Capitolo 26 ~ Adrian

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Allison mi evitava.
Ed era stata colpa mia.
Non avrei dovuto dirle dopo così poco tempo che l'amavo. L'avevo solo allontanata da me.
E in quel momento, seduti ad un tavolo della zona di sosta, non facevo altro che pensare a come farmi perdonare, guardando la la figlia di Apollo che era seduta di fronte a me grazie ad Audrey e che picchiettava le dita sul tavolo, nervosa. Evitava il mio sguardo, guardando fuori dalla finestra e tenendo il viso appoggiato all'altra mano. Si era sciolta i capelli, mandandomi nel pallone.
Non stava seguendo i discorsi di noialtri seduti con lei (come me del resto). Era immersa nei suoi pensieri.
-Allison? -la chiamò Crystal per la centesima volta. La figlia di Ade fu costretta a schioccare le dita davanti agli occhi dell'altra per ottenere la sua attenzione.
-Eh? -chiese Allison smettendo di picchiettare le dita e guardando l'amica, alzando il viso dalla mano.
-Ti ho chiesto cosa vuoi da bere. -ripeté Crystal.
Allison optò per una coca cola, come me, ma decisi di non farle notare nulla.
Che ci posso fare? Se uno è innamorato, fa caso a queste cose, giusto?
Quando Kendall si alzò per aiutare Crystal e Reyna (guarita grazie a un po' di ambrosia) e Audrey disse di dover andare in bagno, arrossii rendendomi conto di essere rimasto solo con Allison. La ragazza aveva ripreso a picchiettare le dita sul legno, con il viso di nuovo appoggiato alla mano.
Era ancora più nervosa di poco prima, visto che le dita sul tavolo si muovevano alla velocità della luce (Apollo ne era complice?).
Deglutii e mi feci coraggio.
-Dovresti smettere di picchiettare le dita in quel modo. -dissi. -Non credo che agli addetti farà piacere trovare dei buchi nel tavolo.
Allison mi guardò con la coda dell'occhio, appoggiando la mano sul tavolo, poi tornò a guardare fuori.
Guardai la sua mano, che nei sogni stringevo. Sospirai e presi coraggio. Allungai il braccio e gliela presi.
-Allison. -dissi con voce ferma.
La figlia di Apollo s'irrigidì al contatto con la mia mano, su cui abbassò lo sguardo.
-Allison, guardami.
Lei alzò gli occhi sui miei, porgendomi una domanda muta: "Cosa vuoi?"
-Mi odi per quello che ti ho detto, vero? Ti ho già detto che mi dispiace. -dissi. -Se ti ho fatto qualcosa basta dirmelo.
Allison rimase in silenzio, probabilmente non sapendo che pesci pigliare. Si morse il labbro inferiore e abbassò gli occhi sulle sue gambe.
Aprii la bocca per parlare, quando Reyna si sedette di fianco a me con le bibite e Allison si affrettò a togliere la mano dalla mia, arrossendo.
-Eccovi le coca cole. -disse la figlia di Bellona porgendoci le lattine e i bicchieri.
-Grazie. -ringraziò Allison con un piccolo sorriso.
Poco dopo arrivarono anche Kendall, Crystal e Audrey.
-Allora, ci spiegate perché siete qui? -chiese Kendall mentre richiudeva la sua bottiglietta d'acqua dopo aver bevuto un sorso.
-Abbiamo accompagnato Allison. -rispose Audrey guardando la figlia di Apollo come se avesse voluto chiedere il permesso.
-Devo tornare a casa in California per il compleanno di mia cugina. -spiegò Allison abbassando gli occhi sulla lattina. -Audrey e Crystal si sono offerte di accompagnarmi.
-E poi ci fermeremo al Campo Giove. -disse Crystal.
Audrey annuì.
-Piuttosto, non ci avete ancora detto perché siete partiti anche voi due insieme a Reyna. -disse Allison. Guardai Audrey, che alzò le spalle: non aveva detto niente del nostro piano... beh, forse era stata la scelta migliore.
-Credo che sia meglio rimetterci in viaggio. -fece Kendall scattando in piedi.
-Ma le bibite... -iniziò a dire Allison confusa.
-Possiamo finirle in macchina. -disse Crystal. -Che c'è di male?
Ma Allison non era stupida. Aveva sicuramente capito che il motivo per cui eravamo partiti per il Campo Giove senza avvertire nessuno a parte Chirone c'entrava con lei.

La Collina dei Templi era tranquilla. Non c'era nessuno a parte me.
Mi guardai attorno e poi alzai gli occhi verso l'azzurro del cielo. Neanche dieci giorni prima ero sull'Olimpo a guardare i semidei e in quel momento ero lì, a pensare a come rimediare all'ennesimo guaio in cui mi ero cacciato.
Mi sedetti sull'erba con con lo sguardo rivolto verso il Campo Giove senza in realtà vederlo.
Come farmi perdonare da Allison? Come proteggere i Campi dalle dee che mi volevano conquistare? E poi chi erano queste?
-Oh, sarebbe una vera tragedia se la ragazza venisse uccisa, vero? -chiese una voce femminile.
Riconobbi la voce all'istante e mi voltai, sorpreso: -Melpomene?
Dietro di me, disposte in semicerchio c'erano le nove Muse, figlie di Zeus (perché la cosa non mi sorprende?) e della Memoria. Tutte avevano occhi verdi e capelli castani. Se non fosse stato per le acconciature che avevano e per gli oggetti che si portavano sempre appresso, sarebbero state identiche.
Sì, beh, era bello vederle.
Ma perché erano lì?
Mi alzai e le guardai una per una.
Clio, la Storia, aveva i capelli raccolti in una coda che le ricadeva sulla spalla e alcune ciocche ricce le incorniciavano il viso, aveva una pergamena srotolata in mano.
Euterpe, la Poesia lirica, aveva una treccia lunga e un flauto.
Thalia, la Commedia, aveva una coda alta e un bastone in mano.
Melpomene, la Tragedia, teneva i capelli mossi sciolti sulle spalle, aveva una spada legata alla cintura della veste.
Tersicore, la lirica corale e la Danza, aveva sistemato i capelli in una strana acconciatura con il gel e teneva una lira tra le braccia.
Erato, la Poesia amorosa, aveva i capelli sciolti e lisci, con un rotolo stretto in mano.
Polimnia, il Mimo, non aveva nulla tra le mani, ma i capelli raccolti i due trecce la rendevano molto bella.
Urania, l'Astronomia, aveva i capelli più corti delle altre, infatti le sfioravano le spalle e in mano teneva un piccolo globo terrestre, tipo quelli che trovi nei negozi di giocattoli e che si illuminano al buio.
E infine, Calliope, la Musa dalla bella voce, aveva i capelli raccolti in una crocchia elegante, teneva uno stilo e una tavoletta ricoperta di cera come una segretaria pronta a prendere appunti.
-Ehi, ragazze! -salutai allargando le braccia con un sorriso.
-Lei dov'è? -chiese Calliope facendo scomparire la tavoletta e lo stilo.
-Lei? -domandai confuso. -Di chi state parlando?
Poi un'idea mi passò per la testa: stavano cercando Allison.
-La figlia di Apollo. -rispose infatti Euterpe.
-Perché la state cercando? -decisi di far finta di niente.
Melpomene sorrise dolcemente: -Vogliamo solo parlarle.  -disse ammiccando.
-E, sentiamo, come fate a conoscerla?
Le Muse si scambiarono uno sguardo seccato.
-Adrian, nessuno può rubarti all'Olimpo. -disse Calliope con tono pacato.
-Cosa?
Mi si avvicinarono ed io indietreggiai.
-Cosa volete da lei? -chiesi mentre gli anelli si trasformavano in pugnali.
-Te lo abbiamo detto. Solo parlarle. -disse Clio.
-E non serve alzare questi su di noi, lo sai? -fece Erato toccando uno dei pugnali.
Prima che me lo potesse prendere, mi allontanai ancora. Se avessi fatto un altro passo indietro, sarei sceso dalla Collina.
-Sì, se le volete fare del male. -dissi.
Come avevo fatto a non pensarci prima? Anche le Muse si erano prese una cotta per me.
-Noi? Farle del male? -ripeté Thalia scoppiando a ridere. Una risata amara.
-La manderemo direttamente nell'Ade. -aggiunse Urania. -Insieme a tutto il Campo Mezzosangue.
-Se vuoi davvero che si salvi... -disse Calliope. -Vieni con noi.
Mi porse una mano.
Per un attimo fui tentato di ascoltarla. Nessuno avrebbe avuto problemi, nessun ferito, nessuna perdita.
Ma ero diventato mortale per un motivo.
Mi sembrò di sentire la voce di Rachel recitare la profezia...

Il canto della ragazza rimpiangerai
Se la Musa dalla bella voce seguirai

La Musa dalla bella voce.
Calliope.
-No. -dissi deciso. -Ho fatto la mia scelta. Non vi seguirò.
Le Muse si lanciarono lo stesso sguardo di prima.
-Bene. Vorrà dire che la cercheremo noi. -poi Polimnia schioccò le dita e scomparvero tutte e nove.
Rimasi solo.
No. Non solo.
Un pensiero mi faceva compagnia nella mente.
Dovevo trovare Allison.

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