3. Fratelli.

11.6K 303 45
                                    

<<Che cazzo ci fa lei qui?>> Sbotta immediatamente Tyler, appena Alexander si siede in macchina. Alzo un sopracciglio a quella domanda che è suonata più come un'affermazione. La macchina è per caso sua? A me non sembra. <<Cosa ci fai tu qui.>> Ribatto stringendo i denti, Emily mi tira un calcio sulla gamba, ma lo ignoro insieme alle sue occhiatacce da "smettila in questo istante". Si da il caso che lui è dentro la macchina del mio migliore amico e che questa non sia la sua macchina, quindi io posso fare benissimo quello che voglio.
Emily vede Tyler come un fratello maggiore, diciamo che prima del mio arrivo era lui la spalla su cui piangeva Emily, Tyler l'ha sempre messa davanti a tutti, ma da quando Emily mi ha conosciuta si è allontanata un po' e io sono stata la causa del loro allontanamento, non ho contribuito solo io, ma bensì anche la squadra di basket di Tyler e le loro amatissime cheerleaders, che più che ragazze sembrano barbie.
<<Scusami?>> Chiede girandosi totalmente verso di me. Non mi faccio intimorire da uno come lui. <<Hai capito eccome, Miller.>> Sbotto. Il cuore mi batte a mille, non so se è semplice agitazione o paura. Mi guarda con uno sguardo di sfida, ma improvvisamente non sono più la Allison che abbassa lo sguardo al primo che passa, questa battaglia non la vice lui, non tutto può essere come vuole lui. Ne ho abbastanza delle persone che pretendono di avere tutto dalla vita. A volte bisogna accettare o arrendersi, ed è ora che lui non pretenda di avere tutto da tutti.
<<Okay basta.>> Interviene Alexander con l'aiuto di Emily, quest'ultima mi avrà tirato così tanti calci che mi verrà sicuramente un livido. <<Tyler tu non ti muovere ed evita di minacciare Allison che se no ti spacco il culo.>> Avverte puntando il dito contro Tyler. Sorrido vittoriosa, ma quando mi addita il mio sorriso si spegne. "E tu evita di accendere discussioni con Tyler che se no il culo te lo spacca Emily." Continua.Lo guardo male ma poi sposto il mio sguardo fuori dal finestrino.
Apro la tasca piccola del mio zaino in cerca delle mie prezziose cuffiette che, anche questo pomeriggio, mi salveranno dal temporale. Infilo le cuffie alzando al massimo il volume. Il triste paesaggio di New York scivola velocemente sotto ai miei piedi e io chiudo gli occhi ignorando tutto quello che mi circonda e lasciando che l'oscurità porti via con sé la mia più grande paura.
Ho ringraziato Alexander e salutato Emily prima di scendere dalla macchina e rifugiarmi in casa mia con la musica nelle orecchie. Chiudo la porta di casa ed entro in cucina. La mia cucina è abbastanza grande, è una cucina normalissima non ha nulla di speciale, anzi di speciale ha il cibo. Prendo l'acqua e ne bevo un lungo sorso prima di salire su in camera mia.
Camera mia è il mio covo. La mia camera è in mansarda cioè è la mansarda.
Ho un intera parete di sughero dove attacco i miei disegni; disegno da quando ero piccola ciò che mi fa paura, ci sono diversi temporali in bianco e nero scarabocchiati sui fogli, ma disegno anche paesaggi, persone, cose, dipende a cosa penso in quel momento e quello che penso lo rappresento sul foglio.
Nella parete dove c'è la finestra c'è la scrivania dove spesso faccio i compiti, il letto da una piazza e mezza è attaccato alla ringhiera delle scale, ho una sola parete vuota perché voglio fare un disegno ma non ho ancora deciso cosa fare, in mezzo alla mia stanza ci sono due pouf, i pouf sono come delle ossessioni per me, li amo.
Le scale del secondo piano portano alla mia camera, per questo non ho una porta e si questa cosa mi da un sacco fastidio perché mentre mi cambio qualcuno potrebbe entrare così senza alcun preavviso e vedermi nuda, oppure mentre ballo e canto a squarcia gola i the fray mio fratello minore potrebbe entrare e mandarmi da uno psicologo. Le scale sono poggiate ad una parete dove ci sono dei quadri o i miei disegni più belli.

Il temporale è finito e adesso c'è solo una leggera pioggerellina che bagna la mia finestra.

Prendo un foglio dalla scrivania, mi butto sul puof e scarabocchio ciò che mi passa per la mente con la musica a palla. La matita danza un lento sul foglio bianco di carta, si muove da sola, come se sapesse già cosa fare. Amo la sensazione che mi provoca disegnare, come due braccia che mi accolgono e mi stringono senza lasciarmi andare.
Solo quando mio fratello sale le scale entrando nel mio territorio mi rendo conto che è passato molto più tempo di quanto pensassi.
Quando prendo un matita in mano il tempo vola.
Butto uno sguardo sul mio disegno  e ispiro tutta l'aria possibile quando mi accorgo di aver disegnato due occhi verdi, i suoi occhi verdi.
<<Pensavo ti fosse successo qualcosa, ti ho chiamato sei volte da sotto.>> Esclama Christian, buttandosi nel mio letto rifatto. Christian pur essendo il fratello minore si comporta come un fratello maggiore nei miei confronti. Poso il mio disegno sulla scrivania e lo raggiungo sul letto. <<La mamma è giù?>>Chiedo sedendomi con la schiena poggiata al muro. Christian scuote la testa. <<No, è ad una cena di lavoro, ricordi?>> Afferma. Ci penso un po' su ma poi annuisco anche se non mi ricordo per niente di questa cena di lavoro. Guardo fuori dalla finestra;  fuori è buio, ma non si sente la pioggia che batte sui vetri, si sente il rumore del silenzio: il respiro mio e di Christian, le poche macchine che passano nella nostra via e le conversazioni di chi ta tornando a casa adesso, magari con il cibo d'asporto che hanno ritirato perché nessuno ha mai voglia di cucinare o magari perché stavano solo passeggiando dopo un brusco temporale. Rimango per altri secondi a guardare fuori quando sento la voce di Chrisian entrarmi nella testa.
<<Non piove più, non ti preoccupare.>> Dice sedendosi affianco a me. Abbiamo un anno di differenza eppure è più alto di me, molto più alto. Appoggio la testa sulla sua spalla e chiudo gli occhi cercando di rilassarmi almeno un po'. Ma quando vedo le nocche sbucciate della mano che ha sopra il suo ginocchio mi scosto subito. Afferro la sua mano con violenza prima che potesse toglierla, lo fulmino con lo sguardo. Non potevo stare un attimo tranquilla. << Davvero Chri?>>Sbotto mollando la sua mano. <<Stavano infastidendo Jenna.>> Scrolla le spalle non curante della situazione e mi chiedo se la voce venisse a Tyler che cosa succederebbe?
Jenna è totalmente diversa dal fratello, è come se fosse una sorella per me e una figlia per mia madre. Mi passo le mani sul volto facendo respiri profondi, la sua mano cade sulla mia coscia facendo un rumore secco. <<Non è successo nulla, so prendermi cura di me stesso.>> Dice baciandomi la tempia. Anche io so prendermi cura di me stessa, eppure ogni volta che Christian mi è affianco e mi dice che va tutto bene è come se si prendesse un pezzo del mio dolore e lo facesse pesare di meno.
Tra fratelli a volte ci si può odiare, picchiare, insultare, lanciarsi scarpe, ma non vorrei nessuno al posto loro, perchè so che su di loro posso contare. Perché i fratelli sono un esempio concreto della parola sempre.
Sospiro e mi lascio stringere tra le braccia del fratello che io e Dan abbiamo cercato di proteggere dal male che nostro padre ci provocava.

__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

SPAZIO AUTRICE

Ecco a voi il terzo capitolo!! Spero vi piaccia. Sono ritornata dalla montagna e ora sono raffreddata :(

Come procedono le vostre vacanze?
Dove andate di bello quest'estate?

Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo o della storia i generale.
Grazie per chi lo farà.
-M

Il Ragazzo Dagli Occhi Verdi [Wattys2017]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora