno.- dissi facendo spallucce, come se niente fosse, evitando il suo sguardo. Non mi piaceva fare lo stronzo, ma era l'unico modo che avevo per evitare che le ragazze si aspettassero qualcosa in più da parte mia, e per evitare che io mi sentissi troppo in colpa, vedendole deluse o offese.
Mi guardò per un secondo, poi alzò le spalle.
-Ah beh, di solito sono io che caccio i ragazzi. Non importa, grazie comunque. È stato bello. Se vuoi si può rifare qualche volta.- mi disse, infilandosi le mutande.
La osservai stupito, e decisamente sollevato da quella reazione. Era una tipa forte.
-Sì, perchè no.- mentii.
Non facevo quasi mai sesso più di una volta con la stessa ragazza, per paura che mi si affezionasse in qualche modo, o che fraintendesse le mie intenzioni.
-Ti lascio il numero in cucina.- disse.
Annuii. Si avvicinò per salutarmi con un bacio sulla guancia, come se avesse appena fatto visita a un parente. Mi trattenni di nuovo dal ridere. Aspettai che se ne andasse, raccolsi i miei vestiti e andai al piano di sopra. Mi affacciai alla finestra della mia camera, fumando un paio di sigarette e ascoltando un po' di musica. Ad un tratto sentii un odore strano, e mi resi conto che il suo profumo mi era rimasto addosso, sulla pelle. Il suo, così dolce e fruttato, quasi mi infastidiva in confronto a quello intenso e sensuale di Caleb. Non sapevo che profumo mettesse, ma mi faceva impazzire ogni volta. Gettai la seconda sigaretta nel cestino e andai in bagno, per farmi la seconda doccia del giorno e togliermi quell'odore di dosso.
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Don't fade away
RomanceCaleb e Aaron si conoscono a scuola, il primo giorno delle superiori. Diventano subito amici, e tra loro si crea un legame profondo. Ma dopo soli pochi mesi Aaron cambia, inizia ad ignorare Caleb e a fare improvvisamente nuove amicizie. Ma perchè lo...