-Allison. -mi chiamò una voce ovattata. -Allison, svegliati. Papà ha già guidato il Carro del Sole oggi.
Feci uno strano suono che sembrava un misto tra uno sbadiglio e un "Ti ammazzo".
Che c'è? Avevo fatto il turno di notte in infermeria. Dormire era una priorità.
-Allison. -mi richiamò la voce.
Aprii gli occhi e mi voltai sulla schiena, trovandomi davanti Austin, che mi squadrava con le mani sui fianchi.
-Buongiorno dormigliona. -mi disse ridendo.
Mugugnai qualcosa di incomprensibile, poi mi rimisi nella posizione di prima e mi tirai il lenzuolo fin sopra la testa.
-Allison, dai. -Austin prese il lenzuolo e me lo tolse di dosso.
-Che ore sono? -riuscii a borbottare.
-Le nove passate. -disse lui.
-È l'alba! -esclamai guardandolo. Austin alzò gli occhi al cielo.
-Si può sapere cosa ci fai in un letto dell'infermeria? -mi chiese mentre mi mettevo seduta e realizzavo di aver dormito beatamente in uno dei letti di quell'edificio.
-Ehm... -balbettai.
Lo confesso: dopo quello che era successo con Adrian ero crollata dal sonno su un materasso morbido.
-E perché hai gli occhi rossi?
Arrossii: -Questioni private.
Austin mi guardò dall'alto al basso con un sopracciglio alzato.
Poi la porta si spalancò e Audrey entrò un cuscino in mano e un'espressione folle in faccia. Quando mi vide, cambiò subito sguardo.
-Ma... le cucinate... -disse rivolta ad Austin, che alzò le spalle.
-Te l'ho detto che non sarebbero servite. -disse ridendo.
Mi misi in piedi e sbadigliai.
-La Bella Addormentata ha bisogno di un croissant caldo? -mi chiese Austin pensando di essere divertente.
Lo fissai abbastanza male.
-Sono in ritardo per la colazione? -chiesi.
-No. Stavamo andando al padiglione quando sono venuto a cercarti. -mi rispose Austin, poi si rivolse ad Audrey. -Ha smesso di piovere?
Audrey scosse la testa: -Chirone ha indetto una riunione dei capigruppo alle undici.
-Piovere? -domandai. A quanto ne sapevo, al Campo Mezzosangue il tempo era controllato e non pioveva mai.
Austin annuì: -Stanotte si è sentito un tuono ed ha iniziato a piovere. Non ha ancora smesso.
Ripensai all'urlo che avevo sentito mentre correvo in un'altra stanza dell'infermeria: era stato Adrian ad urlare.
E poi il tuono.
Non ci avevo fatto caso: piangevo per colpa del figlio di Zeus.
Lo so cosa starete pensando: "È stato così carino a dirti ciò che provava ed è così che lo hai ringraziato?".
Beh, forse, forse ero sorpresa? Forse quello era stato il mio primo bacio? Forse il mio cuore non era pronto per una cosa del genere visto che Leo era ancora lì dentro?
Ma non so, eh. Sono solo supposizioni.
Certo, non potevo negare che quel bacio fosse stato bellissimo. Per un attimo avevo anche pensato che essere la ragazza di Adrian sarebbe stato fantastico, ma poi i miei sentimenti avevano preso il sopravvento: da una parte c'era Leo, dall'altra un caos di emozioni diverse con al centro Adrian. Mi aveva mandata in confusione, perciò mi ero separata da lui con gli occhi che pizzicavano. E poi mi aveva rivelato di essere innamorato di me ed ero andata nel panico.
Avevo rovinato tutto, come al solito. Forse Audrey avrebbe potuto aiutarmi a trovare una soluzione a quel disastro.
Comunque, seguii Austin e Audrey fuori dall'infermeria.
Pioveva.
E per pioveva intendo diluviava.
I semidei correvano da un edificio all'altro, bagnati fradici o coperti da ombrelli improvvisati (tutti i semidei tranne Percy, lui era asciutto e pulito come in una giornata di sole. Maledetto figlio di Poseidone).
-Corriamo? -chiese Audrey.
-A quanto pare. -rispose Austin.
-Ma scusate... -intervenni. -Il padiglione della mensa non è all'aperto?
-Sì. I figli di Efesto hanno costruito delle specie di tettoie per tutti i tavoli in poco tempo. Ma non so per quanto potremo andare avanti così. -spiegò Audrey. -Pronti?
Corremmo, tra la pioggia torrenziale e il fango che si era creato, fino al padiglione della mensa. Io e Austin arrivammo al tavolo di Apollo e ci sedemmo con la grazia di due elefanti, inzuppati fino al midollo.
-Piove? -chiese un nostro fratello, Peter, trattenendosi dal ridere. Gli scoccammo un'occhiata di fuoco.
-Dov'è Will? -chiesi notando l'assenza di nostro fratello. -Non si è ancora ripreso?
Kayla scosse la testa: -Mi fa pena, poverino. È impossibile che si siano lasciati.
-Stavano insieme da molto? -domandai.
-Dalla settimana dopo la fine della guerra contro Gea. -rispose Eleanore, una delle mie sorelle, addentando una fetta biscottata. -Lo speravano tutti qui al Campo. Quando si sono messi insieme eravamo al settimo cielo. Nico sorride di più e Will è l'unico che riesce a tenergli testa quando si arrabbia.
Mi voltai verso il tavolo di Ade, vuoto.
-Li faremo tornare insieme. -dissi, decisa.Ovviamente Will era messo peggio di quanto pensassi.
Era nella Casa 7, sotto le coperte del suo letto abbracciato ad un cuscino. Anche se non piangeva, aveva gli occhi rossi e i segni delle lacrime sulle guance.
Io e i miei fratelli ci guardammo.
-Will, devi andare alla riunione. -disse Austin. -Sei tu il capogruppo.
Will non rispose.
-Dai, non puoi rimanere lì per tutto il giorno! -esclamò Kayla togliendogli le coperte di dosso.
Lui reagì con estrema calma: si mise seduto, riprese il lenzuolo e si sdraiò di nuovo.
-Sì che posso. -rispose.
Noialtri ci scambiammo un'occhiata, preoccupati.
Mi sedetti di fianco a Will, come aveva fatto lui la sera in cui Leo mi aveva detto della sua partenza per Indianapolis.
Feci segno agli altri di andare.
Quando Dustin si fu chiuso la porta dietro di sé mi rivolsi a Will. Gli misi una mano sulla spalla.
-Will. Guardami. -dissi. Lui ubbidì.
Appena vidi gli occhi azzurri colmi di lacrime trattenni il respiro. Non credevo che lo avrei mai visto così. Will aveva sempre avuto il sorriso sulle labbra, pronto per incoraggiare le persone e a consolarle.
-Sono sicura che tutto si sistemerà. -gli sorrisi, rassicurante.
Will mi sorrise a sua volta, poi si mise seduto e mi abbracciò.
-Mi hanno detto che tu e Nico siete carini insieme. -dissi e lo sentii ridere. Mi scostai.
-Quindi ora ti obbligo ad andare da Nico e a fare pace con lui perché io non vi ho visti insieme molte volte e voglio una prova.
Will mi fissò, stranito: -Scusa?
-William Solace. Tu ora alzerai quel tuo sedere da dottore, andrai da Nico Di Angelo e vi rimetterete insieme. -incrociai le braccia.
Lui scoppiò in una sonora risata.
Alzai un sopracciglio.
Dieci secondi dopo, io e gli altri figli di Apollo tiravamo Will per le gambe, mentre lui si teneva allo stipite della porta della Casa 7 e urlava di smetterla.
Sotto la pioggia torrenziale riuscimmo a staccarlo dalla porta, ma finimmo tutti col sedere per terra, sporcandoci di fango da cima a fondo.
-Sì, Will. Ti vogliamo bene anche noi. -borbottò Kayla togliendosi il fango dagli occhi.
Ridemmo.
E fui felice di vedere Will unirsi a noi.Mi trovavo nei bagni del Campo Mezzosangue per pulirmi dal fango. Avevo appena finito la doccia e indossavo solo un asciugamano mentre mi occupavo dei capelli. I miei fratelli avevano usato il bagno della Casa 7, ma c'era ancora una fila assurda, perciò avevo deciso di usare i bagni comuni.
Dopo la doccia sarei andata a cercare Audrey prima che partisse per il Campo Giove. Dovevo dirle cos'era successo con Adrian e chiederle una mano. Ero sicura che lei mi avrebbe aiutata.
Ero davanti allo specchio con l'asciugacapelli acceso, quando vidi Adrian dietro di me.
Arrossii di colpo e spensi l'elettrodomestico.
-Qu-Questo è il b-bagno delle r-ragazze! -balbettai voltandomi con il cuore a mille.
Lui sembrò rendersi conto della situazione.
-È colpa di Kendall! -si scusò cercando di guardare altrove con scarsi risultati. -Mi ha detto di venire a cercarti e...
Strinsi la salvietta per evitare che cadesse.
Adrian non mi staccava gli occhi di dosso, deglutendo a fatica. Nessuno mi aveva mai guardato in quel modo prima di quel momento... devo ammettere che un pochino mi fece piacere.
-E dovevi venire ora? -esclamai.
Il figlio di Zeus si grattò il collo, abbassando la testa e mordicchiandosi il labbro inferiore in un modo che ti faceva tenerezza.
-Io... -alzò gli occhi blu. Con quello sguardo sembrava un cucciolo abbandonato.
-Usciresti dal bagno? -chiesi gentilmente.
Adrian annuì, poi disse: -Mi dispiace... per stanotte. Non avrei mai voluto farti piangere. -poi aprì la porta e uscì, lasciandomi lì a bocca aperta.
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Daughter of the Sun
Fanfiction|| DAUGHTER OF THE SUN: LIBRO I || "[...] Incrociai le gambe pensando a quanto fosse assurdo che quel ragazzo diciottenne in realtà avesse quattromila anni e più. E, soprattutto, che quello fosse mio padre. [...]" In meno di una settimana, Allison v...