Capitolo 4

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La vita a Hawkins è sempre uguale.
Io e Shouto siamo come prigionieri in una enorme gabbia di ferro sorvegliata da soldati in divisa: abbiamo un preciso programma con un ancora piú preciso susseguirsi di allenamenti specializzati e un ancora più ferreo protocollo da rispettare. Se solo proviamo a sgarrare, anche in modo impercettibile, sia le guardie che, soprattutto, il sottotenente Dabi, ci infliggono dure punizioni. 
Mi ricordo che una volta avevo finito la doccia con due minuti di ritardo e il tenente Dabi mi ha fatto svegliare ancora prima dell'alba: mi ha fatto correre per due ore attorno alla base mentre stava diluviando, e per finire mi ha anche dato una bella dose di frustate, tanto da lasciarmi numerose cicatrici sulla schiena e sulle braccia che credo non si toglieranno più.
Gli allenamenti normali sono ancora più duri, però. Durano tutta la giornata e ci fanno patire le pene dell'inferno. Vogliono che sviluppiamo la nostra resistenza e la nostra precisione nell'uso delle armi: per questo ci fanno fare percorsi ad ostacoli molto pericolosi ed esercitazioni di ogni genere. Inutile dire che se tentiamo di scappare o disubbidiamo agli ordini ci verrà inflitta una punizione esemplare. 
I primi mesi sono stati in assoluto i peggiori. All' inizio ero veramente negato per l'uso delle armi: ogni volta che prendevo in mano un fucile le mie mani cominciavano subito a tremare e nella mia mente riaffioravano i ricordi del giorno in cui ero stato portato lì. Al ricordo del sangue di Joichi che scavava una pozza sempre piú grande nel terreno il mio corpo non rispondeva piú ai miei comandi. Di conseguenza venivo ripetutamente punito per la mia incapacitá di apprendimento e minacciato di far del male a mia madre. Ma nonistante questo, la causa del mio profondo malessere non erano gli allenamenti o la fatica. Era la solitudine il vero problema. La solitudine e il rimorso.
Non riuscivo a dormire. Ogni volta che chiudevo gli occhi vedevo il volto di mia madre in lacrime.
Avevo promesso che non l'avrei fatta piangere di nuovo.
Sentivo chiaramente la sua voce straziata urlarmi nelle orecchie fin dentro ogni mia cellula.
"Izuku!"
E mi rigiravo nel letto, sconsolato, sentendo due righe di lacrime scendere sulle mie guance e bagnare il cuscino in un pianto silenzioso.

Il papà era partito da quasi due anni, ormai. Eppure la guerra era finita. Tutti gli uomini stavano tornando alle loro case. Si sentivano grida di bambini e si vedevano lacrime di gioia sul volto delle madri.
Ma allora come mai lui non tornava?
"Non preoccuparti, Izuku. Papà è forte. Vedrai che tornerà a momenti."
Ma lui non tornava.
La mamma continuava a sperare. Era l'unica cosa che poteva fare.
Fino a quando non arrivarono due soldati con quella stupida lettera. Era chiusa con la ceralacca e aveva una banda nera su un angolo.
La mamma si accasciò per terra e mi strinse a sè. Non potevo vederla in faccia, ma sentii delle lacrime calde bagnarmi il collo.
"Mi dispiace Izuku!"
Non riuscivo a vederla così. Ero piccolo, ma promisi che non l'avrei mai più fatta piangere.
Mai più.

Passati i primi mesi avevo capito: dovevo fare tutto quello che volevano. Era l'unico metodo che avevo per mantenere mia madre viva, sebbene non ne avessi pienamente la certezza.
Mi immergevo completamente negli allenamenti. Le mie mani cominciarono a tremare di meno, fino a quando non smisero del tutto. Non provavo più nulla. Il mio animo si era ridotto a una landa desolata.
Fu in quel momento che iniziai a parlare con Shouto: mi ero subito accorto che era una persona molto distaccata e fredda, ma dopo un po' avevamo stretto subito una singolare amicizia e lo reputavo il mio unico e vero amico lì ad Hawkins. Probabilmente diventammo amici anche perchè non avevamo nessuno con cui stare, e alla fine la solitudine e il bisogno di comunicare con qualcuno prevaricava addirittura la diversità abissale dei nostri caratteri. 
A forza di estrapolargli costantemente informazioni riuscì a capire che lo avevano portato lì per conto di suo padre, il Maggiore Endeavor. Voleva infatti che insegnassero al suo erede le tecniche di combattimento. Parlava poco e controvoglia di quest'argomento, quindi preferivo non chiedere oltre.
Il suo quirk si chiama " Metà Ghiaccio Metà Fuoco " e vista la sua forza nel combattimento lo avevano selezionato per il progetto delle armi umane.
Al contrario di Shouto, io ero preoccupato per il mio quirk: non riuscivo ancora a controllarlo a dovere e ogni volta che lo usavo finivo per farmi male. Avevo paura che se non avessi imparato a padroneggiarlo almeno un po' avrebbero finito col farmi fuori, e di conseguenza far fuori anche mia madre. Potevo vederlo negli occhi di Dabi, che dopo un altro allenamento infruttuoso mi lanciava degli sguardi che anche un cieco avrebbe capito senza nessuna esitazione.
Per rimediare a questo, un giorno mandarono a Hawkins un nuovo maestro: un asso nel combattimento, che sosteneva di essere un amico di All Might. Si chiamava Gran Torino.

" Forza, ragazzo! Vediamo se questa volta riuscirai a battermi."
Le lampade a led della stanza che io e Gran Torino usiamo per i nostri allenamenti mi sembrano ancora piú soffocante del solito. Cerco di ignorare qiesta sensazione piú che posso, mentre provo a concentrarmi.
Non faccio in tempo nemmeno ad arrivare a lui che ricevo un calcio proprio sulla schiena. Rimango senza fiato per un secondo, per poi rotolare su un fianco e finire a quattro zampe sul pavimento. Sospiro e mi asciugo ol sudore. Gran Torino mi aspetta in mezzo alla stanza. Non indossa l'uniforme mimetica: non ha voluto farlo, e questo gli ha inimicato tutto il dipartimento, compreso il sottotenente Dabi. Da sotto i suoi piedi escono ancora dei piccoli getti d'aria.
Mi guarda con occhi severi. So benissimo che cosa vuole intendere con quello sguardo: fopo tutti gli allenamenti che ho fatto e le convlusioni a cui sono giunto, e il momento di crescere, di fare sul serio.
E di assicuratmi finalmente un posto stabile qui.
"One For All: Full Cowl!"

----ANGOLO DI UN'AUTRICE----

Personalmente a me piace molto il personaggio di Gran Torino, e visto che veniva quasi sempre trascurato nelle storie ho deciso di metterlo nella mia.

Al prossimo capitolo!

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