Una dedica speciale alla mia "Normani", che oggi diventa una rompipalle maggiorenne❤
24 giugno, tre giorni prima...
Non avevo avuto notizie di Lauren, così come non avevo avuto notizie di Normani. Era una cosa positiva, perché entrambe stavano rispettando la mia scelta, ma al tempo stesso, sentivo la loro mancanza. Lauren era sempre stata una parte importante della mia vita, e Normani era diventata un'ottima amica. Dovevo ammettere che avevo notato dei comportamenti in lei che mi avevano fatto nascere qualche dubbio, però non era niente che non facesse anche con Lauren, quindi giunsi alla conclusione che ero una delle poche persone a cui aveva deciso di mostrare la vera sé stessa.
Normani e Lauren avevano un passato insieme, avevo scoperto da poco. Erano ubriache ed erano andate a letto insieme, prima che io e Lauren iniziassimo la nostra "relazione" e prima che scoprissi che anche Mani era interessata a me. Non avevo diritto di essere arrabbiata, e infatti, non lo ero. Solo che non riuscivo a togliermi quelle immagini dalla testa. Entrambe dicevano che non aveva significato nulla, e questo lo capivo perfettamente anche io. Adesso, però, ogni volta che guardavo o pensavo ad una delle due, si ripeteva nella mia testa tutto quello che era potuto accadere quella notte. Ero gelosa. Come lo ero sempre stata del loro rapporto, con l'unica differenza che adesso la mia gelosia aveva una base più fondata.
Non sopportavo l'idea che Lauren fosse andata a letto con Normani. Non sopportavo l'idea che Normani me l'avesse detto, solo perché era incazzata con me.
Se all'inizio volevo che Lauren me l'avesse detto, adesso desideravo che quell'incontro con Normani non fosse mai accaduto. Avrei vissuto la mia vita nell'ignoranza più totale, e sarei stata felice!
Non ce la facevo più. Volevo dimenticare tutto quello che era successo, tutto quello che mi avevano detto. Volevo ritornare a quei momenti in cui Lauren era mia amica e basta; quelli in cui fantasticavo su di lei; in cui mi divertivo a flirtare per scherzo con lei.<<Toc, toc>>, disse una voce alle mie spalle. Smisi di scrivere, lasciando cadere la penna sul quaderno. Sorrisi a Taylor, prima di alzarmi per andare a salutarla con un abbraccio. Lo ricambiò subito. Per alcuni, sarebbe stato strano se fossi stata sua amica, ma per noi era normalissimo. Lei era solo una ragazzina curiosa che voleva provare qualcosa di nuovo, mentre io stavo scoprendo me stessa. Mi aveva aiutato, non mi aveva giudicato, quindi mi affidavo a lei per qualsiasi cosa che accadeva in quel particolare momento della mia vita. Alla fine, però, si era trasferita e dopo un po', avevamo perso i contatti. Due anni dopo, avevo conosciuto Lauren.
<<Toglimi una curiosità>>, dissi, allontanandomi da lei per poter studiare i suoi occhi azzurri. <<Romperai le scatole qui, finché non tornerai a casa?>>, domandai, scoppiando a ridere. Lei si finse offesa, incrociò le braccia al petto e alzò gli occhi al cielo. Dopo un po', ridacchiò.
<<Esatto>>, mormorò, sembrando soddisfatta.
<<Oddio...>>, dissi, chiudendo gli occhi.
<<Forza, scema. Tua madre mi ha detto di venire a chiamarti>>, disse, colpendomi giocosamente il braccio. Uscimmo dalla mia stanza.
<<Cosa scrivevi? Sembravi così assorta nei tuoi pensieri>>, disse, mentre scendevamo le scale.
<<Mi piace scrivere quando ci sono delle emozioni contrastanti in me, quando voglio esprimere i miei sentimenti ma non so come altro fare. Diciamo che scrivevo le prime stupidaggini che mi passavano per la testa>>, dissi, alzando le spalle.
Non erano stupidaggini, infatti, scrivevo di uno dei giorni più belli della mia vita. Era stato il giorno dei mie diciassette anni, ed era un orribile lunedì scolastico. I ragazzi mi avevano salutato e mi avevano fatto gli auguri, promettendo di portarmi il regalo il sabato sera- ovvero quando avremmo festeggiato tutti insieme. A differenza delle feste di Lauren e Dinah, le mie erano composte solo dalla mia famiglia, i miei amici e una pizza.
Quando arrivò Lauren, ci salutò tutti normalmente, fumò una sigaretta e si voltò per parlare con me. Ero sconvolta e delusa, perché si era dimenticata il giorno del mio compleanno. Mi aveva poi chiesto di prenderle un libro dallo zaino, dato che doveva ripetere qualcosa. Ero stata davvero molto tentata di dirle di no, poi però sarebbe stato troppo infantile. Aprendo lo zaino, trovai una felpa che copriva tutti i libri. Strinsi le sopracciglia, perché a Lauren non piacevano molto le felpe, quando in realtà, erano davvero il capo di abbigliamento più bello che io avessi mai visto. Sopratutto quelle oversize. Ovviamente, per prendere il libro, dovevo togliere la felpa. La presi, allora lei mi guardò e sorrise.
<<Tanti auguri>>, aveva detto, indicando la felpa. Un paio di settimane prima, avevamo parlato del fatto che per un paio di anni, lei aveva giocato a softball, e che avevano tutte delle felpe con il loro cognome e numero di maglia. Le avevo detto che mi sarebbe piaciuto averne una simile. Quindi, non poteva di certo darmi la sua felpa, quindi me ne aveva fatta una. Di fatto, sul retro del tessuto grigio, c'era la scritta: Cabello 97, dove novantasette era il numero che durante il primo anno aveva usato Lauren.
Dopo quel regalo, Lauren mi aveva trattato come se fossi la donna più importante del mondo. Mi aveva abbracciata, mi aveva lasciato dei baci affettuosi sulla fronte, aveva detto ad Ariana:"<<Togli le mani dalla mia ragazza>>", quando mi aveva toccato il ginocchio, aveva detto che le importavo e...non ero mai stata più felice in vita mia.<<Terra chiama Camila, ci sei?>>, domandò Taylor, dandomi un colpetto sulla spalla per attirare la mia attenzione. Riprendendomi dai miei sogni ad occhi aperti, mi resi conto di essermi fermata sugli ultimi gradini delle scale. Continuai a camminare, chiedendo scusa alla mia amica.
Entrate in cucina, mia madre mi chiese una mano ad apparecchiare. Chiacchierammo del più e del meno, con Emma che raccontava degli aneddoti sulla loro vita ad Orlando. Raccontava del suo compagno, del ragazzo che aveva fatto perdere la testa a Taylor, dei ragazzi a cui Taylor aveva fatto perdere la testa...Sembrava tutto come una volta.
Dopo, verso la fine della cena, mia madre decise di lanciare la bomba su di me e Sofia.<<Ragazze, c'è una cosa che devo dirvi>>, iniziò, toccandosi la fede che aveva al dito. Papà ci guardò in silenzio, Taylor poggiò affettuosamente una mano sulla mia gamba ed Emma sorrideva debolmente.
<<Sei incinta?>>, domandai, subito. Sembrava nervosa ed agitata, cosa che non era quasi mai. L'unica volta in cui l'avevo vista in una maniera simile, era stato quando aveva scoperto di aspettare Sofia.
<<No>>, disse papà, ridendo.
<<Emma è qui per un motivo particolare>>, disse mamma, stringendo le sopracciglia. Sembrava lottare per trovare le parole adeguate da dire.
<<Il suo compagno è un architetto>>, ci disse, alzando lo sguardo per incontrare il nostro. La presa di Taylor sul mio ginocchio divenne più decisa, mentre il mio corpo si irrigidiva. Mamma non lavorava più ad un edificio da anni, ormai. Da quando papà aveva aperto il negozio, lei si occupava della gestione con lui, però sapevo che aveva bisogno della sua indipendenza. Voleva il suo denaro, non quello che guadagnava papà e divideva con lei. Era sempre stata una gran lavoratrice, una donna che si spacca la schiena per non far mancare nulla alla sua famiglia. Però, pur sempre una donna che non vuole dipendere da nessuno.
<<Mi ha offerto un lavoro>>, disse. Sofi batté le mani, felice per mamma. Non aveva capito...
<<Kaki, non hai sentito? Mami ha un lavoro, adesso! Dovresti essere felice>>, disse, confusa. Sorrisi debolmente a mia sorella, poi ritornai a guardare mia madre.
<<Dove?>>, mi limitai a dire.
<<Una città ad un'ora di macchina da Orlando. Camila, è un progetto importante. Essere stata presa in considerazione è una cosa meravigliosa per me, credimi>>, disse lei, guardandomi con occhi supplicanti. Sospirai. Ero felice per lei, però avevo la sensazione di sapere dove andava a parare tutta questa situazione.
<<Il contratto mi lega per un anno al progetto>>, disse. Ecco, come credevo.
<<E non pensi a me? Dovrò fronteggiare l'ultimo anno di scuola da sola! In un luogo che non conosco, con persone che non conosco. Sofi ed io abbiamo degli amici, qui, mamma>>, dissi. Non era infantile quello che stavo dicendo, vero? Magari no, però era maledettamente egoista.
<<Sono tre ore di macchina, Camila! Il fine settimana possiamo tornare a trovare i tuoi amici. E poi, lì avresti Taylor>>, disse mia madre. Lei non disse niente, consapevole del fatto che non aveva voce in capitolo in questa situazione. Tuttavia, mi tranquillizzava la mano che mi stringeva ancora il ginocchio.
<<Nessuno dice che sarà facile, Camila. Sappiamo che sentirai la mancanza dei tuoi amici, ma pensa al fatto che anche tua madre ed io lasciamo qualcosa qui. Però, lei ci tiene a questo lavoro e sai che non lo chiederebbe, se potesse farne a meno. Ha bisogno di farlo, e noi, come una famiglia unita, le staremo accanto>>, disse mio padre, prendendo la mano di mia madre.
<<E poi, sarà solo un anno. Poi, puoi fare domanda all'università di Miami, e capitare con i tuoi amici>>, disse lei, sorridendo.
<<Solo un anno, eh?>>, mormorai.
A/a
Scatenate pure l'inferno...
No, ma seriamente, cosa credete che accadrà, ora? La distanza tra Lauren e Camila, Normani che si è fatta indietro, lo stare con Taylor in una città che non conosce...? Farà delle nuove amicizie, magari. Incontrerà qualcuno? E poi, sbaglio o Lauren non ha detto ancora in quale college/università è stata accettata?
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TeenAge Dream
FanfictionCamila Cabello è un adolescente come tutte le altre, che nasconde un segreto che altri come lei nascondono. È lesbica. La sua vita cambia quando incontra Lauren, che dice di essere etero. Ma allora perché la guarda con tutta quella devozione? Perché...