23. Parole come armi.

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"Bambina mia."

Sgrano gli occhi e il mio cuore si ferma per un secondo. La mia espressione è un mix tra paura e disprezzo.
Si passa una mano tra i suoi pochi capelli neri e mi guarda con i suoi occhi scavati dalla droga che si sarà preso in questi anni, sono di colore marrone scuro.
<<Vattene, Frank.>>, dico senza mezzi termini. Pronuncio il nome di quello che avrebbe dovuto essere mio padre con disprezzo. Non può tornare dopo otto anni, dopo averci maltrattati, picchiati e poi abbandonati. No può venire a cercare rifugio e sperare di trovarci con le braccia aperte.
<<Allison, bambina mia.>>, esclama ignorando la mia affermazione. Si alza dalla sedia e fa un passo verso di me, automaticamente faccio un passo indietro. <<Non devi avere paura, io sono cambiato.>>, dice. Mantengo le distanze e scuoto la testa ridendo.
Mi giro verso la finestra e guardo il temporale scagliarsi nella mia città. I ricordi di quella sera riaffiorano nella mia mente e mi mordo il labbro per non piangere. Sto tornando come quella sera di otto anni fa.
<<Sei tornato qua per cosa, Frank? Per rovinarci la vita? Non credi di aver fatto già abbastanza?>>, sbotto senza guardarlo negli occhi.
<<Sono venuto qua per rimediare.>>, ribatte. Sento l'odore dell'alcool, la prova che è sempre il solito, che non gliene frega di noi ma solo di se stesso, dell'alcool e della droga, che è sempre il solito sfruttatore.
<<Sei ubriaco.>>, rido amaramente
Non può rimediare ai suoi errori. Non può rimediare a otto anni di incubi e un'infanzia vissuta con la paura in casa, non può farlo con uno schiocco di dita.
Non lo faccio finire che alzo una mano per zittirlo. Sento il rumore della serratura. Christian. Non voglio che Christian lo veda.
<<Te ne devi andare.>>, dico indicando la porta del retro. Non mi importa più di lui e delle sue cavolate, di tutti i suoi errori che mia madre ha dovuto pagare, di tutti quei debiti che mia madre ha dovuto risarcire lavorando tutto il giorno in giro per New York. Non ritorneremo come prima, non sono più una bambina.
Christian entra in cucina trovandosi l'uomo che non ha mai visto.
La sua espressione è impassibile, fa cadere il suo borsone da calcio per terra e mi scruta attentamente. Ha capito, ha capito chi è.
<<Christian, sei diventato un uomo.>>, esclama Frank con un sorriso a trentadue denti.
Alzo gli occhi al cielo scuotendo la testa. <<Sicuramente sull'essere uomo non ho preso da te.>>, sbotta mio fratello. Mi pianto davanti a mio fratello e cerco il suo sguardo che però è fisso su nostro padre.  <<Christian, ti prego, vai su.>>, sussurro ma mi sposta delicatamente e gli va incontro.
<<Non ti vogliamo qua, Frank.>>, dice. <<È il tuo nome Frank, vero? Non credo di ricordarmi bene, perché forse sono cresciuto senza un padre.>>, lo provoca.
Succede tutto in un nano secondo e Christian viene sbattuto al muro, il sangue gli esce dal naso e le loro urla mi entrano nella testa.
Tiro il braccio di mio padre per fargli staccare le mani da Christian, ma l'unico risultato che ottengo è una gomitata sul naso , provocandomi una fitta di dolore che ignoro. Mi metto tra loro due e Christian mi ripara dalle botte di mio padre girandosi e facendomi da scudo, ma mi scosto e tiro un calcio nelle parti intime di Frank facendolo piegare in due, in modo da porre fino a questo litigio.
Sono tutti e due sporchi di sangue, persino io sto perdendo sangue dal naso. <<Non sei cambiato per niente, Frank.>>, sibila Christian asciugandosi il sangue con la felpa. Sospiro e lo guardo mentre cerca di alzarsi. <<Vattene, non lo ripeterò un'altra volta.>>, dice Christian.
Una parte di me vorrebbe perdonarlo, vorrebbe lasciarlo entrare in casa, lasciare che rimedi ai suoi sbagli e che tutto si rimetta a posto, ma l'altra parte di me sa che non sarà mai così, che mio padre non è cambiato, che è un alcolizzato, sfruttatore, bipolare e che questa discussione ne è la prova.
Mi giro verso Christian e lo guardo facendogli capire di smetterla di provocarlo.
Frank è in piedi, non dice niente, ci lancia un'occhiata e si incammina verso l'ingresso di casa senza aggiungere altro. Sospiro e guardo nostro padre scappare dai problemi, come suo solito.

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HELLO PEOPLE!!!!
Allora, prima cosa, voi come state? Come procede la scuola? Io tra poco inizio i compiti per lunedì!

Vi è piaciuto il capitolo? Scrivetelo nei commenti.

Scusate per gli errori.
Grazie a tutti.
Alla prossima!
-M.

Il Ragazzo Dagli Occhi Verdi [Wattys2017]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora