Capitolo 25

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Caleb

-Ci vediamo domani a scuola allora...- disse Aaron osservando prima le nostre mani, ancora strette l'una all'altra, e poi me.
Eravamo stati insieme tutto il giorno, letteralmente, eppure anche solo pensare di passare la notte senza di lui mi faceva venire un nodo allo stomaco.
Mi morsi il labbro inferiore, mentre ci guardavamo, illuminati dal lampione sul marciapiede e dall'insegna del bar, aperto e anche con parecchi clienti all'interno.
Sospirai, per poi avvicinarmi a lui.
-Ci vediamo domani.- sussurrai prima di baciarlo sulle labbra, mentre lasciavo andare la sua mano.
Feci per allontanarmi, ma lui mi strinse saldamente un dito prima che il contatto con la mia mano svanisse completamente, per poi sbuffare e attirarmi di nuovo a sé. Posò una mano sulla mia guancia, baciandomi come se non lo avessimo fatto per tutto il giorno. Rimasi fermo per un attimo, con gli occhi aperti, ad osservare la sua espressione così serena mentre mi baciava e mi accarezzava la guancia, poi portai le mani dietro il suo collo, approfondendo ulteriormente il bacio.
-Se ci vede qualcuno?- sussurrai ad un centimetro dalle sue labbra, accennando un sorriso.
-Meglio. Saranno tutti invidiosi.- rispose senza smettere di baciarmi.
Non riuscii a trattenere un sorriso. Diceva certe cose con una naturalezza tale da renderle ancora più speciali.
Scossi la testa, baciandolo di nuovo, incapace di esprimere a parole quello che provavo.
Dopo esserci baciati a lungo, mi allontanò improvvisamente, tenendo le mani sulle mie spalle.
-Okay, adesso basta.-
Il suo sguardo dispiaciuto e la sua espressione contrariata tradivano il tono serio che aveva usato.
-No, aspetta.- disse infatti abbracciandomi.
Scoppiai a ridere, mentre sentivo il viso diventare rosso.
-Tanto domattina ci rivediamo...-
In realtà stavo cercando di convincere più me che lui.
-Però mi dispiace che dormi da solo...- aggiunsi poi.
Rimase in silenzio per un attimo, poi mi strinse di più.
-Non ti preoccupare. Col tuo profumo sparso sul letto mi addormenterò prima.- disse baciandomi il collo, per poi tirare su la testa e allontanarsi di un passo, senza però smettere di guardarmi negli occhi.
Aveva un sorriso dolcissimo.
Mi morsi di nuovo le labbra, e quando abbassò lo sguardo su queste, persi un battito.
Gli diedi un ultimo, veloce bacio a stampo, poi andai verso il portone, aperto da almeno dieci minuti.
-Buonanotte...-
Mise le mani nelle tasche del giacchetto.
-Buonanotte, principe.-
Sorridemmo entrambi. Feci per chiudere il portone, ma lui si avvicinò in un attimo, prendendomi il viso con entrambe le mani e baciandomi di nuovo. Mi misi a ridere, per poi spingerlo via.
-'Notte.- ripetei per l'ultima volta, chiudendo il portone.
Rimasi fermo per un attimo, scuotendo la testa e ridendo. Mi coprii il viso con la mano, poi mi toccai le labbra. Già mi mancava.
Andai verso la porta che dava sul retro del bar, ma la trovai chiusa. Mia mi aveva detto di passare almeno per due minuti una volta tornato a casa, per parlare un po', così la chiamai al telefono. Visto che non rispondeva iniziai a salire le scale per andare nel mio appartamento.
-Caleb!-
Mi voltai dopo aver fatto quattro gradini, per poi sorridere e tornare indietro. Mia si chiuse la porta alle spalle, mettendo le chiavi in tasca.
-Ho solo cinque minuti, ma meglio di niente.- disse poi.
Mise le mani avanti, come a dirmi di non muovermi, poi chiuse gli occhi e prese un profondo respiro. Alzai le sopracciglia, osservandola confuso. Aprì gli occhi, osservandomi.
-Cazzo, sono così contenta!- esclamò improvvisamente gettandosi tra le mie braccia, stritolandomi e scuotendomi.
-Ti giuro che quando ho visto che non mi scrivevi ero incazzatissima, ma poi Ellen ti ha chiamato, tu te ne sei uscito dicendo che stavi con Aaron, mi hai mandato quelle foto... Io non ce la faccio!-
Scoppiai a ridere, per niente sorpreso da quella reazione.
-Mamma mia, quanto sei bello!- esclamò strizzandomi le guance.
-Sei sempre più matta...- dissi mentre mi prendeva le mani.
-Lo so! Non sto bene... Ma quelle foto che mi hai mandato sono... Io non me le aspettavo. Sono quasi tentata dal metterne una come sfondo del telefono.-
Ridemmo entrambi.
Mi guardò per un secondo.
-Come ti senti?- chiese poi sorridendo dolcemente, anche se già sapeva la risposta.
-Sono successe così tante cose in un giorno solo... Non lo so, mi sento così felice che non mi sembra reale...- risposi alzando le spalle e scuotendo la testa.
-Ti va di raccontarmi che è successo?- chiese ancora con quel sorriso stampato sulla faccia.
Annuii immediatamente, facendola ridere.
-Ci sediamo sulle scale un attimo.-
-Siediti tu se vuoi, io sto in piedi.- dissi mentre si sedeva.
-Sicuro?-
-Sì, sì.-
Si strinse la coda di cavallo, per poi bloccarsi di colpo. Girò la testa verso di me, lentamente, con un ghigno sul viso.
-Ti fa male qualcosa?-
Mi irrigidii all'istante, arrossendo come un idiota.
-No, perché?-
Si limitò ad osservarmi.
Mi conosceva ed era una ragazza intelligente. Se il tuo migliore amico gay ti dice che non vuole sedersi dopo essere stato tutto il giorno col ragazzo che ama, fai due più due e la risposta è semplice. Eppure mi imbarazzava ammetterlo. Ripensai a me e Aaron mentre facevamo l'amore. Sentii immediatamente un forte calore all'altezza dello stomaco, che dilagò in tutto il corpo, peggiorando il rossore sul mio viso.
Scoppiò a ridere.
-Vi siete dati da fare ed è solo il primo giorno... attento che poi non cammini più, eh.-
-Mia!- esclamai alzando la voce, facendola ridere ancora di più.
Mi rilassai, ridendo anch'io.
-Sì, okay? L'abbiamo fatto.-
Si coprì la bocca con una mano, scuotendo la testa.
-Devi riuscire a raccontarmi tutto in tipo un minuto! Sennò Kate poi mi rompe le palle...-
-Ma hai sempre il turno con lei?-
-No, solo che oggi ho fatto il doppio turno e... Ma lasciamo perdere me! Vai!-
-Okay, allora... da dove comincio... Stamattina a scuola mi sentivo un po' osservato, e si comportavano quasi tutti in modo strano... Alla terza ora, mi pare... sì, alla terza, ero davanti al mio armadietto. Arrivano Roxy e Taylor tutte agitate e mi dicono che c'è una che ha messo in giro la voce che io e Aaron abbiamo una relazione intima.-
-Intima?-
-Che scopiamo.-
-Ah, ecco.-
-Vengo a sapere che questa zoccola è quella che aveva lasciato il numero ad Aaron sul braccio, alla lezione di arte... ti ricordi?-
-Sì, sì, quella che aveva sclerato dopo avergliela data perché le piaceva Aaron.-
-Esatto, quella. Ah, mi ero scordato. Sul mio armadietto c'era anche attaccato un foglio con scritto "Aaron non è tuo", col rossetto rosso, quindi penso sia stata sempre lei. Comunque, sono andato di corsa all'armadietto di Aaron, perché volevo dirgli che aveva tutto il diritto di negare e di dire che ci conoscevamo a malapena, o comunque che avremmo potuto inventarci una marea di cazzate per evitare che avesse problemi. Solo che arrivo lì davanti e c'è una folla. Mi avvicino e mi ritrovo davanti Aaron che tiene Bradley per la maglietta e che chiede chi ha messo in giro le voci, incazzatissimo. All'inizio credevo che fosse arrabbiato perché non voleva far sapere in giro che era mio amico, però poi... si sono aggiunti Spencer e Jake e hanno iniziato a litigare. Hanno fatto a botte davanti a tutti.-
-Porca troia.-
-Alla fine ci sono andato di mezzo anch'io, ma Aaron... beh, mi ha difeso senza pensarci un attimo. Si sono menati in un modo che... Avevo paura gli facessero veramente del male. Ad un certo punto ci siamo ritrovati per terra, con quei tre che ci guardavano malissimo, tutti gli altri che non so neanche che faccia avessero, Aaron che perdeva sangue dal naso e io che stavo per piangere. È spuntato Liam e si è messo tra noi e loro tre, mentre Jake e Spencer hanno trattenuto Bradley, che evidentemente voleva continuare. Poi se ne sono andati e Liam ha cacciato tutti gli altri. È stato un grande, avresti dovuto vederlo.-
-Menomale, sono contenta che vi abbia aiutato. Ma stai bene? E Aaron?-
-Io sto benissimo, ho preso solo una spinta. Aaron era un po' ammaccato, ma sta bene adesso.-
-E poi?! Mi manca la parte più importante!-
-E poi niente, abbiamo parlato col preside, Liam ci ha portati a casa di Aaron, gli ho pulito le ferite e ha iniziato... a dirmi delle cose importanti... Dio, lasciamo stare.- dissi ridendo, imbarazzato, gesticolando.
-Che ti ha detto?!-
-Se ti dico tutto quello che ci siamo detti ci metto un giorno intero... comunque poi ci siamo baciati e... come dire, da cosa nasce cosa...- dissi mordendomi il labbro inferiore e alzando le spalle con fare innocente.
-Lo sai che domani mi devi dire tutto, sì?!- esclamò osservandomi dal basso.
-Tanto tu lo sapevi già che Aaron provava qualcosa per me, o sbaglio?- chiesi mettendo le mani sui fianchi.
Si immobilizzò per un istante.
-Ma sì, te lo dicevo da anni.-
-È inutile che fai finta di niente. Mi ha detto che pochi giorni dopo la partita di basket è venuto al bar e avete parlato. E tu non mi hai detto niente!-
In realtà non ero arrabbiato, però curioso sì. Volevo capire perché non mi avesse detto nulla.
-Okay, è vero. Mi dispiace se non te l'ho detto... Avevo paura che ti arrabbiassi. All'inizio quando l'ho visto entrare nel bar lo volevo solo picchiare, però poi... appena abbiamo iniziato a parlare di te ha cambiato espressione. Sembrava dispiaciuto, quasi mortificato... Così ho pensato che gli servisse una piccola spinta per sistemare le cose. Ma non ero sicura al cento per cento che provasse quello che provavi tu, eravamo rimasti sul vago. Non mi sono mai intromessa perché avevo paura di farti stare male... e un po' anche di far stare male lui, forse.- spiegò guardandosi le mani.
Alzò la testa.
-Mi mancava vederti così.- aggiunse poi.
Non riuscii a trattenere un sorriso.
-Grazie, Mia.-
-Non sei arrabbiato?- chiese preoccupata.
-Ma sta' zitta.- dissi prendendola per un braccio, facendola alzare e abbracciandola.
Si mise a ridere, stringendomi.
-Ma a scuola come farete adesso?- chiese dopo esserci sciolti dall'abbraccio.
-Ne abbiamo parlato un po', e nessuno dei due ha più voglia di nascondersi o di fingere.- spiegai alzando le spalle.
-Quindi...?-
-Faremo quello che cazzo ci pare.-
Mi guardò per un attimo, poi scoppiò a ridere.
-Siete uno spettacolo.- disse scuotendo la testa.
-Domani spiegheremo quello che è successo a Roxy, Taylor, James e Liam... nonostante sapessero già qualcosa, anche se non ho capito esattamente cosa. Forse anche a Tony, non lo so. E poi a seconda di come si comporteranno Bradley, Jake e Spencer, Aaron deciderà che fare.- aggiunsi poi.
-Ancora ci sta pensando? Perché non li lascia stare e basta?-
-Non è così semplice... Avevano un rapporto molto particolare tra di loro.-
Sembrò rifletterci su per un momento.
-Beh, non ho il diritto di giudicare. Allora domani fammi sapere come va la giornata, okay?-
-Sarà fatto.-
Sorrise dolcemente, per poi fare un passo verso la porta.
-'Notte, biondino.-
-'Notte, Mia.- risposi sorridendo.
Mi fece un occhiolino, prima di chiudere la porta.
Iniziai a salire le scale mordendomi le labbra.
Mi sforzai di pensare all'ultima volta in cui mi ero sentito così felice, senza però trovare una risposta.
Entrai in casa, trovando mia madre in piedi davanti ai fornelli, con le braccia incrociate al petto, mentre aspettava che l'acqua iniziasse a bollire.
-Hey.- esordii togliendomi il giacchetto.
-Hey, sei già tornato.- rispose voltandosi verso di me e dandomi un bacio sulla guancia dopo essermi avvicinato.
-Come "già"? Avevamo detto che potevo cenare da lui e sono le dieci e mezza.- dissi lanciando un'occhiata all'orologio sul muro, confuso.
-Appunto, pensavo che saresti rimasto più a lungo. O addirittura che mi avresti chiesto di rimanere a dormire da lui.- disse con un sorrisetto sulle labbra.
Aggrottai le sopracciglia.
-E tu me lo avresti permesso?-
Ci pensò un attimo, mentre chiudeva il gas e prendeva una bustina di camomilla.
-Avrei dovuto dirti di no perché domani avete scuola, facendo la brava mamma.-
Fece una pausa.
-Ma visto che sono una madre alternativa, forse ti avrei detto di sì.-
Rimasi in silenzio, aspettando che alzasse la testa dalla tazza per poter vedere la mia espressione delusa. Quando lo fece, si mise a ridere.
-Non mi guardare così, dai. Sarà per un'altra volta. Avrete un sacco di tempo da adesso in poi, no?- disse poi, stavolta sorridendomi dolcemente.
Annuii, sorridendo anch'io.
-Visto che è ancora abbastanza presto, perché non mi fai compagnia mentre bevo questa? Così mi racconti un po' di cose.-
Finsi di pensarci un momento. In realtà morivo dalla voglia di raccontarle una marea di cose.
Ci sedemmo entrambi al tavolo della cucina, iniziando a chiacchierare. Iniziò col chiedermi di Mike e di come ci fossimo lasciati, ma poi ovviamente il centro della conversazione diventò Aaron. Cercai di spiegarle, in breve, come fossimo tornati amici, senza però dirle che spesso Aaron aveva lasciato che i suoi amici mi prendessero in giro, per poi passare alla parte più bella, e cioè descrivere tutto quello che avevamo fatto insieme nell'ultimo paio di mesi, come il nostro rapporto era lentamente cambiato nel corso di essi, fino ad arrivare al punto in cui era stato chiaro ad entrambi che non eravamo solo due semplici amici. Anche qui, evitai di dirle che eravamo stati presi di mira da una ragazza che aveva sparso delle voci false, facendo litigare Aaron con Bradley, Spencer e Jake, fino a picchiarsi. Le dissi che dopo scuola Aaron mi aveva invitato a casa sua, che ci eravamo baciati e che avevamo parlato a lungo. Avevo solo cambiato un paio di dettagli, ma la storia principale l'avevo lasciata intatta. Speravo solo che la scuola non l'avesse chiamata per dirle quello che era successo, ma a giudicare da come era tranquilla, di sicuro non le avevano detto niente.
-Vi siete baciati... e basta?- mi chiese ad un tratto.
Diventai ancora più rosso di quanto già non fossi. Sperai non avesse notato con quanta cautela mi fossi seduto, e come mi muovevo tentando di trovare una posizione comoda per il mio fondoschiena.
-Devo davvero rispondere?- chiesi ridendo.
Mi osservò per una manciata di secondi, prima di parlare di nuovo.
-Ma con Mike già...?-
-Mamma!- esclamai bloccandola prima che dicesse altro, come se la stessi sgridando, senza però riuscire a trattenere una risata.
-Hai capito mio figlio... Ha una vita sessuale più attiva della mia...- disse alzandosi.
-Mamma!!!-
-Ma chi è più bravo tra i due secondo te?-
-Ma la smetti, perfavore?!-
Scoppiò a ridere, visibilmente soddisfatta, mentre metteva la tazza e il cucchiaino con cui aveva girato lo zucchero nel lavandino.
-Volevo solo prenderti un po' in giro, non lo voglio sapere sul serio. Ma credo avresti detto Aaron, giusto?- disse girando la testa e guardandomi negli occhi, sorridendo dolcemente.
Strinsi il giacchetto, che tenevo su un braccio da quando ero entrato. Sentivo il viso così accaldato che avrei potuto cuocerci un uovo sopra.
-L'hai detto tu stessa, no? Che quando due persone si amano è tutto diverso.- dissi guardandomi prima le mani, per poi alzare gli occhi su di lei. Sembrava sorpresa, ma in senso positivo. Come se non si aspettasse una frase del genere da me. Stava sorridendo in un modo che non avevo mai visto. Quando mi alzai, notando che aveva gli occhi lucidi, sentii una fitta al cuore.
-Mamma? Che succede?- chiesi preoccupato, andandole vicino e mettendole una mano sulla schiena.
-Niente, sto bene.- disse sorridendo, asciugandosi l'angolo dell'occhio con la manica del maglioncino.
La guardai, aspettando che mi dicesse cosa le passava davvero per la testa.
-Lo so che non vuoi che lo nomini, però... Dopo che tuo padre se n'è andato e ti ha detto quelle cose... non ricordo quando di preciso, mi hai detto che l'amore vero non esiste. Non ho mai capito se l'avessi detto perché io e tuo padre ci eravamo lasciati o perché pensassi che un ragazzo omosessuale non potesse trovare quell'amore di cui parlavi. Non so perché, ma mi è venuto in mente adesso.- spiegò ridendo a fine frase, tirando su col naso.
Il cuore mi arrivò in gola, per diversi motivi.
-Oddio, mamma. Non me lo ricordavo neanche.- dissi seriamente dispiaciuto, abbracciandola all'istante.
Forse l'avevo detto in un momento di rabbia, o di tristezza, o magari in una giornata storta. Eppure lei se l'era ricordato. Vedermi e sentirmi parlare in quel modo, del ragazzo di cui ero innamorato e che mi ricambiava, le aveva tolto un peso dal petto. Se lo avessi saputo prima... Che cosa le avrei detto? Non ne avevo idea. Ero stata una persona decisamente più cinica fino a un paio di mesi prima. Ero felice che anche una cosa all'apparenza così banale, ma in realtà importantissima, si fosse risolta. Chissà quanto l'avevo fatta stare male, senza rendermene conto.
-Non importa... Sono solo contenta di vederti così felice, dopo tanto tempo. Certo, solo tu potevi rimanere innamorato di un ragazzo per quattro anni di seguito senza riuscire a dimenticarlo... a quest'età poi..- disse ridendo, mentre mi stringeva.
Mi sentivo sempre in dovere di proteggerla, specialmente quando la abbracciavo, forse anche perché era più bassa di me di parecchi centimetri.
-Hai fatto un figlio stupido e testardo...- dissi ridendo, seguito lei.

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