Capitolo 6

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Anche se ci trovavamo in un parco, avevo l'impressione che le mie parole avessero messo a tacere il mondo intero. Non sentivo nulla se non il battito accelerato del mio cuore, mentre guardavo Dinah con occhi furiosi, pronta a sentire cosa mi avrebbe detto.
Lei sembrò essere presa alla sprovvista dalle mie parole, ma si riprese subito dopo con un sorriso e scosse leggermente la testa.
Spalancai gli occhi e la bocca per la sorpresa quando, senza che me lo aspettassi, lei iniziò a battere le mani, facendomi un applauso. Un'espressione soddisfatta si formò sul suo volto, e ridacchiò leggermente, aumentando la mia rabbia.

<<Finalmente hai fatto il primo passo...Dio, non sapevo più che altro inventarmi per farti aprire con me>>, disse. <<E comunque, ottima scelta di parole. Una Camila Cazzuta, mi piace tantissimo>>, continuò, sorridendomi soddisfatta.

<<Che diavolo...>>, borbottai, guardandola confusa.

<<Vuoi sapere cosa so e come lo so, no? Aspettavo solo che fossi tu a chiedermelo. Ovvio non mi aspettavo queste parole, ma comunque sono molto orgogliosa di te>>, disse, poggiandomi una mano sulla spalla. Questa ragazza era stranissima.

<<Vi lascio da sole...?>>, disse Alessandro, incerto. Non sapevo nemmeno io cosa rispondergli, quindi entrambi ci limitammo a guardare Dinah. Sì, stavo permettendo ad una ragazza qualsiasi di scegliere se l'unico a conoscere la verità- perché detta da me- dovesse andarsene o meno.

<<Se vuoi restare, fallo. Ma se non hai altro da fare, allora ti consiglio di tornare a casa>>, disse Dinah, alzando le spalle.

<<Va' pure>>, dissi, voltandomi per guardarlo negli occhi. 

<<Sicura?>>, chiese, stringendo le sopracciglia. Si preoccupava per me, come se fosse un fratello più grande. Era così dolce!

<<Sì, non preoccuparti>>, dissi. "Tanto peggio di così non può andare", pensai tra me e me.

<<Okay. Allora ci sentiamo dopo>>, disse, sorridendomi gentilmente. Mi lasciò un bacio veloce sulla guancia, rivolse un cenno del capo a Dinah a mo' di saluto e poi andò via.
Quando sparì completamente dalla mia visuale, mi voltai per poter tornare a guardare la ragazza bionda.

<<Raccontami tutto>>, dissi. Annuì.

<<Al primo anno, avevamo il corso di letteratura insieme, ti ricordi?>>, chiese. Quando annuii, lei continuò il suo discorso: <<C'era quell'insegnate che sarebbe andata in pensione, e che avrebbe fatto il suo ultimo anno con noi. Ti piaceva tantissimo>>.
Ovviamente sapevo di chi stesse parlando. La signora Healstrong, proprio come aveva detto Dinah, era stata la nostra insegnante di letteratura al primo anno. Era anziana, quindi una volta terminato l'anno, sarebbe andata in pensione. Eravamo la sua ultima classe, perché lei aveva solo classi del primo anno.
Era così dolce e simpatica, rendeva interessanti tutte le sue lezioni e a differenza di quello che uno avrebbe potuto credere, era super allegra. Una di quelle donne che si era goduta la vita dal primo momento, e che avrebbe continuato a farlo fino alla fine. 
Non ci mise molto a farci innamorare tutti di lei, ma io sentii una specie di connessione con lei  e prima di rendermene conto, era diventata come una confidente con me. I miei nonni paterni erano morti da parecchio, mentre mia nonna materna viveva ancora a Cuba, quindi non la vedevo spesso. Possiamo dire che, in un certo senso, quella donna mi ricordasse mia nonna e in quel periodo, avevo proprio bisogno di una persona con cui parlare. Era iniziato il liceo, ed io cercavo di fare fronte a me stessa e quella che ero.

<<Quando assegnava dei compiti scritti, che fossero relazioni o altre cose simili, le brillavano sempre gli occhi quando parlava dei tuoi compiti. Ed era sempre divertente vedere il rossore sulle tue guance quando ti chiedeva, o per meglio dire ordinava, di leggerli a tutta la classe per "fai vedere loro come si scrive, Camila">>, disse, ripetendo le parole che diceva sempre. Ridacchiai, perché lo ricordavo anche io.

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