Capitolo 30

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Normani e Lauren si precipitarono in ospedale quando le chiamai. Avevo detto loro di non allarmarsi, dato che comunque non era successo nulla di grave, però, in venti minuti, tornarono in ospedale. Ero convinta che si erano beccate una bella multa, così si toglievano il vizio.
Entrarono nella stanza di Dinah, sembrando due donne completamente nuove.
Indossavano dei vestiti che le rendevano più simili a quelle che avevo conosciuto un tempo, continuavano a non portare trucco ed entrambe avevano legato i capelli. Anzi, forse, avevano usato un po' di trucco per cercare di sistemare le occhiaie, ma proprio come ai vecchi tempi, il lavoro non era andato molto bene.

Spalancarono gli occhi quando notarono la mano di Dinah ancora stretta intorno alla mia, però non dissero nulla. Feci cenno loro di avvicinarsi. Lo fecero lentamente, come se temessero di spaventare un cerbiatto indifeso che si abbevera. La bionda aspettò con calma che si avvicinassero, poi mi lanciò un'occhiata di aiuto. Annuì, pregandomi con gli occhi di farlo. Mi alzai in piedi.

<<Sedetevi>>, dissi, indicando le due sedie. Sempre con cautela, si sedettero, guardando Dinah interdette.
Lei le fissò di rimando, poi sospirò. Andai a chiudere la porta, proprio come mi aveva detto di fare prima che arrivassero. Loro mi studiarono con attenzione, stranite dal mio gesto. Mi voltai, poggiai le spalle contro la porta, incrociando le braccia al petto.

<<Dovete promettere, prima che Dinah dica qualsiasi cosa, che resterete qui. Non andrete da nessuna parte, lei già sa cosa deve fare e ha bisogno che restiate al suo fianco. Ha bisogno di voi>>, dissi, guardandole con determinazione negli occhi. 
Strinsero le sopracciglia, alternando lo sguardo tra me e Dinah. 

<<Promettete>>, le incitai.

<<Cosa deve dirci?>>, disse Lauren, voltandosi verso la sua amica.

<<Non dirà una parola finché non promettete>>, ripetetti, sicura di me, come in realtà non lo ero. Normani sospirò, poi annuì.

<<Sì, lo prometto>>, disse, guardando Dinah con dolcezza.

<<Va bene>>, sbottò Lauren, accavallando le gambe ed incrociando le braccia al petto.

La bionda iniziò a raccontare la sua storia. Vidi le loro espressioni cambiare, passare dalla sorpresa per aver sentito Dinah parlare di nuovo, la tristezza per averla lasciata da sola, i sensi di colpa per non essersi rese conto che non stava bene, la rabbia per quello che aveva fatto quel bastardo e quello che si meritava per davvero. 
Alla fine del racconto, avevo di nuovo le lacrime agli occhi, i brividi e mi sentivo in colpa perché avevo promesso a Dinah di essere forte per lei.
Normani e Lauren mi davano le spalle in quel momento, ma anche così, seppi che erano furiose, incazzate e desiderose di fargliela pagare a quel coglione che le aveva fatto così tanto del male.

Lauren si alzò in piedi, sfrecciò verso di me e temetti che si sarebbe schiantata. Si fermò ad un paio di centimetri dal mio volto.

<<Spostati>>, ordinò, a denti stretti. Scossi la testa, guardandola dritta negli occhi. 

<<Spostati, Karla!>>, disse di nuovo, minacciandomi con occhi pieni di furia. Lanciai un'occhiata a Dinah, che la fissava con occhi spalancati e spaventati. Normani era seduta, la sua mano era posata vicino a quella della sua amica, senza però toccarla. Non si era girata, e Dinah sembrava essere preoccupata solo per la reazione di Lauren, che per quella dell'altra donna.

<<Non vado da nessuna parte>>, dissi.

<<Spostati, oppure ti sposto io>>. Furiosa, strinse i pugni. Non l'avevo mai vista così. C'era così tanta rabbia che bruciava nei suoi occhi, così tanto odio...se non l'avessi conosciuta meglio, avrei avuto paura per me stessa. Anche se questo non significava che non avrebbe fatto di tutto per farmi muovere dalla porta.

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