Capitolo 15

7.4K 413 19
                                    

Aaron

Era martedì, e almeno da dieci minuti avevo tolto tutto dal banco e avevo iniziato a dondolare nervosamente una gamba. Quando la campanella suonò, dando finalmente fine alla lezione di inglese, schizzai in piedi, dirigendomi verso l'aula di arte, piuttosto lontana da dove ero io.
Mi bloccai una volta arrivato davanti ad essa. Feci un profondo respiro, strinsi la presa sulla bretella dello zaino ed entrai in classe, lanciando subito un'occhiata ai banchi in fondo.
Si era seduto nello stesso posto dell'ultima volta.
Alzò gli occhi dal banco, incrociando i miei. Le sue labbra si allargarono in un sorriso quando mi vide, facendomi sentire le farfalle nello stomaco. Ricambiai, lanciando un'occhiata al banco vicino al suo, per poi guardarlo di nuovo, mentre mi avvicinavo.
Allontanai la sedia dal banco, posai lo zaino a terra, e mi sedetti.
Trascinai la sedia in avanti e mi sporsi sul banco, incrociando le dita di una mano a quelle dell'altra.
A quel punto mi voltai verso Caleb, che non aveva smesso di osservarmi neanche un attimo.
Aveva un'espressione divertita, e non sapevo perchè, ma mi veniva da ridere.
-Ciao.- dissi sorridendo.
-Ciao.- rispose poggiandosi con la schiena contro la sedia, incrociando le braccia al petto, con le gambe leggermente aperte sotto il banco.
-Come stai?-
Alzò un sopracciglio, trattenendosi dal ridere.
-Bene, grazie. Tu?-
-Bene.- risposi facendo spallucce.
Nel frattempo entrarono altri studenti in classe, prendendo posto.
Si morse il labbro inferiore e assottigliò lo sguardo.
-Mi stai parlando. Ad alta voce.-
Sembrava lo avesse detto più a se stesso che a me.
-Ti sto parlando come una persona normale.-
Sorrise, scuotendo la testa, poi distolse lo sguardo.
Quella maglietta a maniche lunghe bianca, leggermente attillata sulle spalle, gli stava davvero bene. Non sapevo se lo facesse di proposito a vestirsi in modo così sexy.
Sicuramente non lo faceva di proposito, ma ero io che lo trovavo sempre sexy, a prescindere.
Quando la prof entrò in classe Caleb si sporse in avanti, e notai che aveva posato sulla sedia una felpa nera con la cerniera e il cappuccio. Sicuramente gli stava benissimo pure quella.
La professoressa iniziò a fare l'appello. Una volta superato il suo nome, Caleb si sporse verso di me.
-Se ti rompe il cazzo anche oggi rispondile nel modo più maleducato che ti viene in mente.- mi disse, a bassa voce.
-Non me lo faccio ripetere due volte.- risposi ridendo.
Tornammo a guardare dritto davanti a noi, rivolti verso l'insegnante.
Aveva un trucco abbastanza appariscente, ombretto blu e rossetto rosso, portava una gonna lunga fino al ginocchio, forse un pochino troppo attillata, e un maglione verde fluo. Okay la libertà di espressione, ma considerato che aveva almeno cinquant'anni e che faceva l'insegnante, non era proprio il massimo da vedere...
Aggrottai le sopracciglia, osservandola.
-Ma si è vestita al buio?- dissi, quasi tra me e me.
Sentii Caleb scoppiare a ridere, e mi voltai per non perdermi quel momento, sentendo il cuore rimbombare nel petto.
-È un'artista, che ci vuoi fare...- disse poi a bassa voce, guardandomi.
-Già... dici che è per quello che si è vestita da evidenziatore?-
Si coprì subito la bocca con una mano, riuscendo a malapena a soffocare la risata spontanea che avevano provocato le mie parole. Non mi sembrava vero di essere riuscito a farlo ridere in quel modo.
Mi trattenni dal dirgli che era un peccato nascondere quel sorriso stupendo, limitandomi a guardarlo e a ridere a mia volta.
-Wolf.-
Ecco la voce della stronza. Non sprecava neanche un po' di fiato in più per pronunciare il mio nome per intero. Alzai un braccio, con fare annoiato.
-Mi scusi, ho interrotto qualcosa?- chiese sarcastica.
Sì che aveva interrotto qualcosa, l'evidenziatore. Perchè non diceva le stesse cose anche agli altri studenti? Le piaceva proprio provocarmi?
Mi voltai verso Caleb, incrociando il suo sguardo.
Da una parte mi diceva "ma che cazzo di problemi ha questa?!" e dall'altra "ti prego, rispondile male". Gli lanciai un'occhiata divertita.
-Stavo socializzando, non so se ha presente.- dissi poi.
Qualche risatina si alzò tra i banchi.
-Ah no, scusi. Forse non ci è abituata.- aggiunsi poi a voce più bassa.
La risata decisamente spontanea di Caleb mi fece ignorare completamente l'espressione irritata della prof. Non capivo perchè mi stuzzicasse sempre, quando sapeva benissimo che la mettevo nella situazione di non poter controbattere, per difendermi.
Caleb non fu l'unico a ridere, ma per qualche motivo gli lanciò un'occhiata gelida.
-Vedete di socializzare da un'altra parte voi due, non durante le mie lezioni.-
Mi limitai ad alzare le mani in segno di resa, senza risponderle di nuovo, ma solo perchè aveva messo in mezzo anche Caleb.
Ci guardammo di nuovo, entrambi con un'espressione confusa e divertita sul volto.
-È pazza.- dissi poi, a voce così bassa che mi sentii a malapena io.
Ma tanto lui mi aveva capito lo stesso, forse leggendo il labiale. Alzò gli occhi al cielo, come per darmi ragione, per poi mettersi a giocare con una matita.
Una volta finito l'appello tirammo tutti fuori i nostri ritratti in corso d'opera. Nel mio caso si trattava semplicemente di un foglio bianco. Non mi impegnai neanche per nasconderlo.
Mi voltai verso il banco di Caleb per vedere il suo di ritratto, ma lo stava coprendo quasi completamente con le braccia. Notai che aveva gli occhi puntati sul mio foglio. Alzò entrambe le sopracciglia con fare divertito.
-Lo so, ho fatto un capolavoro.- dissi a bassa voce.
Si mise a ridere.
-Decisamente. Vorrei avere il tuo talento.-
Ci scambiammo un sorriso, poi aggrottai le sopracciglia indicando il suo foglio con lo sguardo. Sembrò agitarsi per un attimo.
-Top secret.- disse poi.
-Certo.- risposi assottigliando lo sguardo.
Tornammo a guardare i nostri fogli.
Mi sforzai di ricordare l'ultima volta che ero stato così felice a scuola, non riuscendo a trovare una risposta. Mi tornò in mente la prima volta in cui avevo parlato con Caleb.
Era la prima ora del primo giorno. Ero entrato in classe e mi ero guardato intorno, preoccupato. Non conoscevo nessuno, e avevo paura che tutti sapessero già chi fossi io invece. E poi lo avevo visto, in terza fila, seduto composto a guardare il telefono. Quella era stata la prima volta in cui i nostri sguardi si erano incrociati. Io l'avevo già notato la mattina, fuori scuola, ma lui ero sicuro non mi avesse mai visto prima di quel momento. Avevo preso coraggio e mi ero seduto accanto a lui. Ad un tratto gli era caduta una matita, e io l'avevo raccolta subito. Dopo avergliela ridata, mi aveva sorriso, e si era presentato. Da quel momento in poi la mia vita era cambiata per sempre.
E proprio mentre ripensavo a tutto ciò, quasi come un segno del destino, a Caleb cadde la matita dalla mano. Ci guardammo per un secondo. Non sapevo a cosa stesse pensando prima di quel momento, ma dal modo in cui mi stava osservando adesso, ero sicuro che anche a lui fosse venuta in mente la stessa cosa. Fece per chinarsi a prenderla, ma io fui più veloce.
-Grazie.- disse sorridendo, mentre mi tiravo su.
-Lo stai facendo apposta?- sussurrai divertito.
-Cosa? Perchè?- chiese, fingendo di non aver capito.
-Lo sai perchè.-
Gli restituii la matita e a quel punto sorrise.
-Solo perchè ci siamo conosciuti così non vuol dire che io lo stia facendo apposta.- disse poi.
-La smettete di fare chiasso?! Un'altra parola e vi mando fuori!-
Spalancammo gli occhi, voltandoci contemporaneamente.
Esatto, la stronza stava parlando con noi.
Qualcuno si era girato a guardarci, qualcun'altro fingeva di essere concentrato sul proprio disegno.
-Mi ha solo raccolto la matita!-
Sentire Caleb risponderle mi provocò una felicità e una soddisfazione difficile da descrivere a parole.
-Non c'è bisogno di fare tanto casino per una matita!-
Aggrottai le sopracciglia, davvero confuso.
-Casino? Ma ha problemi d'udito? C'è gente che sta chiacchierando da quando è entrata.- dissi indicando Katherine e le sue due amichette, non solo con lo sguardo, ma anche con il braccio.
-Ci sento benissimo! State zitti o vi mando fuori immediatamente! Anzi, uscite subito!-
Sapevo che era un po' matta, ma non pensavo fino a quel livello.
-Mandi fuori me se proprio non ha niente da fare, Caleb non ha fatto niente.-
-Allora alzati e esci!- esclamò indicando la porta.
Feci per alzarmi, ma Caleb mi bloccò prendendomi il braccio.
-Ma non è giusto, Aaron non ha fatto niente.- insistette Caleb.
Mi stava difendendo sul serio, col rischio di farsi odiare anche lui.
-Lascia perdere.- gli dissi sottovoce, posando una mano su quella che teneva attorno al mio braccio.
-No, tu resti qua.- disse a bassa voce, guardandomi.
-Non ha fatto niente.- insistette girandosi verso la prof, che sembrava sull'orlo di una crisi di nervi.
-Com'è che all'improvviso hai un amico?! Ti ha pagato pur di parlare con qualcuno?!-
La prima frase era rivolta a me, la seconda a lui.
Sia io che Caleb spalancammo gli occhi a quelle parole. Era riuscita ad insultarci entrambi, come se niente fosse.
Adesso, oltre ad essere fuori luogo, era andata decisamente troppo oltre.
-Lei è veramente una persona patetica.-
Alcuni spalancarono gli occhi dopo le mie parole.
La prof si alzò di scatto, con il viso completamente rosso per la rabbia.
-Come ti permetti?! Fuori!- esclamò quasi urlando, indicando la porta.
Caleb strinse la presa sul mio braccio.
-E io che faccio, si è scordata di me?- chiese guardandola con rabbia.
Non capivo perchè Caleb stesse facendo tutto ciò, ma mi sembrava di toccare il cielo con un dito per la felicità.
-Fuori dalla mia aula!- urlò di nuovo.
E non ce lo facemmo ripetere due volte.
Caleb mise tutto ciò che era sul banco nello zaino con una velocità assurda, poi si mise lo zaino in spalla e prese la felpa. L'unica cosa che avrei dovuto prendere io era una penna, ma la lasciai sul tavolo assieme al foglio bianco.
Andammo verso la porta passando tra i banchi, davanti agli sguardi divertiti e confusi dei nostri compagni.
-Buona lezione.- dissi prendendola per il culo, mentre aprivo la porta scansandomi per far uscire prima Caleb.
-Però non si agiti troppo, prof.- aggiunse lui dandole il colpo di grazia.
Era ancora più sexy con quel lato ribelle e impertinente che non sapevo avesse.
Una volta usciti entrambi chiusi la porta, poi ci allontanammo di qualche passo per non farci vedere.
Ci fu silenzio per qualche secondo.
I nostri occhi poi si incrociarono, e entrambi scoppiammo a ridere.
Ma proprio una risata di quelle sentite, di quelle che ti fanno piegare in due per il male allo stomaco, di quelle che ti fanno lacrimare gli occhi.
E poi era così bello mentre rideva.
Dopo qualche minuto riuscimmo a smettere.
-Sono stati i cinque minuti più soddisfacenti della mia vita.- dissi tenendomi lo stomaco con una mano, scuotendo la testa e tentando di non ricominciare a sghignazzare.
-Non mi sono mai divertito tanto in vita mia nel rispondere male a qualcuno.- disse lui, asciugandosi le lacrime.
-"Però non si agiti, prof".- ripetei ripensando alla scena, coprendomi il viso mentre ridevo e scuotevo la testa.
Rise anche lui, visibilmente soddisfatto.
-Lo sai cos'hai fatto? Ora odierà anche te!- esclamai poi.
-Ma ne è valsa la pena! Hai visto che faccia?! Le è preso un colpo!-
Scossi la testa, ancora, osservandolo.
-Qualche conversazione con me e guarda come sei finito. La mia compagnia non ti fa bene.-
-Non mi fa bene?! Mi fa benissimo! Non mi sono mai sentito tanto leggero!- esclamò entusiasta.
-È bello ribellarsi ogni tanto, eh?- dissi, leggermente più serio.
Mi osservò per un paio di secondi.
-Sì... decisamente.- rispose poi sorridendo.
-Però mi dispiace, lo so quanto ami questa materia...-
Sembrò stupirsi.
-Pensavi che non me lo ricordassi?- chiesi avvicinandomi a lui di un passo.
Aprì la bocca, senza però dire niente, prendendo tempo emettendo suoni confusi.
-Be'... Sì. No. Non lo so...- concluse infine ridendo.
-Però non importa, lo continuerò a casa, o la prossima volta.- disse facendo spallucce e poggiandosi con le spalle ad un armadietto, tenendo il giacchetto su entrambe le braccia.
-Stai disegnando una persona in particolare o... è solo la tua fantasia?- chiesi poggiandomi al muro con una spalla, incrociando le braccia e osservandolo.
Mi arrivò una ventata di profumo pazzesca.
-Ah... No, non credo sia... una persona vera...- rispose guardando a terra, per poi voltarsi di nuovo verso di me, mordendosi il labbro inferiore.
Se si fosse morso le labbra ancora una volta, lo avrei sbattuto contro gli armadietti e baciato fino a rimanere senza fiato.
-E allora perchè non vuoi farlo vedere a nessuno?- chiesi curioso, tentando di distrarmi e di ignorare quel suo profumo meraviglioso.
-È solo che non mi piace far vedere un disegno prima che sia finito.-
-Mh. Sì, ha senso. Credo.-
Rise.

Don't fade awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora