Capitolo 29

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<<Ca...mi...la>>. Tutte e tre, sconvolte, ci voltammo a guardare Dinah.
Lei non ci guardava, però il suo corpo si era irrigidito e potevo vedere la mascella contrarsi. Strinsi le sopracciglia, facendo inconsciamente un passo in avanti. 

<<Dinah...ciao>>, mormorai. "Ciao"? Ma che cazzo avevo di sbagliato? Mi veniva detto che non parlava da quando si era svegliata, io ero la prima con cui parlava dopo quasi tre giorni, e le dicevo "ciao"? Avrei potuto dirle tante altre cose, però sentivo che non mi avrebbe mai risposto. Almeno, non finché ci fossero state Normani e Lauren presenti.
Lanciai un'occhiata alle altre due, che fissavano ancora Dinah con gli occhi spalancati. Sospirai, rendendomi conto che se volevo sentire altro da parte sua, dovevamo essere da sole.

<<Andate>>, dissi, toccando il braccio di Normani. Entrambe mi guardarono, e ancor prima che potessero scuotere le teste, indicai Dinah con un cenno del capo. Sembrò che avessero capito il riferimento, poiché, sconfitte, entrambe annuirono. Lauren strinse la mascella, guardandoci per un attimo.

<<Andiamo a casa, che dici? Ci facciamo una doccia>>, propose la donna dagli occhi verdi. Normani sembrò riluttante, però, poi annuì. 

<<Ci vediamo dopo, Dinah>>, mormorò. Mi fece segno di chiamarla in qualsiasi caso, ed annuii. Quando entrambe si chiusero la porta alle spalle, Dinah mi stupii di nuovo. Si voltò verso di me. Dio, era orribile vederla ridotta in quello stato. I suoi occhi erano vuoti e privi di emozioni, come se le avessero portato via il cuore e non sapesse più provare nulla. I suoi capelli erano maltrattati, secchi...non era più la chioma da leonessa che era solita portare con orgoglio. Aveva gli occhi lucidi, segno che aveva pianto. Proprio come aveva detto Lauren, con quelle braccia strette intorno all'addome, sembrava che volesse proteggere qualcosa o qualcuno. 

<<Mi siedo?>>, domandai, indicando la sedia che si trovava accanto al letto. Dinah annuì, poi si poggiò con la schiena contro il cuscino. Mi sedetti, posai le mani sulle gambe, perché non volevo spaventarla e aspettai in silenzio. Non volevo dire un'altra cosa stupida come "ciao", però non volevo nemmeno riempirla subito di domande.

<<Sai cos'è successo?>>, chiese. La sua voce era così piccola, debole e spaventata...Cos'era successo alla ragazza che avevo conosciuto? Quella piena di gioia, che illuminava la giornata di tutti gli altri, era sparita nel nulla, lasciando spazio a questa sconosciuta che tanto le somigliava.

<<Ehm...so quello che sanno tutti gli altri...>>, risposi, alzando le spalle. Ero così nervosa che mi tremavano le mani, muovevo ripetutamente le gambe e il cuore batteva con violenza nel petto. Era un mix di avere troppa paura di dire la cosa sbagliata, il dispiacere di essere in questa situazione con una come Dinah e l'ansia da ospedale, che tanto odiavo, a quanto pareva.

<<Ero triste quando ve ne siete andati, però al tempo stesso, ero felice che voi foste realizzati>>, mormorò. Sapevo che dopo essermene andata, poco dopo se n'erano andate anche Normani e Lauren, però Dinah era rimasta in contatto con i miei amici, perché spesso vedevo le loro foto e mi raccontavano di quello che facevano tutti insieme. 

<<Tu e i ragazzi siete diventati amici>>, dissi. Lei annuì, guardandomi attentamente. Avevo paura di incontrare il suo sguardo, perché era così vuoto. Però, sapevo di non poter continuare a guardarmi le mani. Alzai gli occhi, incontrando i suoi. 

<<Perché sei rimasta qui, Dj? Anche tu avevi tanto da offrire>>, mormorai, mettendo su un'espressione confusa.

<<Poco dopo che ve ne siete andate, ho conosciuto un ragazzo. O meglio, già lo conoscevo, però, ho avuto modo di conoscerlo meglio. Era un tizio di scuola che ho incontrato la sera del mio compleanno due anni fa>>, spiegò. Perché si apriva proprio a me e proprio adesso? Qualcosa, però, mi diceva che l'avrei capito solo ascoltando la sua storia.
Non ricordavo bene com'era fatto il ragazzo, però mi sembrava di ricordarla con qualcuno la sera del suo compleanno. Non era una sorpresa: Dinah era bellissima, intelligente, dolce...era la ragazza che avrebbero voluto tutti, però, lei andava dietro al classico tipo bello e dannato. Quindi, ero sicura che il fortunato appartenesse a questa categoria.

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