Il giorno seguente trascorse fra allenamenti e cadute dai pegasi.
Quelle sottospecie di pennuti cavalcabili sono orribili. Nemmeno in quattrocento anni di vita sono riuscito a... no ok, mi sto divagando.
Era venerdì, perciò, come da tradizione, giocammo a Caccia alla Bandiera.
Le squadre erano, come la maggior parte delle volte, capeggiate da Atena e Ares. Mi ritrovai nella squadra di Ares, con Clarisse La Rue. Dovevo ammettere che quella ragazza mi faceva paura.
In più, come mi aveva spiegato Jason, l'ultima partita era stata interrotta e quindi Clarisse era più che determinata ad arrivare fino alla fine, anche a costo di ammazzare qualcuno.
E va bene. L'ultimo pezzo lo pensavo io.
A cena, Chirone si alzò in tutta la sua altezza equina e annunciò le squadre. Con Atena, squadra grigia, c'erano Poseidone, Ade, Hermes, Ecate, Ebe, Nemesi e Tyche. Con Ares, di colore rosso, c'erano Zeus, Apollo, Efesto, Afrodite, Nike, Iride, Dioniso e Demetra.
-Ma non hai detto che sarebbe venuta anche Reyna? -chiese Nico a Kendall.
-Sì, dovrebbe arrivare proprio... -prima che Kendall potesse terminare la frase, un pegaso atterrò al centro del padiglione della mensa e Reyna scese dalla groppa. -... Adesso.
-Bene... -disse Reyna. -È bello essere qua.
Poi si girò, spostò il mantello da pretore dietro di sé (con fare molto teatrale) e si diresse verso il tavolo di Ade. Salutò Nico, che sorrideva, e Crystal che la salutava con la mano e un'espressione estasiata stampata sulla faccia.
Spostai lo sguardo verso il tavolo di Apollo (non stavo guardando Allison, ok?) e notai che tutti i figli di Apollo si erano spostati verso destra, lontano da Will, che guardava Reyna con espressione assassina. Qualcuno era geloso.Mentre ci mettevamo le armature, vidi tutti che si scostavano per lasciar passare una Reyna alquanto arrabbiata.
-Ma che le succede? -sussurrai a Jason per paura che la ragazza mi sentisse e mi disintegrasse.
Jason assunse un'aria fintamente pensierosa: -Se la conosco bene... -disse. -Probabilmente le hanno impedito di giocare.
-E perché? -mi azzardai a chiedere.
-Fidati. -mi mise una mano sulla spalla, come se la sapesse lunga. -Ci stenderebbe tutti con uno sguardo.
Mancavano cinque minuti all'inizio della partita e avevo finito di mettermi la mia armatura che mi stava divinamente.
Ok, questa era pessima.
-D'accordo, pivelli. -disse Clarisse per poi voltarsi verso Miranda Gardiner, che era scattata subito sull'attenti. -Non tu, Gardiner, tu sei qui da troppo tempo per essere considerata una pivella.
Miranda sorrise, compiaciuta: non era da tutti i giorni sentire Clarisse farti dei complimenti.
-Jason, tu vieni con me in attacco. E tu... -mi indicò col dito.
-Ehm. Ho un nome sai? -dissi sarcastico.
Clarisse scosse la mano come per scacciare un insetto: -Tu andrai in difesa.
-E perché ci devi separare? -chiese Jason.
-Detesto ammetterlo, ma voi due siete tra i più potenti semidei che abbiamo. -rispose la figlia di Ares. -Quindi, se vi mettiamo tutti e due da una parte, l'altra sarà troppo debole.
-E perché proprio io in difesa? -domandai, irritato.
Lei mi fissò con aria esasperata, della serie "non perdo tempo a spiegartelo", poi se ne andò.
Mi allontanai, digrignando i denti.
Perché i mortali dovevano trattarmi come uno di loro?
Ah, già. Ero uno di loro.
E poi i miei piani di vendetta verso una certa figlia di Ares furono interrotti da una visione degna di un dio: Allison si stava arrampicando su un albero (strano, lei faceva schifo nell'arrampicata). Da perfetto idiota, io non mi fermai. Continuai a camminare finendo per sbattere la faccia contro un albero.
-Di immortales! -esclamai toccandomi il labbro sanguinante.
-Amico. -mi chiamò una voce dall'alto: era Will, che se ne stava abbracciato ad un ramo per non cadere. -Per fortuna ho i riflessi pronti, perché se fossi caduto, ti avrei spaccato ben altro che il labbro.
Dieci minuti dopo, ero fermo nella mia postazione. Non avevo fatto nulla, tranne fissare Allis... ehm, cioè... tranne mantenere alta l'attenzione per evitare che qualcuno passasse.
Le parti interessanti: i rumori delle trappole piazzate dai figli di Efesto, il clangore delle spade e le maledizioni che si lanciavano i semidei (meglio censurarle). Un esempio di quelle migliori:
Clarisse: -TORNA QUI, BRUTTO INFAME, TRADITORE, FIGLIO DI UN SEGUGIO INFERNALE CHE NON SEI ALTRO!
Chris Rodriguez: -TI AMO ANCH'IO!
A quel punto sentii un certa figlia di Atena urlare: -IDIOTI! NON ERA QUESTO IL PIANO!
Ma chi diamine era così stupido da mettersi contro Annabeth Chase?
Mi accorsi di Reyna, che stava passando sopra le nostre teste a cavallo del suo pegaso per la decima volta.
-Chi è che ha deciso di far arrabbiare Annabeth? -chiese Will alla figlia di Bellona. Lei scosse la testa: -Non ne ho idea. -rispose.
Poi sentii un rumore e vidi Percy spuntare dagli alberi con la nostra bandiera in mano.
Subito mi lanciai contro di lui con i miei pugnali e il figlio di Poseidone si difese con la sua spada, Vortice.
Per mia sfortuna eravamo vicini al torrente che segnava il confine tra il nostro campo e quello dell'altra squadra.
Per mia fortuna ero straordinariamente bravo con i miei pugnali e gli davo del filo da torcere con le mie lame gemelle.
Ahah, il filo della lama. Gli davo del filo da torcere... carina questa.
Ok, ok, la smetto.
Comunque, Percy parò i miei colpi senza troppa fatica e in più usò i suoi poteri da figlio di Poseidone per far alzare una piccola onda dal torrente.
Riuscii a schivarla grazie a Kayla, che mi urlò di fare attenzione e tirò una freccia contro Percy.
Lo colpì di striscio al braccio e la cosa fu abbastanza strana, perché Kayla era molto brava con l'arco, come avevo visto dall'Olimpo, e non mancava mai il bersaglio. Forse lo aveva fatto di proposito perché era vietato uccidere nel gioco.
Il problema: Percy non si fermò e continuò a combattere con me.
-Non male... -stoccata. -... per uno... -parata. -... che è appena arrivato al Campo.
Io non risposi, ma feci un sorriso che diceva "Modestamente".
La verità? Da piccolo, Ares mi allenava con la spada e tutti i tipi di armi possibili. Diceva che era fondamentale conoscere i combattimenti e altre cose poco importanti per uno che di guerra non se ne intendeva (alias io).
-La prossima volta... -dissi parando un suo colpo. -... evita di far arrabbiare Annabeth.
Percy mi fissò, dubbioso. Cosa che gli costò perché mi concentrai e un fulmine cadde proprio in mezzo a noi.
Il figlio di Poseidone fu sbalzato indietro, ma non capii dove perché per poco non caddi per terra.
Non capivo cosa mi stesse succedendo. Avevo già evocato fulmini del genere prima e non ero mai stato male. Che evocarli ora che ero mortale mi costasse più fatica?
-Adrian! Stai bene? -Allison era scesa dall'albero e mi stava sostenendo.
-Sì... solo... -era normale vedere dei puntini gialli?
Allison mi aiutò a sedermi con la schiena appoggiata ad un altro albero, poi mi passò una mano sulla fronte. Aveva le dita tremanti.
-Allison. La partita... -riuscii a biascicare.
Lei scosse la testa: -La bandiera è al sicuro per ora. Ho abbastanza tempo per curarti.
Ovviamente non fu così.
Fummo interrotti da una ragazza con i capelli rossi che arrivò con una strana espressione in viso.
-Rachel? Ma cosa... -fece Austin dai rami dell'albero sopra di me.
La ragazza non lo ascoltò. Anzi, si voltò verso di me e mi puntò il dito contro.
-Oh no... -mormorò Allison.
Rachel aprì la bocca per parlare e in quel momento altri ragazzi dell'altra squadra spuntarono dalla foresta. La ragazza dai capelli rossi parlò:Il Campo Mezzosangue delle nemiche dovrà affrontare
Tu, figlio di Zeus, un aiuto dovrai dare
Coloro a cui l'amore hai negato
Uccideranno la figlia del Sole per cui la dimora hai lasciato
Il canto della ragazza rimpiangerai
Se la Musa dalla bella voce seguirai
Se la tua impresa a termine non sarà portata
Non avrai più ricordi della persona da te tanto amataE Rachel svenne.
Io cercai di mettermi in piedi, ma caddi di nuovo, stavolta privo di sensi.
Che cavolo. Due volte in meno di una settimana!
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Daughter of the Sun
Fanfikce|| DAUGHTER OF THE SUN: LIBRO I || "[...] Incrociai le gambe pensando a quanto fosse assurdo che quel ragazzo diciottenne in realtà avesse quattromila anni e più. E, soprattutto, che quello fosse mio padre. [...]" In meno di una settimana, Allison v...