Aaron
Ero partito con l'idea di dargli un bacio a stampo per poi spostarmi, evitando che il sangue nel mio corpo si concentrasse di nuovo tra le gambe. Solo che Caleb mi aveva preso la nuca, attirando il mio viso al suo, intensificando il bacio. Come potevo fermarlo, fermarmi, o trattenermi, quando l'amore della mia vita era ancora nudo sotto di me?
Gli toccai il fianco con una mano, per poi accarezzargli una coscia. La sua pelle morbida e liscia, così chiara, era stupenda. Il suo corpo era perfetto. Lo era per me.
Mi prese il viso con entrambe le mani, mentre esploravamo l'uno la bocca dell'altro. Come se non fosse abbastanza, era anche bravo a baciare. Anche troppo, se pensavo che era stato il suo ragazzo ad insegnargli a baciare in quel modo. Sentivo una stretta al petto ogni volta che ci ripensavo, non potendo fare a meno di esserne geloso, e anche invidioso. Ma la brutta sensazione spariva appena Caleb mi guardava o sorrideva o sussurrava il mio nome, ricordandomi che era me che amava.
Perso completamente nelle sue labbra, nel suo odore e nella sua pelle, trasportato dal piacere e dal desiderio, mi ritrovai a spingere istintivamente i fianchi contro i suoi. Mugugnai sulle sue labbra quando la mia erezione si strusciò contro la sua pelle.
-Caleb...- sussurrai quasi, chiedendogli di fermarsi con lo sguardo.
Mi guardò negli occhi con un pizzico di stupore, per poi abbassarli. Non sapevo se essere imbarazzato o meno. Deglutì, mentre tornava a guardarmi lentamente negli occhi. Mi prese il viso con una mano, osservando le mie labbra mentre teneva le sue leggermente aperte. Sembrava quasi che stesse riflettendo. Volevo baciarlo di nuovo, volevo toccarlo ancora, volevo farci l'amore un'altra volta, e più passavano i secondi più lo desideravo. Si avvicinò lentamente, e dopo avermi guardato negli occhi un'ultima volta, premette le labbra sulle mie. Sospirai, stringendogli una coscia, mentre la sua mano passava a sfiorarmi la schiena e l'altra stringeva i miei capelli tra le dita. Mai mi sarei aspettato che iniziasse a spingermi, fino a farmi sdraiare, per poi mettersi sopra di me, con le ginocchia sul letto, senza smettere di baciarmi un istante. In un attimo il cuore mi era arrivato in gola. Posai entrambe le mani sulle sue coscie, accarezzandole, e appena strusciò il suo sedere contro la mia erezione, entrambi sospirammo, allontanando le labbra da quelle dell'altro.
Lo osservai dal basso, per un attimo. Aveva le guance rosse, le labbra arrossate, forse a causa di tutti quei baci, e anche la pelle sul suo collo, nei punti in cui lo avevo baciato o morso, aveva iniziato a cambiare colore. Cazzo, mi voleva far morire. Era così bello.
-Caleb, non lo devi fare per forza.- dissi tentando di tirarmi su, mettendomi a sedere, ma lui posò una mano sul mio petto, rispingendomi giù. Mi guardò, posando l'indice sulle mie labbra.
-Non dire niente, prima che cambi idea.- sussurrò poi, guardandomi negli occhi.
La mia erezione peggiorò ulteriormente, dopo averlo visto in quel modo.
Non avevo mai neanche avuto il coraggio di immaginarla una scena simile. Era troppo sensuale, troppo erotico.
Non riuscii a staccargli gli occhi di dosso mentre mi cambiava il preservativo, mentre si sistemava sopra di me, aiutandosi con le mani per fare in modo che entrassi di nuovo dentro di lui. Sospirò, mentre la sua erezione cresceva davanti ai miei occhi. Dovetti deglutire, limitandomi a stringergli e a sfiorargli le cosce, il sedere, sospirando. Quando lo abbassò di più, facendosi penetrare completamente, ansimammo entrambi.
Tornammo a guardarci negli occhi, mentre passava le mani sui miei addominali, sul mio petto. Sospirò, iniziando a muoversi lentamente, abituandosi a sentirmi così profondamente dentro di lui. Abbandonai la testa sul cuscino, osservandolo mentre si muoveva sopra di me, senza smettere di guardarmi, mordendosi con forza il labbro inferiore e senza emettere un singolo suono.
Sembrava quasi che si stesse trattenendo dall'ansimare o dal farmi sentire la sua voce, e non volevo che lo facesse.
Quando disse il mio nome, con voce strozzata, quasi gemendo, divenne impossibile rimanere fermo.
-Oddio, Caleb.- sussurrai quasi.
Sosprirai, tirandomi velocemente su, fino a mettermi seduto, e iniziando a spingere al suo stesso ritmo. Posai entrambe le mani sul suo sedere, mentre agganciava le mani dietro il mio collo, attirandomi a sè. Mi guardò per un istante, poi avvicinò il viso al mio, baciandomi. Appena la mia lingua incontrò la sua, non potei fare a meno di stringergli il sedere, per l'ennesima volta. Staccò le labbra dalle mie, gemendo e sospirando. Si morse di nuovo il labbro inferiore, poi posò la fronte sulla mia, mentre ansimavo a pochi centimetri dalle sue labbra.
Sussurrai il suo nome, spostando la testa sul suo collo, iniziando a baciarlo e a leccarlo, per poi passare al petto e ai capezzoli, mentre passava le dita tra i mei capelli. "Devono piacergli parecchio", pensai sorridendo.
Spinse la mano sulla mia nuca, come a dirmi di non smettere. Non mi chiedeva mai espressamente di fare qualcosa, eppure trovava altri modi per farmelo capire. Mi resi conto in quel momento che forse stava trattenendo la voce perchè era imbarazzato per quello che aveva fatto, per l'iniziativa che aveva preso. Mi venne di nuovo da sorridere. Riusciva ad essere dolce anche in un momento simile. Tirai su il viso, portando le labbra il più vicino possibile al suo orecchio.
-Smettila di fare così. Voglio sentire la tua voce, principe.- sussurrai poi.
Mi resi conto che potevo sentire il battito del suo cuore, velocissimo e irregolare come il mio.
-Aaron...-
Quando pronunciò il mio nome e aprì la bocca, gemendo ad alta voce, come se fosse disperato, senza smettere di guardarmi, sentii un forte calore che nasceva all'altezza dello stomaco e che immediatamente dilagò in ogni parte del corpo.
Ero quasi al limite.
-Mi stai facendo impazzire.- sussurrai più a me stesso che a lui, prendendogli la nuca e attirandolo a me per baciarlo.
Gemette sulle mie labbra, iniziando a tremare, mentre i suoi fianchi si muovevano velocemente, senza controllo, facendomi perdere la testa.
Fummo costretti a smettere di baciarci, incapaci di reprimere la voce.
Sentii il cuore rimbombarmi nelle orecchie quando mi abbracciò, per quanto ero felice.
Continuò a ripetere il mio nome, come un mantra, finchè non venne, poco prima di me.
Rimanemmo fermi in quella posizione, riprendendo fiato e cercando di nuovo di smettere di tremare.
Avevo fatto l'amore. Con la persona che più amavo nel mondo. In camera mia. Sul mio letto.
Avevo il suo sperma addosso, eppure anche quello, che di per sè non aveva niente di speciale o romantico, mi sembrava meraviglioso. Era come avere un ulteriore collegamento con lui. L'amore ti rende strano, ti fa anche pensare cose strane. Ma non mi ero mai, mai in tutta la mia vita, sentito così felice e così in pace con me stesso come in quel momento. Ora che sapevo cosa Caleb provava davvero per me, niente avrebbe potuto rendermi infelice. Anche se ce lo eravamo detti poco prima, era come se una parte di me, chissà quanto piccola e quanto nascosta, lo avesse già saputo. Ed era strano, perchè anche se non mi aspettavo davvero che ricambiasse i miei sentimenti, alla fine accettarlo era stato talmente facile che ne ero rimasto sorpreso io stesso.
Pensai a tutto quello che avevamo passato insieme, ma anche separati, mentre eravamo fermi, in silenzio, ad abbracciarci e a stringerci come se avessimo dovuto dirci addio.
Lo sentii tirare su col naso.
-Se ricominci a piangere lo faccio anch'io, e poi non finiamo più.- dissi accennando una risatina, anche se già sentivo gli occhi lucidi.
Mi strinse ancora di più.
-Mi sa che dovevi dirmelo prima, allora.- disse quasi a bassa voce, posando la testa nell'incavo del mio collo.
Sorrisi, mentre sentivo una lacrima calda solcarmi il volto. Era la prima volta in tutta la mia vita che piangevo di felicità, e inoltre avevo pianto più in un giorno che in due anni interi.
Gli diedi un bacio sui capelli, accarezzandogli la testa.
-Se fai così è anche peggio...- mormorò.
Sorrisi.
-Scusa... sento che il cuore potrebbe esplodermi da un momento all'altro.-
-Davvero?- chiese con tono dolce e divertito, accarezzandomi la nuca.
Deglutii, prendendo un bel respiro.
-Credo di non essere mai stato così felice in vita mia.- sussurrai quasi, posando la testa sulla sua spalla, iniziando a piangere sul serio. Come quando ti fa talmente male la gola che non riesci più a parlare.
Tirò di nuovo su col naso. Anche se non potevo vederlo, ero sicuro che stesse sorridendo.
-Anch'io.- disse quasi in un sussurro, stringendomi.
E rimanemmo davvero così. A piangere abbracciati come due idioti, per dei minuti interi.
Dopo un po' ci sciogliemmo lentamente da quell'abbraccio. Quando i nostri volti furono di nuovo uno davanti all'altro, ridemmo entrambi.
-Vedi, questa è colpa mia. A forza di vedermi piangere in continuazione, hai finito per farlo anche tu.- disse sorridendo, prendendomi il viso con entrambe le mani, per poi asciugarmi le guance coi pollici.
-Allora ti devo ringraziare.- risposi sorridendo, osservando quelle meravigliose iridi azzurre, per poi asciugargli anch'io le lacrime.
-Non so neanch'io quanto tempo è passato dall'ultima volta che sono riuscito a piangere.- spiegai.
Mi guardò in un modo che mi riempì lo stomaco di farfalle. Così amorevole, comprensivo, e anche protettivo. Solo lui avrebbe potuto guardarmi in quel modo. Glielo leggevo negli occhi, era dispiaciuto per ciò che avevo appena detto.
-Forse non te la sentivi di piangere... Ma non significa che non stessi provando nulla. Non bisogna per forza piangere per essere tristi, no?-
Mi venne un tuffo al cuore. In un attimo riusciva a trovare le mie debolezze, leggendomi dentro, per poi rassicurarmi e farmi stare meglio. Non sapevo come faceva.
Mi ero sempre sentito uno stronzo insensibile, e uno dei motivi era quello di non riuscire a sfogarmi nemmeno con le lacrime. Eppure lui mi aveva appena detto il contrario.
Accennò un sorriso, forse capendo dalla mia espressione quanto gli fossi grato per ciò che aveva detto. Era così bello quando riuscivamo a capirci senza il bisogno di parlare.
-Forse è meglio se non scoppiamo a piangere ogni volta che facciamo l'amore, però...- disse poi sorridendo, diventando leggermente rosso. Mi misi a ridere.
-Hai ragione.-dissi guardandolo, per poi girare il viso, ancora tra le sue mani, e baciare il palmo della sua mano.
Mi avvicinai a lui, baciandogli le guance, il naso, la fronte, gli angoli degli occhi, mentre lo sentivo ridere, arrivando infine alle sue labbra. Mi regalò di nuovo un sorriso dolcissimo.
-Hai freddo?-chiesi accarezzandogli la schiena, ricordandomi improvvisamente di quanto fosse freddoloso.
-Un po', ora che mi ci fai pensare...-
Lanciai un'occhiata veloce al materasso e al cuscino alla mia sinistra.
-Ti va se stiamo un po' sotto le coperte?-
Le sue labbra si allargarono in un sorriso, poi annuì con forza.
-Ah, però...-disse ad un tratto bloccandosi.
-Cosa?-
Guardò me, poi le coperte, poi di nuovo me.
-Così sporchiamo... sì, insomma... il lenzuolo e tutto il resto...- spiegò arrossendo leggermente.
Era così fottutamente adorabile, si preoccupava per ogni cosa.
-Aspetta.- dissi accennando un sorriso.
Misi i piedi giù dal letto, alla ricerca dei nostri boxer.
-Poi dopo ci cambiamo. Okay?- chiesi tendendoglieli.
-Certo.-
Mi infilai le mutande, poi presi della carta mentre Caleb si rimetteva le sue. Si risedette subito sul materasso, avvicinandosi con disinvoltura mentre mi pulivo il petto, per poi passare a pulire lui.
-È normale che io non senta il minimo imbarazzo in questo momento, nonostante quello che stiamo facendo?- disse ad un tratto. Quando alzai la testa e lo vidi sorridere, non potei fare a meno di ricambiare.
-Dovrebbe essere un buon segno.- dissi alzando la spalle.
Si mise a ridere.
Mi avvicinai dandogli un bacio sulle labbra, per poi lanciare la carta nel cestino accanto al comodino.
Così iniziammo a sistemarci per bene al caldo sotto le coperte.
Mi guardò per un attimo mentre mi sistemavo su un lato del corpo, indeciso su come mettersi, poi si avvicinò, abbracciandomi e posando la fronte contro il mio petto. Avvicinai le gambe alle sue, incrociando i nostri piedi, poi lo attirai a me, accarezzandogli la schiena.
Sentii il suo corpo che si rilassava.
-Meglio?- chiesi posando il mento sulla sua testa.
-Mh. Può darsi.-
Mi misi a ridere, seguito da lui.
-Molto meglio.- disse poi, dopo un attimo di silenzio, quasi sussurrando.
Il mio sorriso si allargò ulteriormente quando mi baciò il petto.
Chiusi gli occhi, godendomi quel momento, e quel silenzio. Cosa impossibile da fare da solo, per me. Ogni volta che ero a casa mia lasciavo accese la televisione o la radio, anche se non mi servivano, e molto raramente rimanevo in completo silenzio. Mi dava fastidio, mi metteva ansia, mi faceva sentire a disagio, quasi estraneo in casa mia, che come se non bastasse sembrava ancora più vuota visto quanto era grande. La sera, anzi la notte, facevo molta fatica a prendere sonno, specialmente se ero agitato, ma col tempo mi ero abituato a tutto.
In quel momento invece tutto quel silenzio mi sembrava meraviglioso, quasi piacevole.
Ma ovviamente mi sentivo così solo perchè c'era Caleb con me.
-Lo sai che sento il battito del tuo cuore?- sussurrò ad un tratto, distogliendomi dai miei pensieri.
-E com'è?- chiesi sorridendo, accarezzandogli la schiena e poi i capelli.
-È una bella sensazione. Anche se forse va un po' troppo veloce.-
Non gli vedevo il viso, eppure ero sicuro che stesse sorridendo.
-Anche questo è per colpa tua.-
-Ah, sì?-
-È così solo quando mi stai vicino tu.-
Ci fu silenzio per diversi secondi.
-Sei veramente incredibile...- sussurrò poi, quasi più a se stesso che a me, allontanandosi dal mio petto e tirandosi su, solo per baciarmi un'altra volta.
Quando si scansò, notai che era tutto rosso. Mi trattenni dal sorridere.
Portai una mano sul suo petto, all'altezza del cuore. Spalancò leggermente gli occhi, poi mi guardò confuso e stupito da quel gesto. Rimanemmo fermi in quella posizione per qualche secondo. Sentire il suo cuore che batteva contro la mia mano era stupendo.
-Non è che tu stia messo tanto meglio, però.- dissi sorridendo divertito, mentre sentivo che il battito del suo cuore accelerava.
Aprì la bocca di scatto, diventando ancora più rosso di prima.
-Ma sei terribile!- esclamò spingendomi per allontanarsi da me.
Sapevo che era solo imbarazzato e che stava giocando. E lo trovavo dolcissimo, come più o meno ogni secondo.
Iniziammo una piccola lotta, mentre lui cercava di allontanarsi, tentando di non ridere, e io continuavo ad attirarlo verso di me.
-Vieni qui!- esclamai tirandolo verso di me una volta per tutte, abbracciandolo.
Si mise a ridere, per poi stringermi. Mi accarezzò la schiena, e gli diedi un bacio sui capelli.
Rimanemmo in silenzio, senza muoverci di un millimetro, per dei minuti interi.
Ero così rilassato che avrei potuto anche dormire.
-Mi sta quasi venendo sonno...- disse ad un tratto, ridendo.
Sorrisi divertito.
-Anche a me in realtà.-
E a dire la verità iniziavo a sentire di nuovo il dolore alla schiena e alla tempia, e a sentirmi stanco, dopo quella giornata così movimentata, nonostante le poche ore trascorse. Ma non potevo dirglielo, perchè ero sicuro che si sarebbe preoccupato troppo.
-Stanotte non ho chiuso occhio... è per quello che ho sonno. No, okay, ammetto che ho sempre sonno, ma adesso più del solito.- spiegò.
Gli accarezzai la schiena, accennando una risata.
-Neanch'io ho chiuso occhio stanotte.- dissi poi.
-Neanche tu? Come mai?-
E me lo chiedeva anche. Mi misi a ridere.
-Sai benissimo perchè.-
Rimase in silenzio per un paio di secondi, forse stava riflettendo.
-Per colpa mia? Per quello che ti ho detto ieri?- chiese scansandosi improvvisamente per guardarmi negli occhi.
-Visto, è sempre colpa tua.- risposi sorridendo.
Diventò tutto rosso, assumendo un'espressione imbronciata. Era adorabile.
-E io invece? Secondo te di chi è la colpa se non ho dormito?-
Mi immobilizzai per un attimo, poi sbattei le palpebre un paio di volte. Ora che sapevo che ricambiava i miei sentimenti, era ovvio che anche lui avesse passato la notte in bianco con i miei stessi dubbi, eppure non avendoci mai pensato prima rimasi un attimo spiazzato.
-Davvero?- chiesi incredulo, ma al tempo stesso felice.
Mi guardò per un secondo, poi scoppiò a ridere.
Ancora non riuscivo a credere di averlo tra le mie braccia.
-Volevo fare l'arrabbiato, ma non ci riesco...- disse guardandomi.
Rimasi un attimo a riflettere sul perchè dovesse fare l'arrabbiato, e poi capii a cosa si riferiva.
-Ma non ho fatto niente di male in realtà. Tu mi avevi fatto una domanda e io ti ho risposto.- dissi con fare innocente, tirando su le spalle.
Alzò un sopracciglio.
-Mi hai risposto? Non hai idea delle pippe mentali che mi sono fatto ieri quando sono tornato a casa! Non potevi... che ne so... dire qualcos'altro... o magari darmi un indizio, qualche certezza.-
-Ma è apparsa Barb, non ho potuto fare nulla.- dissi interrompendolo, tentando di giustificarmi.
La verità era che mi aveva preso troppo alla sprovvista, e che non avevo avuto il coraggio di dire o fare nulla.
-Sono passati dei secondi interi, in assoluto silenzio, prima che arrivasse Barb.- insistette dandomi delle spinte sul petto con le dita.
Se ripensavo alla sera prima mi sentivo un totale idiota.
"Non hai mai paura che io possa interpretare tutto questo nel modo sbagliato?"
Frase più chiara e limpida non avrebbe potuto sceglierla. E io, oltre ad averci messo un secolo per trovare il coraggio di rispondergli, lo avevo anche fatto un po' a cazzo di cane.
"Non ho paura che tu possa interpretare tutto questo nel modo sbagliato. Anzi. Sarebbe meglio che tu lo facessi."
Complimenti Aaron, grande prova di uomo forte e sicuro di sè.
Caleb mi guardava con quegli occhioni azzurri aspettando che dicessi la verità.
Sospirai.
-Okay, hai ragione. Sono stato un codardo. Avrei dovuto... essere più chiaro, e risponderti subito. O almeno fartelo capire in qualche modo.- ammisi prendendogli il viso con una mano, accarezzandogli la guancia col pollice.
-Forse... ti avrei baciato, se non fosse arrivata Barb.- aggiunsi poi.
Sorrise.
-Forse?-
-Non lo so, va bene? Ero nel panico, avevo... avevo paura che intendessimo due cose diverse e che avresti reagito male.- dissi ridendo imbarazzato.
Mi prese il viso con entrambe le mani, sorridendo divertito.
A pensarci, mi ero sempre illuso di essere stato io a fare i grandi passi, quelli decisivi, quando invece Caleb aveva fatto lo stesso.
Era stato più coraggioso di me, in effetti. Sempre. Era stato lui a parlare per primo quel giorno in bagno, dopo la mia partita di basket. Era stato lui ad abbracciarmi, due sere prima, dicendomi quanto gli ero mancato. Era stato lui a farmi capire che non mi vedeva solo come un amico, la sera prima, quando mi aveva fatto quella domanda.
-Stavo scherzando comunque. È stato difficile per entrambi.- disse poi passando un dito sulle mie labbra, guardandomi in quel modo così amorevole, che mi fece sciogliere il cuore.
-L'importante è che adesso stiamo insieme. E che siamo felici. Giusto?- dissi accarezzandogli una guancia.
Le sue labbra si aprirono in un sorriso, poi annuì.
Sorrisi anch'io, avvicinandomi per dargli un bacio.
-Se penso a tutto il tempo che abbiamo sprecato stando lontani...- dissi dopo qualche secondo di silenzio, sospirando.
Eravamo stati veramente stupidi. Non sapevo come sarei stato in grado di perdonarmi per il modo in cui mi ero comportato e per gli sbagli che avevo fatto, e non ero neanche sicuro che ci sarei mai riuscito.
-Lo so... se ci fossimo detti subito la verità, se avessimo parlato... avremmo sicuramente sofferto meno.- disse Caleb.
Mi venne subito spontanea una domanda.
"E chi ci dice che saremmo stati meglio, a quest'ora?"
-Però, sai...-
Già sapevo cosa avrebbe detto. Già sapevo che la pensavamo allo stesso modo.
-Rifarei tutto daccapo, senza cambiare nulla. Anche se abbiamo sofferto, anche se inutilmente sotto certi punti di vista, non mi importa.-
Accennai un sorriso, osservando le sue guance rosee, le sue labbra morbide, le sue ciglia lunghe e chiare.
-Forse a quest'ora saremmo stati come due estranei. Anche se ci fossimo messi insieme, sicuramente avremmo trovato qualcosa che non andava. Già tenere nascosta la relazione ai tuoi genitori e a tutta la scuola non sarebbe stato per niente facile... Insomma, queste cose sono complicate già per gli adulti, figuriamoci per due ragazzini di quattordici anni...- continuò ridendo.
Risi anch'io.
-Non che adesso siamo degli adulti vissuti, ma sicuramente siamo un po' più maturi e intelligenti di quando avevamo quattordici anni...-aggiunsi poi.
La pensavamo ugualmente, e questo mi riempiva il cuore di gioia.
Dal suo sguardo capii che stava ancora riflettendo su qualcosa, però.
-Questo potrebbe farti arrabbiare in realtà, ma... anche il fatto... che la mia prima volta non sia stata con te... beh, da una parte mi si spezza il cuore, e mi fa anche incazzare, ma dall'altra... è come se avessi un' ulteriore conferma di quanto sia speciale quello che provo per te. Voglio dire, so cosa si prova a fare certe cose con qualcuno che non sia tu, e so perfettamente quanta differenza c'è. So che non esiste nessuno in grado di farmi sentire come te. Nessuno che sia alla tua altezza. E non parlo solo del sesso, parlo di tutto. Non so se capisci cosa sto cercando di dire...-
Se lo capivo? Più parlava più sentivo il cuore rimbombarmi nelle orecchie. Aveva descritto benissimo quello che provava, e non solo lo capivo, ma lo condividevo, lo sentivo sotto la pelle. Anch'io mi ero pentito di aver perso la verginità con la prima ragazza bionda dagli occhi azzurri che ci aveva provato con me ad una festa, la stessa in cui avevo fumato per la prima volta, ma da una parte quell'esperienza era stata come una lezione di vita. Poter fare un paragone tra Caleb e il resto del mondo era stata un'esperienza importante di per sè. Avevo condiviso i miei pensieri e delle mie debolezze con delle persone, avevo sperimentato cosa si provasse a toccare qualcuno e ad essere toccato da qualcuno, e non solo fisicamente, eppure nessuno, mai, era stato come Caleb per me. Nessuno era mai riuscito a farmi pensare "ma sì, lascia stare quello lì, è finita ormai". Non c'era nessuno che riuscisse a farmi venire voglia di dimenticarlo. Nessuno alla sua altezza, come aveva appena detto lui. Non esisteva una persona così speciale, che potesse capirmi come lui, e che io volessi capire davvero come desideravo invece fare con lui.
-Sei arrabbiato?- chiese preoccupato, vedendo che ero rimasto in silenzio.
Sorrisi istintivamente.
-Come potrei essere arrabbiato?- dissi accarezzandogli di nuovo la guancia.
La sua espressione si rilassò, addolcendosi.
-Stavo solo pensando che sono davvero fortunato ad aver trovato una persona così simile a me, e che la pensa come me. Quindi, sì. Capisco cosa stai cercando di dire.- spiegai, incapace di smettere di sorridere.
Sorrise anche lui, visibilmente felice per essere riusciti a capirci senza il minimo sforzo.
-E poi se non avessimo passato tutto quello che abbiamo passato, oggi saremmo entrambi diversi. E forse non saremmo mai stati in grado di amarci così tanto. All'epoca avevo una cotta per te, ed ero sicuro di essere già innamorato, ma non era così. Penso di avere imparato ad amarti davvero solo in questi ultimi mesi. Come se... prima fossi solo innamorato dell'idea che avevo di noi due quando avevamo quattordici anni.- aggiunsi poi, quasi riflettendo ad alta voce.
Caleb sembrò immobilizzarsi per un attimo. Mi stava ancora osservando, sembrava perso nei suoi pensieri.
-Hai ragione. Non avrebbe avuto senso essere innamorato di qualcuno che mi faceva del male. Amavo l'idea che avevo di te, ma non quello che vedevo. Perchè non ti capivo. Sono solo stato fortunato, perchè tu sei una persona fantastica, e alla fine mi hai fatto dimenticare tutte le aspettative che avevo, ma senza deludermi. Non sto dicendo che in questi quattro anni non ti ho amato davvero, solo che forse ho amato di più il ricordo che avevo di te. Ho iniziato ad amarti nel vero senso della parola quando ci siamo riavvicinati.- spiegò osservandomi serio.
Erano cose che avevamo capito proprio in quel momento, cose a cui non eravamo mai arrivati a pensare. Capii che era così anche per lui dalla sua espressione e dal suo tono di voce.
Distolse lo sguardo, accarezzandomi il petto.
-Però, al tempo stesso... Non credo che adesso riuscirei a provare un sentimento così forte, se prima non ti avessi odiato almeno un po'... Mi prendi per pazzo se ti dico che ho pensato una cosa del genere, proprio adesso?- disse scrutandomi il volto, in attesa di una mia reazione.
Mi piaceva da morire il fatto che stessimo esprimendo i nostri pensieri e le nostre opinioni senza vergognarci e senza avere paura di dire troppo, essendo tuttavia interessati al parere dell'altro.
Ci pensai un secondo.
-Mi sa che siamo pazzi tutti e due allora.- dissi sorridendo.
Spalancò quasi gli occhi, sorpreso e felice a causa di quella risposta, che a quanto pare non si aspettava.
-Mi stavo quasi pentendo di aver detto tutte quelle cose.- disse sollevato.
-Perchè?-
-Be'... ho avuto paura per un attimo, ho pensato "adesso crede che mi sia pentito di avergli detto che lo amo alla follia e che io stia cercando di sminuire i miei sentimenti".- rispose distogliendo lo sguardo.
Aveva avuto paura di deludermi o di farmi stare male, quindi. Quanto potevo amarlo?
-Abbiamo riflettuto ad alta voce e abbiamo condiviso dei pensieri, parlando seriamente. Mi ha reso felice, in realtà.- dissi guardandolo.
Tornò a guardarmi, e le sue labbra si aprirono in un sorriso, che ricambiai all'istante.
-"Alla follia" quindi, eh?- dissi poi divertito, ripetendo le sue parole, così dolci e spontanee.
Arrossì.
-Smettila.- disse ridendo imbarazzato.
Lo strinsi a me, e ci baciammo a lungo, sorridendo e guardandoci di tanto in tanto.
-Ma... se ce la facessimo davvero una piccola dormita?- chiesi quando riuscimmo a smettere.
-Direi che si può fare.- disse alzando le spalle.
Ci sistemammo per un piccolo sonnellino, mettendoci come prima.
Sarebbe stato sicuramente il sonnellino più bello della mia vita.Autrice:
Ebbene sì,ce l'ho fatta. Vi chiedo scusa perchè è stato un parto. Spero non sia così anche per i prossimi capitoli,ma non vi posso promettere nulla.
Vi ringrazio tantissimo perchè le letture,le stelle e i commenti aumentano ogni giorno,e non avete idea di quanto questo mi renda felice. Spero che sia valsa la pena aspettare così tanto per questo capitolo e che vi sia piaciuto come gli altri.
Vi saluto,a presto! ;)
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Don't fade away
RomanceCaleb e Aaron si conoscono a scuola, il primo giorno delle superiori. Diventano subito amici, e tra loro si crea un legame profondo. Ma dopo soli pochi mesi Aaron cambia, inizia ad ignorare Caleb e a fare improvvisamente nuove amicizie. Ma perchè lo...