Capitolo 8

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Lauren aveva un culo meraviglioso in quel costume, dovevo essere onesta. Non era colpa mia. Era lei che aveva deciso di camminare davanti a me, scuotendo il sedere in una maniera provocante. Anche senza aver bisogno di guardarmi allo specchio, sapevo di essere rossa in volta e mi mordevo il labbro inferiore per non gemere e per trattenermi dal allungare una mano e toccarla. Finalmente mise fine alla mia tortura, entrando nel camerino. Solo che quando si voltò per guardarmi negli occhi, io non potei evitare di fissare il suo seno. Oh porca puttana.
Lauren ridacchiò, anche se non capii bene il perché. Insomma, la stavo guardando come se fossi una maniaca, cosa ci trovava di divertente?

<<Mi dispiace>>, disse, passandosi una mano tra i capelli. Aveva un'aria così da "bad girl" quando faceva quel gesto, che tuttavia era dettato dalla sua insicurezza o dal suo nervosismo, a seconda dei casi.
Ero così presa a fissarla, che ci misi un po' a capire per cosa mi stesse chiedendo scusa. Ed era una cosa folle, dato che era successo quella mattina stessa.

<<Io ero nervosa. E me la sono presa con te senza motivo>>, disse, sembrando veramente dispiaciuta. Sapevo che Lauren non era cattiva, soprattutto sapevo che non mi avrebbe mai ferito di proposito. 

<<Perché eri così arrabbiata?>>, domandai, curiosa. Spalancai gli occhi quando lei prese a togliersi il costume. No, non era un qualcosa che dovevo vedere! Mi girai velocemente, maledicendo il maledetto specchio che mi ritrovai davanti. Merda! Merda! Merda! Lauren rise di nuovo, divertita dal mio comportamento maldestro e impacciato. Mi comportavo come se non avessi mai visto una donna nuda...Avrei reagito nella stessa maniera se la donna nuda in questione non fosse stata Lauren? Insomma, la maggior parte delle volte in cui l'avevo vista senza vestiti era nei miei sogni erotici. Oh, adesso mi svegliavo e mi restava ancora una volta l'amaro in bocca.

<<Ti comporti come se tu non avessi lo stesso equipaggiamento>>, disse la mora, prendendomi in giro. No, non era un sogno, ma era mille volte peggio. Perfetto, adesso trovava anche divertente il mio imbarazzo.

<<Ho delle tette più piccole. Non puoi farmene una colpa>>, sussurrai, cercando di sdrammatizzare.

<<Ehi, non parlare così delle tue tette. Sono qui presenti con noi, e devo ammettere che le trovo carine>>, disse, indossando velocemente la maglia. Non potetti evitare di arrossire a causa delle sue parole...Mi aveva appena fatto un complimento...Sulle mie tette!

<<Basta parlare delle mie tette>>, dissi, stringendo le braccia al petto. <<Perché eri così arrabbiata questa mattina?>>, domandai.

<<Oh....solo...Sono un po' confusa in questi giorni. Ho parecchie cose che mi passano per la testa. Passo più tempo ad urlare che ad avere una conversazione normale con una persona. So che non è una scusa, ne sono pienamente consapevole. Ma tu eri lì e mi parlavi ed io...in quel momento volevo solo ferirti per farti stare male come stavo io>>, ammise, grattandosi il retro del collo. Odiavo sapere che qualcosa le dava il tormento, portandola a tutto questo malessere. Avrei voluto chiederle di più, ma sapevo che questo era tutto ciò che si sentiva di condividere con me, quindi non l'avrei spinta a dirmi di più. Se ne avesse sentito la necessità, me ne avrebbe parlato lei. Sapeva che la mia porta era sempre aperta per lei.

<<Non preoccuparti. Tutti abbiamo le nostre giornate negative, no?>>, mormorai, facendo vagare lo sguardo lungo le pareti, per non fissarla nello specchio mentre si toglieva anche il pezzo di sotto del costume.
Quando fu pronta, mi stupii stringendomi tra le sue braccia. Quando faceva cose simili, come abbracciarmi o poggiare la testa sulla mia spalla, mi faceva sciogliere e il mio cuore prendeva a battere con violenza. E trovavo strana ma al tempo stesso meravigliosa quella sensazione che mi prendeva al centro dello stomaco. Immaginai che quelle fossero le famosissime "farfalle".
Ricambiai il suo abbraccio, lasciandomi cullare dal suo profumo di cocco, caffè e tabacco. Era il mio profumo preferito. 
Ricordavo ancora quel giorno in cui mia madre comprò un tipo di bagnoschiuma a cocco, che in un certo senso mi ricordava l'odore di Lauren. Sì, mi comportai da maniaca per tutta la giornata perché sì, annusavo sempre il mio braccio per assicurarmi che il suo odore fosse ancora lì. Alla fine, era venuto fuori che ero allergica e quindi mia madre non l'aveva più comprato. Ricordo anche di essere scoppiata a ridere, perché ero convinta che quello fosse un segno del destino: stare lontana da Lauren, perché- non solo mi faceva reagire da pazza- mi avrebbe fatto del male. Oggi, avevo avuto l'ennesima prova di quanto potere avesse su di me, ma se dovevo essere sincera, non mi importava. 

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