Capitolo 18

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" Scegli da che parte stare. "

Le parole di All Might mi rimbombano prepotentemente nella testa. Prima non avrei saputo trovarci un senso, ma dopo aver visto con i miei occhi quello che si nasconde nelle viscere dell'Accademia militare non posso non rimanere assillato da numerosi dubbi. Se quello che mi è stato raccontato dagli ormai ex professori è vero, questo significa un totale stravolgimento delle carte in tavola. Se davvero quello che considero il mio padrone, ossia l'esercito, è guidato da persone così malvagie e senza scrupoli disposte persino a mandare dei ragazzini in guerra come armi umane, quello in cui credo e a cui sono rimasto aggrappato per ben due anni si polverizzerebbe all'istante, diventando cenere.
Ma cosa ne potevo sapere, d'altronde? D'altra parte sono comunque dei ribelli, senza contare che se avessi disubbidito agli ordini dell'esercito il sottotenente Dabi avrebbe immediatamente ordinato l'uccisione di mia madre.
In poche parole, sono in un vicolo cieco.

Dopo una notte praticamente insonne passata a rimuginare, decido di spingermi fin sul tetto dell'istituto, sperando che almeno l'aria fresca del mattino mi aiuti a riflettere. Non ho voglia di incontrare Shouto: quindi, in base alle mie poche conoscenze, cerco di scegliere i corridoi meno trafficati per arrivare alla mia meta.
Ogni volta che giro l'angolo incontro lo sguardo di decine di ragazzi come me, i quali mi fissano con sospetto, probabilmente perchè contrari al fatto che possa scorazzare libero per la loro Base Segreta, con le armi e gli approvvigionamenti tutti in bella vista, pronti a essere usati per neutralizzarli in qualsiasi momento. Personalmente non li biasimo; anche io se fossi nella loro condizione  lo avrei reputato estremamente pericoloso e privo di ogni logica.
E quindi perchè?
Perchè farlo, perchè spingersi a tanto?
Possibile che tutto quello che ci hanno detto sia vero?
E' l'unica soluzione possibile, l'unica con un minimo di senso in questa strategia rischiosissima che a quanto pare hanno deciso di adottare.
Ma la vera domanda è: sono disposto a collaborare?

Il Generale batteva ripetutamente le dita lunghe e magre sul bracciolo della poltrona, causando un fastidioso ticchettìo soffocato che si diffondeva in tutta la stanza immersa nella penombra. Il rumore smise immediatamente quando la porta si aprì facendo entrare il tenete Kurogiri, il quale vagò per alcuni secondi con lo sguardo rivolto al grande camino che ardeva delle ultime braci, ormai pronte a spegnersi.
" Avete chiesto, generale? "
" Allora, li avete trovati? " Shigaraki tradiva nella sua voce una grande ansia, la quale veniva spesso fuori quando le cose non andavano esattamente nei suoi piani.
" Non ancora Generale, le assicuro che stiamo facendo il possibile per trovarli. "
" Avete controllato i loro segnalatori di posizione? "
" Abbiamo provato, ma come credevamo glieli hanno tolti quando li hanno catturati. Ho comunque mandato una decina di uomini sul posto, ma ne sono tornati solo due, di cui uno in pessime condizioni, mentre l'altro ha saputo dirci solo che si trattava di un'imboscata prima di svenire. "
L'espressione del Generale divenne improvvisamente adirata. Strinse forte il bracciolo della poltrona, il quale cominciò lentamente a sgretolarsi, fino a quando non ne rimase che lo scheletro in legno.
" Mandate il sottotenente Dabi e la sottotenente Toga sul campo. Assegnate loro il compito di trovarli, a costo della vita. "
" Signore, non sia così affrettato. Magari se provassimo a mandare un plotone di uomini bene armati in una certa zona dell'area potrebbero... "
" NON HAI SENTITO QUELLO CHE HO DETTO? " La voce del Generale si era fatta acuta, come quella di un bambino che pretende di essere preso sul serio. Se ne rese conto anche lui, e cercando di mascherare la sua ira infantile ribadì sommessamente:
" Questi sono gli ordini del tuo superiore. Hai qualcosa da ribattere? "
Kurogiri si lasciò sfuggire un sospiro rassegnato prima di rispondere.
" Sarà fatto, Generale. "
" Bene. E ora lasciami solo. "
Con uno scalpiccìo di scarpe il tenente se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle.
Il Generale immerso nel buio, con gli occhi illuminati dalla tenue fiammella del camino, si lasciò sfuggire un sorriso.
" Ora veniamo a prendervi. "

Certo che le nuvole sono proprio bellissime. Con quel loro candore soffice sono capaci di tirarti su di morale anche nelle giornate più storte.
Questo diceva mia madre, mentre guardava il cielo.
Questo lo diceva prima che cominciasse a guardarmi in modo diverso.
Prima che cominciasse ad odiarmi.
Prima che non sapesse più distinguere il suo adorato figlio dalla persona che più odiava.
Cosa ti succede quando anche l'unica persona che ti capisce e ti vede come te stesso ti abbandona?
Ed è in questo momento, quando nessuno ti vede più per come sei, che cominci a crederlo pure tu.
Credere di non essere nulla.
Di non provare nulla.
Credere che non ti importi nulla.
L'indifferenza ti travolge come un'onda di piena, forzandoti a credere di essere solo un burattino, senza alcuna vita dentro di sè.
Non c'è tristezza, rabbia, paura, o qualcos'altro.
Solo, ed esclusivamente indifferenza.
Questo è quello che ero, e quello che sono ora.
Ma sento che adesso qualcosa, un piccolo frammento della mia prigione di vetro, si è crepato.
Qualcosa si è sbloccato, come una molla di un vecchio giocattolo.
Ho avuto il coraggio di tirare un pugno alla parete che mi ero costruito da solo, forse solo per vedere come sarebbe stato viverci senza.
E forse tu non lo sai, ma la scintilla che mi ha fatto alzare da terra, quella che mi ha dato la forza per scagliarmi contro il mio mondo fatto di bugie, sei tu, Midoriya.
Ora sono sdraiato su quella che adesso è la mia branda. Non sono voluto uscire, non ho voglia di rivederti, o di incrociare il tuo sguardo. Specialmente adesso che ho gli occhi gonfi di lacrime che ancora non vogliono uscire.
Ma non preoccuparti, sono lacrime di gioia.
Sappi solo che non ti ringrazierò mai abbastanza.


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