Capitolo 11

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Ancor prima di iniziare questo capitolo, voglio che voi sappiate che il piano scolastico americano è molto diverso da quello italiano. I ragazzi iniziano le vacanze a fine luglio oppure a fine agosto (dipende dallo stato), e la consegna dei diplomi è prevista per l'ultima settimana scolastica. Tuttavia, siccome devono accadere un paio di cose, ho anticipato le loro vacanze a giugno e ho preferito far trascorre un po' di tempo prima della consegna dei diplomi (ho un po' "italianizzato" la situazione, per così dire).
Chiarito questo piccolo dettaglio, spero che il capitolo vi piaccia.

Essere usata e poi gettata via, era una cosa che credevo non mi sarebbe mai successa. Non mi fidavo parecchio delle persone, quindi ero sicura che prima di permettere a qualcuno di avvicinarsi a me in quella maniera, avrei fatto trascorrere il tempo necessario per assicurarmi di potermi fidare. Ma era successo, indipendentemente da tutti i miei problemi di fiducia. Lauren mi aveva usata. L'aveva fatto per ricordarmi che aveva potere su di me, per rendermi evidente che l'avrei scelta sempre. E la cosa peggiore? Non potevo evitare di pensare al piacere che mi aveva procurato, ma che era terminato poco dopo quando mi aveva lasciata da sola. Prendendo quel po' di buon senso che m'era rimasto, ero tornata a casa da sola, approfittando del fatto che Lauren fosse in bagno quando ero andata via. Erano trascorse due settimane e due giorni.
Da allora, Alessandro se n'era andato, le vacanze erano iniziate e lei non si era fatta vedere. Ero sparita anche per i miei amici, ma loro erano così presi dall'emozione di potersi finalmente riposare, da non aver nemmeno notato la mia assenza. Parlavano spesso su quel gruppo che avevamo fatto insieme, però non ero mai in vena di rispondere ed ero arrivata al punto di aprire la chat senza nemmeno leggerne i messaggi.
Parlai con Normani un paio di volte, tuttavia aveva uno spettacolo da fare e quindi alla fine, era stata presa dai suoi impegni  avevamo smesso di parlare. Dinah anche si era fatta sentire un paio di volte. Aveva capito che era successo qualcosa tra me e Lauren, ma ero intenzionata a dimenticare e non parlarne, era il primo passo per fingere che non fosse mai successo. Non mi rendevo conto che il dolore per quella situazione si stava annidando dentro di me, diventando più grande con ogni giorno che passava e che prima o poi, sarebbe esploso.
Lauren non si era mai fatta sentire. Non mi aveva mandato un messaggio da quando ero uscita da casa sua, ed immaginai che lei avesse anche dimenticato quell'avvenimento. Sapevo che non era più vergine, me l'aveva detto un giorno. Quindi, quello per lei non era stato importante. Dovevo essere solo una delle tante....forse la prima donna, ma sicuramente non la sua prima partner sessuale, per meglio dire. A meno che, non fosse andata a letto anche con altre donne prima di me. Aveva solo diciotto anni dopotutto, come avrebbe potuto fare così tante esperienze in meno di due anni dalla sua prima volta? Mi piaceva, quindi, immaginare che anche io- in un certo senso- fossi una prima volta per lei.

Con il passare dei giorni, mi resi conto di una cosa che mi era sfuggita completamente dalla mente: il compleanno di Dinah era vicinissimo! Di fatti, un bel giorno aggiunse me e le ragazze ad un gruppo che aveva chiamato "Fatemi tanti regali, stronzette"(accompagnato dall'emoji del cappellino da festa e due cuori rossi). Ci aveva spiegato che i suoi genitori avrebbero passato la notte fuori città, quindi il giorno prima del suo compleanno avremmo potuto passare la serata da lei. Il giorno dopo sarebbe stato dedicato a compiere ogni suo singolo desiderio fino alla festa della sera successiva. Un piano perfetto, a detta di Dinah. Una tortura per me, perché ci sarebbe stata anche lei. E non la volevo vedere. Però avevo promesso la mia presenza, erano tutte emozionate per poter passare del tempo con il Trio della Ribellione prima che iniziasse la consegna dei diplomi, e che quindi due terzi del trio andassero via verso il college. Questo mi sollevava il morale a modo suo, perché sapevo che non l'avrei più rivista. Ma ciò significava non uscire più di casa con la speranza di incontrarla per sbaglio, farsi mandare a casa degli Jauregui con il sorriso stampato in volto in caso in cui lei avesse aperto la porta. Sarebbe finito tutto all'inizio del prossimo anno scolastico. Potevo farcela.

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