Capitolo 20 ~ Adrian

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Smettetela di pensare che i figli di Zeus / Giove svengono troppo, vi prego. Non è colpa mia se mio padre mi ha passato poteri che ti stancano subito, ok? Non l'ho scelto io!
Mi svegliai in infermeria per la seconda volta in due giorni. Mi misi seduto e notai di essere solo nella stanza.
Il mio stomaco brontolò. Probabilmente era ora di pranzo.
Dalla stanza accanto sentii una voce femminile cantare.
L'avrei riconosciuta tra mille.
Era Allison.
Mi alzai e, zoppicando, raggiunsi la porta socchiusa per guardare: Allison stava sistemando l'armadio delle scorte di farmaci dell'infermeria, canticchiando allegra. Forse era il suo sorriso, o forse il suo potere di trasmettere emozioni, ma mi sentivo felice.

So tell me that you love me, yeah
And tell me that I take your breath away
Maybe if you take one more, then I would know for sure
There's nothing left to say
Tell me that you love me anyway

Continuò la canzone canticchiando con le labbra chiuse, così aprii la porta del tutto e mi appoggiai allo stipite con le mani in tasca.
-È molto bella quella canzone. -dissi.
Allison mi guardò da sopra la spalla e mi sorrise.
-Anche la tua voce lo è. -continuai quando si rimise a sistemare l'armadio.
La figlia di Apollo mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Aveva un rossore soffuso sulle sue guance che mi faceva impazzire.
Mi guardai attorno, cercando di calmare il cuore che batteva all'impazzata. Il magazzino delle scorte era abbastanza grande, con scaffali pieni di medicinali e bende.
Allison sbuffò.
-Che c'è? -le chiesi spostando di nuovo lo sguardo su di lei.
-Non riesco a... -era in punta di piedi per raggiungere lo scaffale più in alto. -Non ci arrivo.
Mi avvicinai, presi delicatamente il panno che usava dalle sue mani e pulii lo scaffale. Poi le restituii lo straccio e le sorrisi.
-Fatto. -dissi.
Allison mi guardava con la bocca socchiusa, ma mi sorrise a sua volta: -Grazie.
-Di niente, Sbuffo di Nuvola.
Mi morsi la lingua. L'avevo chiamata con un soprannome sdolcinato come se... beh avete capito.
Lei mi guardò, interrogativa. Poi rise.
-Mi piace come soprannome.
E a quel punto risi anche io.
-D'accordo, Sbuffo di Nuvola. Ogni tanto ti chiamerò così. Posso?
Allison annuì: -E io come devo chiamarti? Dante? -scoppiò a ridere di nuovo.
-Ah ah. Divertente. -dissi sarcastico. -Dai, ti aiuto a pulire.

Era pomeriggio inoltrato quando Chirone mi convocò alla Casa Grande con Audrey, Crystal, Austin, Kendall e Allison.
Voleva sapere della profezia che Rachel aveva annunciato nel bosco e, dato che eravamo presenti tutti e sei, ci aveva chiamati.
Dopo le nostre testimonianze (se possiamo dire così), ci chiese se avessimo qualche idea sul significato dei versi.
-L'unica cosa chiara è che il Campo Mezzosangue verrà attaccato. -disse Allison. -Riguardo al resto...
Guardò verso me e gli altri come per chiedere se qualcuno avesse delle proposte.
Dopo un quarto d'ora Chirone ci congedò e Allison e Austin tornarono alle stalle dei pegasi dove i loro fratelli della Casa di Apollo li stavano aspettando, Audrey si diresse verso l'arena e Crystal andò nella Casa 13.
Prima che potessi andare verso il poligono di tiro, Kendall mi fermò.
-Tu sai qualcosa vero? -mi chiese. -Della profezia.
Mi morsi il labbro. Vero. Avevo qualche sospetto che riguardasse me.
E non solo perché Rachel aveva detto "figlio di Zeus" indicandomi.
-Ho l'impressione che tu non sia chi ci vuoi far credere. E poi ho visto come guardi Allison. -continuò Kendall. -Lei ti piace, vero? I figli di Venere hanno un qualche segnale radar per queste cose.
Arrossii.
-Ho fatto centro?
Feci sì con la testa: -Ti prego, non... non dire nulla in giro.
Lui sorrise, poi mi mise una mano sulla spalla.
-Stai tranquillo. Puoi fidarti di me.
Presi una decisione. Qualcuno oltre a me doveva pur sapere la verità, no?
-Kendall, senti. -dissi sospirando. -Io non... non sono un semidio. Ho detto a Chirone di essere per due terzi dio e per l'altro terzo mortale, ma non è così. Non ho un genitore mortale. I miei genitori sono Zeus ed Eos. Ho... rinunciato all'immortalità per...
Le parole mi morirono in gola.
-Per Allison. -concluse Kendall per me. Annuii.
Il ragazzo sorrise di nuovo: -Non le dirò nulla, se è questo che vuoi.
-Grazie. -gli dissi.
Per la prima volta nei miei quattrocento e passa anni di vita sentivo di aver trovato qualcuno di cui fidarmi veramente.
Poi vidi Allison correre verso le Case strofinandosi gli occhi, seguita da Audrey.
-Ma che... -fece Kendall. Fermò Audrey prendendola per un braccio e le chiese cosa stesse succedendo.
-È tornato. -Audrey aveva uno sguardo preoccupato. -Leo è qui.

Sentii la rabbia salire. Valdez aveva spezzato il cuore ad Allison. Le aveva fatto credere che provava qualcosa per lei e alla fine se n'era tornato con la sua ex ragazza. Ok, non più tanto ex adesso.
Strinsi i pugni.
-Io vado da Allison. Vedrò di trovare un modo per consolarla. -disse Audrey. -Perché tu non presenti Leo ad Adrian?
Kendall mi lanciò un'occhiata, poi annuì.
Quando la ragazza si fu allontanata, Kendall mi condusse al padiglione della mensa dove alcuni semidei si erano radunati.
Leo Valdez era al centro del gruppo con una ragazza dai capelli castani, Calipso.
Il figlio di Efesto parlava con Piper McLean.
-Dov'è Allison? -stava chiedendo quando mi avvicinai.
-Nella Casa 7. Non se la sentiva di uscire oggi. -rispose Piper. La figlia di Afrodite sapeva tutto quanto.
-Non sta bene? -domandò Leo aggrottando le sopracciglia. -Allora perché non è in infermeria?
-Le ho detto io di rimanere lì. -intervenne Will. -Aveva bisogno di riposo.
Probabilmente gli unici che sapevano la verità erano Piper, Will, Crystal, Audrey e Kendall perché gli altri semidei lanciarono occhiate sospettose a Will e Piper, probabilmente trattenendosi dal dire che Allison stava bene fino a cinque minuti prima.
Kendall si fece avanti e salutò Leo, poi mi presentò al ragazzo. Strinsi la mano al figlio di Efesto con un sorriso tirato e forse con troppa forza.
-Figlio di Zeus, eh? È vero che Jason sta troppo sotto la doccia? -mi chiese.
Jason gli diede una gomitata: -Ma smettila!
Non risposi, ma in compenso borbottai un "ci vediamo a cena" e trascinai via Kendall con me.
Quando arrivammo alle Case, Kendall si impuntò coi piedi e per poco non caddi cercando di farlo camminare.
-Ma che ti prende? -gli chiesi.
-Che prende a te piuttosto. -ribatté lui. -Perché te ne sei andato in quel modo?
-Quel semidio ha fatto del male ad Allison. Non riesco a stargli vicino per neanche un secondo.
-Leo non poteva sapere dei sentimenti di Allison perché lei non gli ha detto nulla. -Kendall si guardò attorno per accertarsi che nessuno potesse sentirci. -Lui si è affezionato a lei come ad una sorellina. Non avrebbe mai spezzato il cuore di Allison intenzionalmente.
Mi trattenni dal tornare al padiglione della mensa per strozzare il figlio di Efesto.
-Vado a vedere come sta Allison. -dissi infatti stringendo i pugni.
Kendall non mi fermò e mi seguì fino alla Casa 7.
Bussai e mi rispose la voce di Audrey: -Avanti.
Entrammo.
Allison era seduta sul suo letto con gli occhi fissi sui suoi piedi, mentre Audrey camminava avanti e indietro, borbottando qualcosa.
-Audrey. -disse Kendall attirando l'attenzione della ragazza. -Vieni?
Lei lanciò un'occhiata ad Allison, che le guardò e mormorò un "grazie". Poi Audrey e Kendall uscirono dalla Casa e chiusero la porta.
-Allison. -dissi. La figlia di Apollo sussultò, come se non avesse visto che ero rimasto lì con lei, poi mi guardò e si asciugò gli occhi.
Mi inginocchiai davanti a lei e le presi le mani. In confronto alle mie erano piccole e delicate.
-Non piangere più, dai. Fammi un sorriso.
Allison scosse la testa, trattenendo altre lacrime. Vidi che si mordeva il labbro inferiore per non scoppiare.
Vederla così mi fece venire voglia di uscire e trovare Valdez per portarlo a fare una gita negli Inferi.
-Allison. Davvero. Se piangi, mi fai stare male. -dissi.
Lei mi guardò, confusa: -Co-Come?
Ahi. Avevo parlato troppo.
-Lui non merita le tue lacrime. Non devi piangere. Sorridi e fagli vedere che sei forte, perché so che tu sei così. -le dissi sperando di non essere arrossito.
Allison mi sorrise debolmente.
-Ecco, brava. -sorrisi anch'io e le feci una carezza con il dito sotto il mento.
La ragazza mi fece segno di sedermi accanto a lei. Ubbidii e Allison mi abbracciò.
La strinsi a me, sorpreso e al settimo cielo: aveva un buon profumo e i suoi capelli mi solleticavano il naso.
-Grazie. -mi disse quando si scostò.
-Per qualsiasi problema puoi contare su di me, Sbuffo di Nuvola.

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