Capitolo 5

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Non ero per niente in vena di andare a scuola il martedì mattina, per questo chiesi a mia madre se potevo restare a casa. Quando io non mangiavo, mia madre era sempre convinta che stessi poco bene, quindi mi permise di non andare a scuola. Anche se l'anno stava quasi per finire, non mi importava saltare qualche lezione. Avevo cercato di dare il meglio di me dall'inizio, e non come qualcuno che cercava di limitare i danni all'ultimo momento. Potevo permettermi di non andare.
Mandai un messaggio ai miei amici, informandoli che stavo poco bene e loro, come sempre, cercarono di fare le solite battute per sollevarmi il morale. Shawn mi disse che si sarebbe volentieri offerto di farmi da infermiere, così da poter saltare le lezioni con me. Taylor aveva detto che non ci pensava due volte a mollare tutto, per venire a farmi compagnia. Ed Ariana mi diceva di controllare sempre la finestra, perché sarebbe entrata prima o poi a venire a cercarmi. Ariana non era un asso in educazione fisica, quindi figuriamoci cosa sarebbe successo se avesse provato ad entrare dalla finestra. Il semplice pensiero mi faceva scoppiare a ridere. Ally fu la più dolce. Dovevo ammettere che mi aveva un po' stupito vedere che non aveva risposto ai miei messaggi, ma capii che aveva delle buone ragioni. Infatti, prima di andare a scuola, era passata con me portandomi la colazione. Una bella fetta di torta al cioccolato, che a detta sua, curava ogni malessere. Sperai che curasse anche il mio cuore infranto.
Dopo averla ringraziata, ed essermi resa conto che non potevano capitarmi amici migliori (anche se nessuno di loro mi aveva ancora portato ad un concerto di Harry Styles), tornai a deprimermi sul letto...ingozzandomi con la fetta di torta che mi aveva portato Ally.
Mandai un paio di messaggi ad Alessandro, che mi propose di incontrarci nel pomeriggio, siccome la mattina frequentava dei corsi con la sua classe. Era l'unico a cui potessi raccontare tutto, poiché era l'unico che conosceva la verità ed ora come ora, avevo proprio bisogno di sfogarmi completamente.
Avevo una playlist sul mio cellulare chiamata "Sad", che ascoltavo ogni qualvolta che stavo male a causa di Lauren. Chiudendo gli occhi, l'ascoltai per quella che sembrava essere la millesima volta.
Alessandro aveva ragione. Dovevo dirle la verità, altrimenti sarei impazzita. Non riuscivo ad andare avanti, perché una piccola parte di me sperava sempre che lei ricambiasse. Avevo provato a parlare con altre ragazze, conosciute su Facebook, Twitter o Tumblr, ma per quanto fossero simpatiche, per quanto ci provassi, c'era sempre lei a fermarmi. Il semplice pensiero di andare avanti, di voltare pagina a suo discapito, mi faceva impazzire dentro. Quindi, alla fine, inventavo bugie su bugie o mi comportavo da stronza per allontanarle. Preferivo di gran lunga passare per la stronza senza cuore, piuttosto che essere felice. Ecco come mi aveva ridotta Lauren.
Avrei dovuto dirglielo, rischiare e dirle come mi sentivo. Anche se alla fine avessi ottenuto solo un rifiuto, dovevo assicurarmi che almeno, non mi sarei persa niente. Ma non era il rifiuto in per sé che temevo, bensì il suo allontanamento. Diciamoci la verità, quante probabilità c'erano, che restasse al mio fianco? Come poteva restare al mio fianco, con la consapevolezza che volevo baciarla, o stringerla forte...Quale persona con un po' di cuore resterebbe al mio fianco, sapendo che sentirla parlare di altri ragazzi mi fa impazzire?
Ma se poi, per qualche folle motivo, lei ricambiava? Oppure si rendeva conto di volermi come un qualcosa in più che un'amica? 
Affogai un urlo contro il cuscino, maledicendomi per essere così complicata e piena di complessi. Perché non mi potevo innamorare di una ragazza lesbica? Perché?
Il mio telefono vibrò per un secondo, interrompendo la musica che si riproduceva attraverso le cuffie. Era un messaggio di Lauren.
Non sei venuta a scuola oggi. I tuoi amici mi hanno detto che non stai bene...volevo solo sapere se stai meglio...credo. Diceva il messaggio.
Non le risposi, perché francamente non sapevo cosa dirle.

Il mio pomeriggio trascorse così. Accompagnata da canzoni dei The Fray, 1975, Halsey, Harry Styles, vecchie canzoni degli One Direction (tra cui le immancabili More Than This e Loved You First), i Coldplay e la regina dell'esprimere la tristezza attraverso le sue canzoni: Lana Del Rey.
Quando Alessandro mi disse che era finalmente libero, mi propose di incontrarci in un parco che aveva visto durante una delle loro uscite. Sapevo dove si trovava, ma non ci passavo quasi mai, soprattutto perché era un po' lontano da casa mia.
Non provai nemmeno a prepararmi, poiché non ne avevo la forza. Indossai un paio di pantaloni ed una t-shirt, entrambi grigi come il mio umore. Non mi truccai e dopo essermi legata i capelli, uscii di casa sotto forma di zombie. 
Arrivata al parco, trovai Alessandro seduto ad una panchina. I suoi capelli mori erano trattenuti dalla solita dose di gel, e vidi degli occhiali da sole poggiati sulla sua testa.
Indossava una canottiera bianca che mostrava le sue braccia muscolose. Be', dovevo ammettere che la sua fidanzata era una ragazza molto fortunata.

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