Capitolo 30

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Tamaki eè crollato dal sonno sulle grandi poltrone di pelle impolverata. Probabilmente non regge così bene l'alcool. Anche Nejire e Mirio ormai sono piú di lá che di qua, e dalla prima arrivavano solo movimenti lenti degli occhi, i quali scrutano acquosi la stanza. Kirishima è di fianco a me, e la sua voce troppo alta mi trapana i timpani, sebbene il suo discorso sia abbastanza interessante. Scopro che ha scoperto il suo quirk andando in bagno, e per quello si è causato la cicatrice sopra il suo occhio destro. Non può fare a meno di mettersi a ridere sguaiatamente battendo la mano sul bracciolo del divano, facendo così rovesciare una buona dose della bottiglia che ha sottobraccio. Finisce tutta sulla mia maglietta, e subito mi arriva alle narici un forte odore di alcool che mi fece girare la testa.
" Midoriya, scusami! Non volevo farol, farorol, farlo ecco! Aspetta, " dice prendendo un fazzoletto di carta dalla tasca: " Forse riesco a mandarlo via... "
" Sei molto gentile Kirishima, ma non credo che il fazzoletto cambierá qualcosa, temo. Vado un attimo in bagno, ok? "
Detto questo mi alzo dal divano e mi incammino verso la porta, ma inciampo sul tappeto e finiisco con la testa proprio sulla tua pancia, stesa a terra insieme a tutto il tuo corpo inerte. Ormai sei nelle condizioni di  un coma etilico, a parer mio. L' impatto è talmente forte che ti risvegli subito e non faccio in tempo a togliermi del tutto che vomiti tutto quello che hai direttamente sulla tua maglietta e sulla mia, che ora puzza in un modo indescrivibile.
" Cazzo... "
Rimaniamo senza parole per alcuni istanti, fino a quando un nuovo attacco ti fa girare repentinamente di lato e rimetti ancora, questa volta sul pavimento. Mi giro subito verso Kirishima, indicando gli altri che dormono.
" Veloce, portali di sopra, che se li lasciamo qui con l'odore che c' è finisce che vomitano pure loro. Io intanto porto Kacchan in bagno a pulirsi! "
Lui annuisce prontamente e incomincia a sollevare delicatamente i compagni e a portarli di sopra nelle camere da letto provvisorie che avevamo allestito, mentre da parte loro arriva solo qualche grugnito di risposta.
Io intanto, con non poca fatica, ti carico a peso morto sulle spalle, e incomincio la mia lunga e penosa Odissea verso il piccolo bagno vicino al soggiorno, dove ti lascio andare a mó di "carico" in modo da sederti sulla tazza del water. Guardando in giro riesco a trovare un secchio, che tu prendi voracemente e ti appiccichi al torace. Io intanto mi tolgo la maglietta per cercare di far sparire almeno il grosso dello sporco che le è stato buttato addosso. L' acqua è gelida e rabbrividisco a contatto con essa, mentre sento dietro di me una serie di rantoli e gemiti che peró, constato sollevato, finiscono mano a mano per attenuarsi. Quando ritengo di aver finito mi giro verso di te e sono sollevato nel vedere che intanto il secchio non ti è servito. Anche gli occhi sono piú luminosi, e hai smesso di sudare.
" Su, dammi la maglietta. "
Tu mi guardi con occhi interrogatori. Probabilmente non hai capito una parola di quello che ho detto. Sospiro esasperato, conscio che sarebbe toccato a me l'arduo compito.
" Eppure vi avevo detto di andarci piano... "
Ti tolgo il secchio dalle mani e non incontrando la benchè minima resistenza, incomincio a toglierti di dosso l' indumento sporco. Alla vista di quegli addominali scolpiti, ora messi ancora di piú in risalto grazie al sudore, il mio cuore non può fare a meno di perdere un battito, mentre le mie mani si arrestano per un istante. Tu te ne accorgi, per poi lasciarti sfuggire una risatina. Ormai rosso in viso e con le mani tremanti finisco il mio lavoro, per poi girarmi di fronte al lavandino.
Non passano che pochi minuti prima che senta una presenza dietro di me. Mi giro di scatto, ma solo per avvertire il tocco di due mani ferme sui miei fianchi. Un brivido mi percorre la schiena, mentre il cervello ormai va in tilt. Quel semplice contatto riesce a darmi così tante emozioni tutte insieme, in un mix sensoriale che mi fa venire la pelle d'oca. Un fiato caldo mi soffia sul collo, mentre le mani cominciano a salire, esplorando ogni singola parte della mia pelle, ora estremamente sensibile. Ogni vertebra viene accarezzata con dolcezza, la quale trasporta un prominente desiderio.
Due labbra calde e umide cominciano a toccarmi il collo, succhiando e baciando dolcemente. In un attimo mi ritrovo a reclinare la testa all'indietro, come a creare un buon punto d'appoggio a quelle maledette labbra, che ormai volevo sulle mie.
Tutto il mio corpo è attraversato da brividi di piacere, mentre le mie labbra si schiudono per lasciar trapelare un sospiro soffocato.
Sto perdendo il senno.
Devo dire basta adesso, oppure non sarei riuscirò più a contenermi.
Basta.
Basta.
Basta.
BASTA.
Due lacrime si schiantano nel lavandino, silenziosamente.
Le mani si fermano di colpo, così come le labbra e il fiato che improvvisamente si allontana da me, lasciandomi al freddo in quel piccolo bagno.
Dopo quelle prime due ce ne sono altre, che come le prime rimangono sulla superficie bianca del mobile. Abbasso la testa.
Cosa sto facendo qui?
Devo proprio vergognarmi.
Solo un singhiozzo, prima che quelle mani calde mi stringano in un abbraccio. Il calore mi avvolge, il corpo smette di tremare. I muscoli si rilassano, la testa diviene un peso morto, gli occhi fissano senza scopo quelle lacrime sotto di me.
" Stai calmo. "
Due semplici parole che da te non mi sarei mai aspettato di sentire. Irreali all'inverosimile dette da quella familiare voce graffiata, sempre scontrosa, ma che in questo momento sanno placare il mio pianto silenzioso. Non mi interrogo, no. Non in questo momento. E' tutto così assurdo, penso. D' altronde, in questo momento farsi delle domande sarebbe assolutamente inutile.
Mi accascio a terra e ti mi segui, in modo incredibilmente docile. Faccio in modo da appoggiarci alla parete mentre io ormai chiudo gli occhi, lasciandomi condurre. La tua stretta rimane ferrea, ma allo stesso tempo avvolgente e confortante.
Non ho piú freddo.

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