49. Pugnalata

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Tyler pov's
Spacco la faccia a qualcuno se non mi danno subito notizie. Siamo di nuovo qui, per la seconda volta nel giro di due settimane, per lo stesso motivo.
Credo che sia stata la scena più brutta di sempre, non avevo visto che mi stava correndo incontro, ma quando mi sono girato era per terra in prenda alle convulsioni e io non sapevo neanche cosa fare, tremavo dalla paura e le tenevo il collo quando hanno deciso di spostarla di lato per poi chiamare il 911. Ero sconvolto, non capivo niente, c'era troppa confusione e la mia caviglia era così gonfia che non riuscivo a stare accovacciato senza che mi facesse male.
Il mio migliore amico tiene tra le braccia la sua ragazza che gronda di lacrime mentre io disperato continuo a fare avanti e indietro zoppicando. Ho chiamato Christian per avvertirlo dell'accaduto, sta arrivando. Butto fuori l'aria e guardo Luke che è seduto su una sedia con la testa fra le mani. <<Andrà tutto bene.>>, dice Alexander mentre con una mano scosta i capelli dal viso di Emily, gli occhi le stanno andando a fuoco e non so che fare per consolarla, non sono nelle condizioni adatte.
<<Deve andare per forza bene.>>, rispondo in tono minaccioso, per poi continuare ad imprecare nella mia mente come se non ci fosse un domani. Odio aspettare, ma odio ancora di più aspettare quando si tratta della mia ragazza sotto i ferri. La stessa tirocinante che la settimana del trapianto ha medicato Allison ci viene incontro con uno sguardo non preoccupato, di più. Jessica Scott è forse la matricola più sensibile che io abbia mai conosciuto, non che ne abbia conosciute altre. Quello sguardo non promette nulla di buono. <<Notizie?>>, le chiedo una volta che è arrivata davanti a me. <<Già, ma preferirei parlartene in privato.>> risponde e con un sguardo indica i miei amici. Annuisco e mi allontano con lei. Ci fermiamo in un corridoio vuoto e prende un respiro profondo.
<<Sembrerebbe che la ferita del trapianto si sia infettata. Si è formato un grosso ematoma, che però è quasi fatale.>>. Parla talmente veloce che faccio fatica a seguirla. <<Un livido?>>, chiedo. La mia ragazza è lì dentro per un cazzo di livido? <<Si ma che rischia di esplodere. E infatti è quello che è successo e ha provocato un'emorragia interna, la cosa è grave, è esploso giorni fa.>>, risponde. <<Non mi hanno autorizzata ad entrare, sto seguendo tutto dalla galleria con la scusa di essere una matricola.>>, dice. Sospiro. Stringo i pugni.
<<Tyler, le cose non stanno andando bene.>>, afferma quasi in un sussurro. Respiro tutta l'aria possibile per poi buttarla fuori. Lei mi posa una mano sul bicipite, ma mi scosto quando sento la sua voce pronunciare il mio nome con tale pena e compassione nei miei confronti che io non voglio. <<Vattene.>>, sibilo a denti stretti. Se ne deve andare, ora. Ho una voglia di prendere a pugni tutto e lei non deve essere parte di quel tutto. <<Tyler io...>>, non la lascio che finire. <<Vattene, ho detto>>, urlo e il pugno si scaraventa contro al muro. Si trae indietro e si allontana facendo dei piccoli passi.
Allison ce la farà. Ce la deve fare.
Ispiro ed espiro. Un altro pugno colpisce il muro. Smetto quando noto una figura esile che mi fissa qualche metro più in là. Emily mi fissa con un espressione indecifrabile, ha sentito e ha capito che non era l'appendicite, ma bensì qualcosa di più grande.
<<Emily io...>>, cerco di spiegarmi ma mi ammutolisco quando me la ritrovo tra le braccia che singhiozza. <<Perché non me l'avete detto?>>, sussurra. Ricambio dolcemente l'abbraccio e mi mordo il labbro. <<Non potevamo. Lei non voleva farvi preoccupare.>>, rispondo. I suoi singhiozzi riecheggiano nel corridoio e ritorniamo da Alexander e Luke. Lascio Emily nelle mani del mio migliore amico mentre Luke mi porge una caffè preso alle macchinette. Lo ringrazio con lo sguardo e lo bevo tutto d'un sorso, anche se non mi serve un caffè per digerire tutto, forse una bottiglia di vodka sarebbe meglio.
Emily si è addormentata due ore fa accoccolata su Alexander. Quel gesto mi ricorda molto Allison; quando nei pomeriggi noiosi guardavamo qualche film e finiva sempre per addormentarsi su di me.
Sono disperato, nessuno ci fa sapere niente. È in quella sala da forse più di otto ore, non ce la faccio ad aspettare ancora.
Sento il rumore di un paio di tacchi e Analis, le madre di Allison. Corre ad abbracciare Christian che è qui da qualche ora, poi Alexander e poi me. Mi stringe in un caloroso abbraccio, come se io fossi un figlio per lei. Un abbraccio che per un minuto ha messo a posto tutti i pezzi del mio cuore spezzato. Affianco a lei c'è Daniel che senza degnare di uno sguardo il fratello viene dritto verso di me.
<<Che le hai fatto?>>, sbotta. Il suo viso è ad un millimetro dal mio, la rabbia prende possesso di me. <<Che le ha fatto tuo padre se mai!>>, rispondo in preda all'ira, non curante della presenza dei miei amici che non sanno la completa verità. Luke si alza dalla sedia e si avvicina a me come per intimarmi di non perdere la calma, ma ormai l'ho persa già da un pezzo. <<Scusa?>>, chiede accigliato. Christian sospira e ci raggiunge. Faccio un sorriso sghembo e mi giro dall'altra parte. E' ovvio che non lo sa, troppo impegnato con lo studio all'università per preoccuparsi della sua famiglia. <<Fattelo spiegare.>>, dissi scuotendo la testa. Christian lo prende in disparte per spiegargli la situazione mentre io mi abbandono alla frustazione. Il sangue delle mie nocche si è seccato e una gentile infermiera si è proposta per medicarmi sia le mani che la caviglia, ma ho rifiutato. La mano di Luke si posa sulla mia spalla e sospiro, gli lancio uno sguardo e mi passo una mano tra i capelli. Cristina passa davanti a noi, non ci guarda neanche, guarda per terra, come se ci volesse evitare. Mi alzo di scatto e in un batter d'occhio la raggiungo.
<<Notizie?>>, chiedo. Alza lo sguardo e mi guarda con gli occhi colmi di lacrime. Annuisce e onestamente non so se voglio sapere realmente che cosa ha da dirmi. Scuote la testa e si asciuga le lacrime con le maniche della sua divisa verde vomito. <<Non sono tenuta a dirlo.>>, dice. La voce le trema, non è tenuta, a non era tenuta neanche ad aggiornarmi. Non vuole semplicemente dirmelo. <<Dillo.>>, dico a denti stretti. Lei sospira, quasi frustrata.<<Tyler, mi dispiace così tanto.>>. La sua voce è spezzata e il mio cuore subisce una pugnalata, ma una di quelle letali, quelle ti ammazzano al primo colpo.

Il Ragazzo Dagli Occhi Verdi [Wattys2017]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora