Capitolo 17

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Caleb

Venerdì non avevo incrociato Aaron neanche una volta per i corridoi della scuola, ma questo non era bastato a sminuire il mio entusiasmo. Morivo dalla voglia di rivederlo, e avevo intenzione di chiedergli se saremmo andati insieme alla cena, con la sua macchina, anche se faticavo a trovare il coraggio. Quando, in mensa, avevo detto a Taylor, James, Roxy, Tony e Liam che avevo invitato Aaron, erano rimasti tutti contenti della mia iniziativa. In reltà Liam un po' meno, ma non lo aveva dato troppo a vedere.

Erano le undici e mezza di sabato mattina, ed ero seduto al tavolo della cucina a fare colazione con latte e cioccolato, e il cornetto alla crema che mi aveva portato mia madre, seduta di fronte a me a farmi compagnia. Stavamo guardando la tv, quando ad un tratto il mio telefono squillò.
-Sarà Mike.- dissi distrattamente allungandomi sul tavolo per raggiungere il telefono.
Spalancai gli occhi fissando lo schermo.
-Chi è?- chiese mia madre notando la mia reazione.
-Io... ecco.. devo rispondere!- esclamai alzandomi di corsa per poi chiudermi in camera mia.
Feci un respiro profondo poggiandomi contro la porta con le spalle, e risposi.
-Pronto?-
-Hey! Stavo perdendo le speranze... Credevo non volessi rispondermi...-
Il mio cuore prese a battere più velocemente quando sentii la voce di Aaron.
-Ma no, ero solo lontano dal telefono e ci ho messo un po' a rispondere...- spiegai gesticolando come se avesse potuto vedermi.
-Bene. Menomale.- rispose ridendo.
Non potei fare a meno di sorridere.
-A cosa devo questa chiamata?- chiesi cercando di controllare l'entusiasmo, facendo su e giù per la camera.
-Be', mi stavo chiedendo una cosa...-
Ci fu un attimo di silenzio.
-Cosa?- chiesi divertito, sentendolo titubante.
-Ecco... Non mi devi dire di sì per forza...-
Mi sembrava di vederlo mentre si toccava la nuca con fare nervoso.
-Se mi dici cosa, ti posso rispondere.- dissi ridendo.
Rise anche lui.
-Okay. Stavo pensando... Ti andrebbe di andare al cinema prima di raggiungere gli altri per cena?-
Mi bloccai all'istante, spalancando gli occhi.
-Io e te... al cinema?- chiesi prima di deglutire.
Avevo il cuore che andava come un treno.
-Sì. Hai... hai da fare con Mike? Oppure non ti va?-
-No, no, nessuna delle due! È solo che non me l'aspettavo...-
-Quindi... è un sì?-
Cazzo se era un sì.
-Sì. È un sì.-
Ci fu di nuovo silenzio per un secondo.
-Oh. Oh, okay. Wow. Allora... ti passo a prendere verso le quattro? Poi una volta lì decidiamo che film vedere. Ci stai?-
-Sì, va benissimo!- risposi immediatamente.
-Ti aspetto al bar, allora. Ci vediamo più tardi!-
Sentire che ricambiava il mio entusiasmo, almeno attraverso la voce, era una sensazione fantastica.
-A dopo, allora.-
-A dopo, principe.-
Mi morsi il labbro inferiore, sorridendo come un idiota.
Sentii che aveva chiuso la chiamata, e allontanai lentamente il telefono dall'orecchio.
Aprii il registro chiamate. Aaron, 11:36.
Schiacciai il viso sul cuscino emettendo suoni confusi e poco umani.
Dopo qualche secondo passato a crogiolarmi nella mia gioia, alzai la testa di scatto.
Che cazzo mi dovevo mettere?! Come mi dovevo vestire?!
Non era un appuntamento, ma non per questo non mi sarei preoccupato del mio abbigliamento. Avevo bisogno di Mia.
Mi alzai e aprii la porta della mia camera, trovandoci mia madre davanti.
-Mamma! Stavi origliando?!- esclamai sgridandola.
-Chi era?- chiese osservandomi curiosa, ignorando la mia lamentela.
-Ma io non ho parole.-
Andai verso la cucina, senza risponderle.
-Caleb, dai! Chi era?- chiese di nuovo sedendosi davanti a me, con espressione divertita.
-Mike.-
Scoppiò a ridere.
-Non penso proprio.-
Aggrottai le sopracciglia, confuso.
-Non diventi tutto rosso quando ti chiama Mike.-
Spalancai gli occhi, tra l'imbarazzato e lo stupito. Non le sfuggiva niente.
Si mise a ridere.
-Come sei carino, tesoro.- disse allungandosi per stringermi una guancia tra indice e medio.
-Vado giù al bar, se ti servono dei soldi prendili dal solito comodino. E salutami Aaron.- disse uscendo dalla stanza come se niente fosse.
-Mamma!-
La sentii ridere, prima di chiudere la porta di casa.
Aveva capito tutto, eppure non mi giudicava, nonostante fossi fidanzato con un ragazzo e innamorato di un altro. Una madre come lei non l'avrei trovata da nessun'altra parte.

Don't fade awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora