Capitolo 5

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Gli allenamenti con Gran Torino sono i più duri in assoluto. In confronto quelli normali erano una passeggiata. Ciononostante, il vecchio non aveva mentito; dopo poco piú di due settimane ero infatti capace di manipolare il One For All al cinque per cento. Non era molto, ma almeno ora la mia posizione ad Hawkins era diventata pressochè stabile, e a sentire Dabi mia madre non si trovava piú in pericolo, sebbene la continuassero a tenere d'occhio a distanza.
Chiedevo molto spesso al sottotenente notizie di lei, ma spesso vengo ignorato bellamente oppure mi vengono riferite sempre le stesse informazioni, nella speranza che mi stanchi di chiederle. Questo fa maturare dentro di me un' ansia crescente, che tento con tutta l'anima di riuscire a nascondere.
Non posso essere ancora tranquillo. So benissimo che se non impareró a usare i miei poteri in modo efficace e a ottenere una notevole potenza con le armi non mi lasceranno mai tornare da mia madre. Devo imparare a sopravvivere a quello che mi si parerá davanti, o saró costretto a soccombere senza averla rivista nemmeno una volta.

È già passato un anno: nè io nè Shouto abbiamo festeggiato il nostro compleanno. D'altra parte, l'idea di festeggiare il passare del tempo trascorso lì con frasi felici, hna torta e dei palloncini colorati non ci passa nemmeno per l'anticamera del cervello, e stessa cosa vale per i nostri superiori. Fortunatamente però mi sono fatto dare un piccolo calendario da una guardia con la mano lunga e mano a mano conto i giorni che ci separano dal nostro avvento in battaglia. Hanno detto che l'addestramento sarebbe durato due anni. Ne avró sedici quando andró in guerra come arma umana.

Il tempo mano a mano è passato e mi accorgo che più stringo amicizia con Shouto più divento apatico nei confronti delle persone che mi circondano. Certo, non che abbiamo spesso occasione per parlare con qualcuno, ma posso sentirlo dentro di me, nel mio modo di pormi e di percepire me stesso. È come se tutto, intorno a me, fosse sotto uno strato spesso di cotone, che ovatta e distorce qualsivoglia impulso proveniente dal monfo esterno. I miei incubi, intanto, non si sono affatto attutiti, anzi. Certe notti mi sveglio mandido di sudore perchè non riesco a ricordarmi il volto di mia madre, mentre di giorno mi immergo nella monotonia degli allenamenti e nella foga degli spari, alla disperata ricerca di un posto sicuro dove pensare.
Nelle esercitazioni belliche combattiamo solo con armi comuni: ci è stato vietato di usare i nostri quirk fino a che non fossimo andati in guerra, a eccezione delle lezioni sul potenziamento dell'unicitá.  Probabilmente temono che possiamo causare confusione in uno spazio non attrezzato e sicuro dove manifestare i nostri quirk, e che ci facciamo male, compromettendo il nostro operato nelle forze armate.
Sto diventando una macchina da guerra senza una vita ptopria, e la parte peggiore è che ne sono pienamente consapevole.
L'unica persona che mi fa sorridere ancora è Shouto. Come me, anche lui è caduto vittima del distretto H1, perciò riesce a capirmi più a fondo. Certo, non che sia un burlone, ma riesce comunque a farmi scappare un sorriso sforzato ogni tanto.

Un giorno cone tanti (non riesco a ricordare quale di preciso, è difficile per me riordinare i ricordi legati a quel periodo in ordine cronologico) siamo andati alla zona di simulazione bellica. Stavamo facendo un'esercitazione di combattimento, e quelli della base ci facevano usare delle persone vere come nemici. Saremmo stati meglio preparati a combattere sul campo, hanno detto. All'inizio ho provato un profondo ribrezzo all' idea di dover sparare contto delle persone in carne e ossa, ma alla fine sono diventato così fissato che non me ne importa più. Semplicemente penso che siano solo nemici.
Solo e soltanto nemici.
Questa volta avevano cambiato il campo di addestramento: simulava una città distrutta, probabilmente dopo un bombardamento. I palazzi erano rasi al suolo come caatelli di carte, e le macchibe ribaltate ostruivano il passaggio do qualsiasi cosa piú grande di noi. Ci era stato dato l'ordine di eliminare nel minor tempo possibile un plotone di circa trenta uomini che si era nascosto in un punto del campo. Se non avessimo portato a termine la missione nel limite di tempo di trenta minuti, ci saremmo beccati una bella dose di energia elettrica in corpo.
Ci hanno fornito un fucile da cecchino, due pistole e un coltello, insieme a una mappa della zona.
"Guarda, qua al centro c'è un grosso edificio con una buona posizione sopraelevata. Se hanno un fucile di precisione, cosa molto probabile, si devono per forza essere nascosti lì."
Dó a Shouto il cecchino. Ha una mira molto migliore della mia ed è imbattibile quando si tratta di attaccare a distanza.
"Allora, tu me li porti fuori e poi io li elimino col fucile da quest'altro palazzo qui a sinistra."  
Decisa la strategia, cominciamo a camminare tra la macerie in direzione del nostro obbiettivo.
"Di sicuro davanti al palazzo avranno lasciato delle sentinelle. Affido a te il compito di farle fuori."
Shouto mi sorride leggermente, per poi mettersi il fucile il spalla e alzare il pollice.
"Non mancherò il bersaglio."

Entriamo nel palazzo di fianco al nostro obiettivo passando dalla porta sul retro, in modo che non ci vedano. Todoroki si posiziona davanti a una finestra al secondo piano, in modo da avere una buona visuale sull'entrata dell'edificio.
"E' libero?"
"Ci sono due sentinelle davanti alla porta principale."
"Sicuro che il colpo possa arrivare fin lì?"
"Questo fucile ha una distanza di tiro di circa ottocento metri. Da qua alle sentinelle ce ne dovrebbero essere trecento."
Shouto posa l'occhio sul mirino. Prende la mira e spara una, poi due volte.
Si gira verso di me.
"Ora tocca a te. Portameli tutti fuori, quei bastardi."
Gli sorrido, per poi prendere in mano le due pistole e uscire.
"Ci puoi scommettere."

----ANGOLO DI UN'AUTRICE----

Scusate se non sta succedendo molto ma ci tengo a descrivere bene il rapporto tra Shouto e Deku prima che quest'ultimo incontri il nostro esplosion boi. 

Spero che questa storia vi stia piacendo e vado a scrivere il prossimo!

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