Capitolo 1

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E' pomeriggio e la piccola fattoria è circondata da braccianti e contadini venuti ad aiutare mia madre e me con il raccolto estivo.
Abbiamo avuto fortuna: gli alberi sono stracarichi di frutti e i campi di grano e di erba alta di un verde brillante accerchiano la piccola casa di campagna. Quest'anno è probabile che racimoleremo abbastanza soldi per poter riparare il fienile, che durante una grandinata molto forte si è ritrovato con un buco nel tetto.
Oggi i contadini sono impegnati a raccogliere le pesche. I rami sono così appesantiti da quel carico così abbondante che sembrano sul punto di spezzarsi. Prendo un frutto e lo addento, mentre il suo sapore zuccherino mi inonda il palato e la lingua.
"Quest'anno il raccolto è veramente fantastico!"
Non mi sono accorto che mia madre fosse lì, e annuisco con un sorriso.
"Credo proprio che quest'anno riusciremo a riparare il fienile."
"Lo credo anch'io!"
Mia madre si asciuga il sudore dalla fronte con la mano, per poi indicare un cespuglio dall'altra parte della fattoria.
"Senti Izuku, perchè non vai a raccogliere un po' di fragole per pranzo? Vorrei farci una bella torta!
Il cestino lo puoi prendere dal magazzino."
"Va bene, mamma!"

Comincio a camminare verso una piccola baracca di legno, dove teniamo gli attrezzi e le sementi. Prendo un cestino e mi incammino verso il cespuglio, salutando gli altri contadini che incontro lungo il tragitto. Le fragole si trovano a lato del viale alberato che conduce a casa mia, e approfitto di questa posizione per fare un salto a casa a prendere un cappello per ripararmi dal sole pungente di agosto.
Poco prima di entrare in casa però sento un rumore ruggente di un motore e uno stridìo di pneumatici. Mi volto: non aspettavamo visite, e comunque la maggior parte della gente che conoscevamo non possedeva una macchina. Ho un brutto presentimento, come una morsa allo stomaco.
Strizzo gli occhi verso la fine del viale e riesco a vedere due veicoli che sfrecciano verso la fattoria: la prima è una macchina nera molto elegante, mentre il secondo è un furgone coperto da un telo mimetico.
Con una sterzata si fermano a pochi metri da me, mentre una sensazione di paura mi attanaglia il corpo, impedendo qualsivoglia movimento. Tutte le persone si sono avvicinate per vedere chi fossero i proprietari delle auto, e anche mia madre si fa largo tra la folla e si mette al mio fianco, per poi cercare di sorridermi.
"Non preoccuparti, Izuku."
Dall'auto nera esce un uomo che sembra fatto di un denso fumo scuro. Indossa un completo elegante, come d'altronde  lo è tutta la sua figura, e si porta appresso due possenti guardie del corpo. Si avvicina a mia madre con passi sciolti, per poi dirle freddamente:
"E' lei la madre di questo ragazzo?"
"S-sì, sono io." Risponde lei dopo un attimo di esitazione. "Chi è lei?"
"Sono il tenente Kurogiri, mandato per conto dell'esercito. Ci è stato ordinato di requisire il qui presente Izuku Midoriya, quattordici anni, residente nel villaggio di Salem nella provincia dell' Est, per prestare servizio nelle forze armate di sua maestà. Il ragazzo verrà con noi."

Io e mia madre restiamo senza parole. Non riesco a dire nulla. In guerra? Io? E' uno scherzo. Ho compiuto quattordici anni neanche un mese fa, senza contare che so a malapena come è fatto un fucile. Perchè mai dovrebbero venire a prelevare uno come me, un contadinotto di  provincia, per andare in guerra

Uno dei colossi di fianco all'uomo di fumo mi prende per un braccio e mi spinge dentro al rimorchio del furgone. Incomincio ad urlare, mentre tento disperatamente di liberarmi, sebbene con scarsi risultati. Con la coda dell' occhio riesco a scorgere mia madre, che intanto si è gettata ai piedi del tenente. È in ginocchio e un fiotto di lacrime le riga le guance. Il suo viso stravolto mi trafigge il cuore come una pugnalata al petto.
"Non mi portate via il mio Izuku! Vi prego! È l'unica cosa che mi rimane! "

L'uomo la guarda per alcuni interminabili istanti con due occhi glaciali e dopo uno schiocco della lingua pieno di sufficienza si gira verso le auto, incamminandosi verso quella nera.
"Suo figlio servirà la patria, questi sono gli ordini."

Improvvisamente da dietro mia madre si palesa Joichi, un nostro carissimo amico di famiglia. Il suo viso abbronzato, segno della sua lunga vita in mezzo ai campi, è solcato da una grossa ruga che converge in un unica riga le sue sopracciglia folte. In mano ha una forca, che butta per terra vicino a lui insirme al suo cappello di paglia. Aiuta mia madre a rimettersi in piedi, per poi andare incontro al tenente.
"Senta, sono sicuro che si puó trovare una soluzio- " Non fa nemmeno in tempo a finire la frase che uno dei due energumeni tira fuori una piccola pistola e gli spara un colpo proprio in mezzo agli occhi. I suoi occhi si sgranano per un istante, prima che il suo corpo crolli a terra con un tonfo sordo. Una grossa macchia di sangue si infiltra tra la terra, mentre da mia madre esce un rantolo inumano. Nessuno urla. La gente è completamente paralizzata dal terrore. È in quel momento che sento delle calde lacrime scendermi lungo il viso.

Il furgone riparte verso il viale, lasciandosi alle spalle la casa dove ero cresciuto. Un nuvolone di polvere si alza da terra, mentre con le unghie cerco di saltare fuori dal veicolo. Mia madre ormai è una figura sempre piú piccola in lontananza. Allunga una mano verso di me, mettendosi a correre.

"Izuku!"

"Mamma!"

"IZUKU!"

"MAMMA!"

Lei si avvicina sempre di piú, fino a quando la sua mano sta per afferrare la mia, che si sporge fuori per cercare di prenderla. Il furgone peró aumenta di velocitá, tanto che lei non puó piú stargli dietro, e le nostre estremitá si allontanano di nuovo.
L'ultima cosa che vedo è il viso di mia madre in lacrime, prima che qualcuno mi colpisca forte alla testa.

Poi è solo nero.







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