Aaron
Dieci minuti dopo eravamo seduti per terra, in camera mia, con le spalle contro il letto, una coperta addosso e una ciotola di pop corn posata sulle gambe. La verità era che non avevo freddo per niente, ma avevo accettato la sua idea della coperta solo perchè sapevo che, dovendola dividere, saremmo dovuti stare più vicini. Eravamo concentrati sulla serie, eppure non c'era quel silenzio imbarazzante che di solito si crea quando vedi qualcosa in compagnia. Commentammo, ridemmo, ci tirammo anche addosso dei pop corn. Sentivo una gioia così forte ad averlo lì con me che quasi mi faceva paura.
Caleb
Alla fine della terza puntata, mi resi conto che il pavimento iniziava ad essere un po' scomodo.
-Vado con la prossima?- chiese voltandosi a guardarmi.
-Certo che sì!- esclamai immediatamente, allungando le braccia in avanti.
Sorrise. Quanto cazzo era bello.
-Però prima potremmo...?- iniziai a dire stiracchiandomi.
-Ci mettiamo sul letto?- chiese spostando la coperta.
-Sì, ti prego.-
Si mise a ridere, poi si alzò, stiracchiandosi.
-Mi fa male il sedere.- dissi con tono lamentoso massagiandomelo, dopo essermi alzato.
Mi sentivo peggio di un vecchietto.
Scoppiò a ridere di nuovo.
-Anche a me.- disse poi sedendosi sul letto.
Mi resi conto che aveva lasciato che fossi io a sedermi sul suo lato del letto solo mentre sistemava la coperta sulle nostre gambe. Per qualche motivo, arrossii al pensiero, ma feci finta di niente.
Nel corso della puntata successiva, ci ritrovammo più vicini di prima. Lui aveva le gambe leggermente divaricate, io tenevo la gamba più vicino alla sua distesa, e l'altra piegata su essa. Dopo qualche minuto incrociò le braccia al petto, toccando così sia la mia spalla che il mio braccio. Ero rimasto rigido per un secondo, ma vedendo che non sembrava avere intenzione di muoversi, mi ero rilassato. Eravamo poggiati l'uno all'altro, e la cosa mi distrasse per qualche secondo.Erano le otto e dieci quando la quarta puntata finì. Aaron tolse la coperta, ma rimanemmo sdraiati con lo sguardo rivolto al soffitto per qualche secondo, discutendo sulla puntata appena terminata.
-Ne vedi tante di serie tv?- chiesi poi, voltandomi a guardarlo.
Era vicino. Forse anche troppo. E sapevo di essere tutto rosso. Ma non mi importava più.
-Sei sicuro di voler iniziare questa conversazione?- chiese guardandomi, sorridendo divertito.
Mi misi a ridere.
-Perchè?-
-Potrei diventare logorroico e noioso.- disse alzando le spalle.
Io non smettevo di guardarlo, e lui non smetteva di guardare me. La cosa che mi faceva battere il cuore all'impazzata ancora di più era il fatto che i suoi occhi non si fermavano su un punto preciso del mio viso, ma sembravano fare su e giù, destra e sinistra.
-Mi piace annoiarmi.- dissi sorridendo.
Mi guardò un attimo, poi si mise a ridere, e iniziò a parlare.
La mezz'ora seguente fu tutt'altro che noiosa. Ogni volta che mi parlava di una serie che gli era piaciuta tanto, o di un personaggio che amava, gli si illuminavano gli occhi. Come quando vinceva una partita di basket. Come quando parlava di Barb. Come quando suonava. Come quando sorrideva, o rideva. Ed era uno spettacolo.
-Scusami, lo so che ti sto annoiando.- disse ad un tratto ridendo imbarazzato, per la terza volta.
-Smettila. Te lo direi se fossi noioso.-
-Non è vero. Non me lo diresti per non farmici rimanere male.-
-Il problema è un altro.- dissi ridendo.
Assunse un'espressione confusa.
-Tu non sei mai noioso.-
Il modo in cui mi guardò dopo quelle mie parole mi fece sentire un forte calore tra lo stomaco e il basso ventre. Un calore che avevo sentito spesso, ma mai così intensamente.
Volevo baciarlo. Lo volevo con tutto me stesso. Ma avevo ancora troppa paura.
-Sai...- dissi distogliendo lo sguardo, interrompendo l'istinto di guardargli le labbra.
-Ho letto da qualche parte che... le persone che si scusano spesso quando iniziano a parlare tanto di una cosa che amano, lo fanno perchè sono sempre state abituate ad essere interrotte o ignorate, e quindi si sentono noiose con tutti poi...-
Sentendo che non mi rispondeva, mi voltai a guardarlo.
Era visibilmente stupito. Aveva ancora gli occhi leggermente spalancati.
-Beh...- iniziò a dire spostando lo sguardo verso il soffitto.
-Non ci avevo mai pensato... però forse è vero.-
Lo osservai per un istante. Sembrava stesse riflettendo.
-Detto questo, con me non ti devi scusare. Anzi, devi parlare un sacco. Devi parlare tantissimo. Ascolterò qualunque cosa tu dica.-
Sorrise, poi si voltò di nuovo verso di me.
-Tanto il tuo è l'unico parere che conta, per me.-
Non potei fare a meno di perdermi nei suoi occhi verdi, così intensi e dolci.
Dovetti deglutire. Perchè mi stava guardando in quel modo? Possibile che non capisse che effetto mi faceva, come mi faceva sentire?
Il cuore mi salì in gola mentre decidevo se dire o no la domanda che avevo in mente da tempo. Una domanda che avrebbe potuto rovinare tutto, ma che non riuscivo più a trattenere. Deglutii di nuovo, e poi lo dissi.
-Non hai mai paura... che io possa interpretare tutto questo nel modo sbagliato?-
Per circa i quattro secondi seguenti, oltre al silenzio, riuscii a sentire solo il battito del mio cuore che mi rimbombava nelle orecchie.
L'espressione di Aaron non bastò a farmi capire la risposta.
Rimanemmo immobili, a guardarci negli occhi per i quattro secondi più lunghi della mia vita.
E poi una voce femminile proveniente dal piano di sotto ci fece sussultare per lo spavento, facendo interrompere quel contatto visivo diventato troppo intenso da sostenere.
-Aaron? Sei a casa?-
Mi tirai su immediatamente, tentando di calmarmi almeno un po'. Forse quell'interruzione era il segno che non avrei dovuto fare quella domanda. Aaron sembrava muoversi al rallentantore, ma forse era solo una mia impressione. Si alzò e andò verso la porta, aprendola.
-Barb, sono qui.- urlò poi.
Dopo un secondo apparve davanti alla porta. Non sembrava invecchiata neanche di un giorno.
-Ho fatto un po' tardi perchè la strada era chiusa... Ti ho portato la spesa. Dopo -
Si bloccò di colpo quando si rese conto della mia presenza.
-Oh. Scusami, non pensavo avessi ospiti... Ciao.- disse, prima guardando Aaron, poi guardando me e sorridendo.
-Ciao.- dissi ricambiando il sorriso, avanzando di qualche passo.
-Aspetta un attimo...- mormorò poi, assottigliando lo sguardo.
-Oh, porca vacca! Ma tu... Caleb? È Caleb? Sei Caleb?-
Sembrava molto sorpresa, e anche se non sapevo perchè, la cosa mi fece ridere.
-Sì, sono io. Ciao Barb.- dissi ridendo.
Si girò a guardare Aaron con gli occhi spalancati.
-Oh cazzo, fatti abbracciare!- esclamò avvicinandosi a braccia aperte.
La abbracciai ridendo divertito, e osservando per un attimo l'espressione di Aaron. Non capivo se fosse contento di vedere quella scena o se stesse ancora pensando a quello che avevo detto. Forse entrambe, visto che evitava di guardarmi, e la cosa mi spaventò. Ma dovetti fare finta di nulla.
-Guarda quanto sei cresciuto! Ma sei diventato proprio un bel pezzo di ragazzo!- esclamò osservandomi da capo a piedi.
Arrossii all'istante, sia per il complimento in sè, che per il fatto che Aaron avesse assistito alla scena.
-Eh, Aaron? Non mi avevi detto che era diventato così bello!- esclamò poi voltandosi verso di lui. Lo guardai anch'io.
Impiegò un po' a rispondere.
-Non c'era bisogno che te lo dicessi.-
Sembrava si fosse imbarazzato nel dirlo.
-Voglio dire, si vede... Insomma, l'avresti visto prima o poi.- continuò gesticolando.
Impiegai un po' a capire che le aveva appena dato ragione.
Mi venne un tuffo al cuore e distolsi immediatamente lo sguardo.
Barb ci guardò entrambi, due volte.
-Ho... interrotto qualcosa?- chiese osservando Aaron.
Aprì la bocca per rispondere, ma io fui più veloce.
-No, no. Comunque me ne stavo andando.-
-Davvero?-
-Ti accompagno fino al cancello.- disse Aaron, guardandomi con fare serio.
-No, grazie. Non c'è bisogno.-
-Ti accompagno.- insistette.
Cosa avrei dovuro dire?!
-Va bene, allora...-
Un momento di silenzio.
-Barb, sono felice di averti rivista.- dissi poi avvicinandomi per darle un bacio.
-Oh, tesoro! Anche io ne sono felice. Torna presto.-
-Certo.- risposi ricambiando il suo sorriso.
La verità era che forse Aaron era arrabbiato con me per ciò che gli avevo chiesto. Forse non avrei più rivisto nè lui, nè Barb.
Camminammo fino al cancello di casa sua in silenzio.
Mi fermai, per poi guardarlo mordendomi il labbro inferiore. Anzi, torturandolo.
-Allora...-
-No.- disse interrompendomi.
Lo guardai per un secondo.
-No... cosa?- chiesi confuso.
Aaron distolse lo sguardo.
-Non ho paura che tu interpreti tutto questo nel modo sbagliato...- disse poi tornando a guardarmi, facendomi venire l'ennesimo tuffo al cuore. Deglutì.
-Anzi. Sarebbe meglio che tu lo facessi.- disse poi.
Rimasi immobile, convinto di aver capito male, col cuore che ormai mi stava uscendo dal petto.
Prima che potessi dire o fare altro, si girò, dandomi le spalle, per poi tornare velocemente in casa senza dirmi nient'altro.
Non mi sentivo più le gambe.
Rimasi immobile per dei secondi interi.
Che cosa? Cosa aveva appena detto? Si era reso conto di cosa mi aveva appena fatto capire? E io, invece? Avevo capito bene? Stavo sognando? Intendeva la stessa cosa che intendevo io?
In un attimo ripensai a tutto quello che era successo tra me e Aaron negli ultimi tempi, mentre le sue parole continuavano a ripetersi nella mia testa. E improvvisamente, per la prima volta da quando lo conoscevo, pensai che non fosse poi così impossibile che provasse qualcosa per me. Spalancai gli occhi all'istante dopo quel pensiero. Sbattei le palpebre velocemente, poi cominciai a camminare più in fretta che potevo, verso casa mia.
Non passai neanche al bar. Non avevo neanche voglia di parlare con Mia. Non avevo proprio voglia di parlare. Mi chiusi in camera, buttandomi sul letto. Sospirai, poi schiacciai la faccia contro il cuscino, ripensando alle ore precedenti. A quell'abbraccio. Alla foto. Al modo in cui mi aveva asciugato le lacrime, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. Al modo in cui mi sorrideva. Al modo in cui mi aveva guardato. A quelle parole. Avvicinai le ginocchia al petto, rannicchiandomi in me stesso, poi strinsi il cuscino. Sospirai di nuovo. Non riuscivo a classificare l'emozione che provavo. Non la capivo. Era solo... complicata.
-Che cosa dovrei fare con te?- sussurrai quasi.
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Don't fade away
RomanceCaleb e Aaron si conoscono a scuola, il primo giorno delle superiori. Diventano subito amici, e tra loro si crea un legame profondo. Ma dopo soli pochi mesi Aaron cambia, inizia ad ignorare Caleb e a fare improvvisamente nuove amicizie. Ma perchè lo...