Capitolo 20

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Non passai una buona nottata dopo la visita e le parole di Normani. Quello che aveva detto girava per la mia testa, e proprio quando credevo che non mi avrebbe fatto più male, una nuova parte di me mi dimostrava che potevo ancora essere ferita. Perdere un'amica e la tua ragazza (se così possiamo chiamarla) nello stesso giorno, è dura. Non mi era mai capitato prima, ma da quando avevo conosciuto Lauren, ne stavano succedendo di tutti i colori.
Adesso, le parole della mora avevano finalmente un senso. Mi aveva detto di essere andata a letto con una donna, ubriaca, durante il suo compleanno l'anno scorso, e avrei dovuto notare quanto era nervosa. Avevo immaginato che si vergognasse di essere stata con una donna, ma in realtà, temeva che scoprissi che si era portata a letto la sua migliore amica.
Dio, la cattiveria con cui aveva detto quelle parole...come se sapesse perfettamente quanta confusione avrebbe creato in me. Perché me l'aveva detto? Perché proprio ora?
Ogni volta che provavo a chiudere gli occhi, vedevo loro due sotto le coperte. Vedevo delle mani pallide che vagavano lungo un corpo ben allenato, oppure il contrario. Mi sembrava di sentire i loro ansimi di piacere, come se fossero al mio fianco. Vedevo l'espressione di piacere di Lauren, le sue mani che affondavano tra i capelli di Normani e li tiravano, come aveva fatto con me.
Ancor prima di dirmelo, Normani Kordei Hamilton sapeva che non avrei mai potuto togliermi queste immagini dalla testa.

Non riuscii a dormire. Appena mi addormentavo, quei pensieri diventavano sogni e mi svegliavo di scatto.
Quando si fecero le sette di mattina, mi alzai dal letto. Di sotto, sentivo mio padre che si preparava il caffè prima di andare a lavorare. Sofia dormiva sicuramente. Non faceva altro che dormire da quando era finita la scuola, e spesso, dovevamo svegliarla noi, altrimenti ero sicura avrebbe dormito per una giornata intera. La mamma forse faceva compagnia a papà, o forse nemmeno lei era ancora in piedi. Infatti, quando giunsi in cucina, lui era da solo, seduto a leggere un giornale.

<<'Giorno>>, borbottai, sedendomi di fronte a lui. Alzò lo sguardo dal giornale, mi studiò per un po' e poi posò il giornale. Mi guardò attentamente.

<<Tutto bene?>>, chiese. Non mi aveva sorriso. Non mi aveva dato il buongiorno. Era serio, come mai l'avevo visto  prima. Afferrai un biscotto, nel tentativo di non rispondere alla sua domanda. Ma lui aspettò con pazienza che finissi di mangiarlo, lasciandomi capire che non sarebbe andato da nessuna parte. Sospirai.

<<No, non va bene>>, risposi, onestamente.

<<Ti va di raccontarmi cos'è successo, oppure prometti di parlarne con la mamma?>>, propose, addolcendo il tono di voce. Lo guardai negli occhi, ricordandomi di non avergli nemmeno detto ancora che ero lesbica. Adesso non era il momento. C'erano troppe cose da raccontare, e gli avrei fatto perdere tempo. Ovviamente, possedendo un negozio in città, non doveva dare spiegazioni a nessuno, ma comunque se apriva in ritardo, perdeva del tempo prezioso. 

<<Camila...>>, mi incitò.

<<Ne parlerò con la mamma, non preoccuparti>>, lo rassicurai. Annuì, soddisfatto dalla mia risposta. Sapeva che c'erano degli argomenti che io e Sofia avremmo trattato solo con la mamma, poiché ci sentivamo più a nostro agio. Spesso mi domandavo se non rimpiangesse il fatto di avere due figlie femmine, e nemmeno un maschio. Non se n'era mai lamentato, però potevo immaginare che ne volesse uno. Magari per insegnargli a giocare a basket, a montare in bici...io ero negata con gli sport, e siccome mi fidavo della mamma, me  l'aveva insegnato lei come si andava in bici. Sofi non aveva mai voluto imparare e l'unico sport che le interessava, era il nuoto. 

<<Bene...Solo...se stai così a causa di qualche ragazzo, fammelo sapere che ci penso io a fargli passare la voglia di far star male la mia piccolina>>, disse, allungando la mano per stringere la mia. Mi fece un occhiolino e risi, scuotendo la testa.

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