Uscii dal bagno delle ragazze più rosso di tutte le cose rosse che esistono al mondo.
Almeno la pioggia torrenziale causata da me aveva smesso di scendere, anche se il cielo era coperto da nuvoloni grigi e in giro si vedevano pozzanghere di fango e semidei che cercavano di asciugarsi con asciugamani dai colori più strani.
Alzai il cappuccio della felpa che indossavo (era di Jason. Tra fratelli si rubano le cose giusto?) e misi le mani in tasca, per poi incamminarmi verso la Casa 1 immerso nei miei pensieri.
In realtà immerso in un solo pensiero.
E sono sicuro che voi sapete quale fosse.
Allison. Allison. Allison.
Il suo nome mi risuonava nella testa e le immagini del mio sogno della notte precedente mi tornavano sempre davanti agli occhi. Avevamo una bimba. Una bimba identica ad Allison.
Ero mortale da quasi cinque giorni e ne avevo ancora tredici per farmi perdonare da Allison e conquistarla. Se non ci fossi riuscito, il diciotto agosto sarei tornato sull'Olimpo.
E poi c'era quella profezia rivolta a me.
Il Campo Mezzosangue sarebbe stato attaccato... ma da chi? E quando?
Sul verso successivo, riguardante qualcuno a cui avevo negato l'amore, avevo qualche idea: Chione, ad esempio. La dea in questione cercava in tutti i modi di conquistarmi da secoli, ma senza risultati. Ammettiamolo, non era esattamente fatta per me. Era troppo fredda.
In quattrocento anni di vita avevo avuto molte spasimanti, ma le uniche che erano capaci di vendicarsi erano poche: Chione, Stige, Selene, Nike e... ehm... beh... Calipso. Già. Eravamo molto amici e le tenevo compagnia su Ogigia. Lasciamo perdere i racconti strappalacrime di come avevo detto a Calipso che non provavo i suoi stessi sentimenti.
Però, pensai, lei si poteva anche eliminare dalla lista.
Arrivai alla Casa di Zeus. Dall'interno provenivano la voce di Jason e una voce femminile che sicuramente non era Piper McLean.
Dubbioso, aprii la porta.
Jason discuteva con una ragazza dai capelli neri e gli occhi blu elettrico.
Appena mi videro, Jason sorrise.
-Talia, questo è Adrian. -mi presentò. -Adrian, lei è Talia, mia sorella.
Strinsi la mano alla ragazza che sembrava avere sedici anni. Cosa strana, perché anche Jason ne aveva sedici e non mi sembravano affatto gemelli.
-Beh, è stato un piacere. Ora scusate, ma devo andare dalle Cacciatrici. -diede un buffetto sulla guancia di Jason e uscì.
-Ahi... -mormorò Jason massaggiandosi la guancia.
-Sorella maggiore? -tentai e Jason annuì.
-E Cacciatrice di Artemide. -disse, poi si sistemò gli occhiali. -Ha detto che Artemide vuole vederti. Ti aspetta nella foresta.
Aggrottai le sopracciglia: Artemide che mi voleva vedere. Strano.
Salutai Jason e uscii dalla Casa, dirigendomi verso la foresta e sperando che nessuno mi vedesse.
-Ehi, Adrian! -esclamò Kendall.
Come non detto.
Mi voltai e vidi il mio amico arrivare con Audrey al seguito.
-Stai andando nella foresta? -chiese lui.
Annuii: -Artemide mi vuole vedere. -spiegai.
Ovviamente i miei tentativi di dissuaderli dal seguirmi non funzionarono, così ci addentrammo nella foresta e poco dopo raggiungemmo Artemide: era seduta a terra nel suo aspetto da tredicenne.
-Divina Diana. -Kendall si inginocchiò e Audrey fece lo stesso.
Vedendo che non li imitavo, Audrey alzò le sopracciglia ma non fece domande.
-Eroi. -Li salutò Artemide. -Ciao fratellino.
-Ciao Artemide. -dissi.
La mascella di Audrey raggiunse le caviglie da tanto venne spalancata.
-Co... come... ma... -indicò me e Artemide.
-Non le hai detto nulla? -mi chiese la dea con una nota di rimprovero nella voce.
-No. Gli unici che sanno qualcosa sono Kendall, Jason e... e beh... lei. -ammisi imbarazzato.
-Cosa? -chiese Audrey sospettosa. Kendall le lanciò un'occhiata di avvertimento e la ragazza chiuse la bocca.
-Mi volevi parlare? -chiesi rivolto ad Artemide.
La dea annuì: -Sai che Zeus ha questa mania di fare di testa sua, no?
In effetti, papà era proprio fatto così.
-Sì, perché?
-Gli ultimi versi della profezia stanno a significare che se tu non conquisterai la ragazza entro il diciotto agosto tornerai sull'Olimpo e non ti ricorderai di lei. E tutti quelli che ti hanno conosciuto come mortale non si ricorderanno di te. -spiegò Artemide con tono grave. -Zeus non accetta repliche.
Mi sentii sprofondare.
-Ma i patti non erano questi! -esclamai.
-Mi dispiace, Adrian. Non è una scelta del Consiglio. -si giustificò Artemide. -Credo che La figlia del Sole sia proprio lei. Ti consiglio di fare attenzione e di proteggerla come meglio puoi. Buona fortuna.
Poi scomparve con un pop.
Il mio urlo di rabbia rimbombò tutto attorno, facendo volare via dagli alberi qualche uccello.
Tirai un pugno sul tronco d'albero più vicino. Avevo bisogno di sfogarmi.
-Adrian. -mi chiamò Kendall. Mi voltai e lo vidi assumere un'espressione allarmata. Aveva un braccio proteso in avanti, come se avesse cercato di fermarmi.
Abbassai gli occhi: -Scusami. È che mio padre mi fa imbestialire.
Kendall mi sorrise, ma aveva ancora un'espressione preoccupata: -Forse lo ha fatto per il tuo bene. Se... se dovessi tornare sull'Olimpo... è meglio se ti dimentichi di lei. Altrimenti finiresti per passare il resto della tua vita immortale a pensare a lei e a come non sei riuscito a conquistarla.
Guardai le mie nocche sanguinanti. Will mi avrebbe ucciso.
-Ehm. Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo? -chiese Audrey guardando prima me e poi il suo ragazzo.
Kendall la ignorò e si rivolse a me: -Stando a quello che ha detto Artemide dobbiamo trovare un modo per proteggere Allison dalle tue spasimanti. -disse.
-Aspetta un attimo. Che significa che dobbiamo trovare un modo per proteggere Allison? Che c'entra col discorso? -chiese Audrey spostando ancora lo sguardo dal suo ragazzo a me.
Kendall mi guardò come per chiedermi il permesso.
-Audrey, io sono un dio. Ho lasciato l'immortalità per Allison. -spiegai con un sospiro.
La ragazza mi squadrò: -Mi prendi in giro?
Scossi la testa.
-Ed ora dobbiamo trovare un modo per proteggere la nostra amica dalle dee che gli sbavano dietro. -continuò Kendall indicandomi col pollice.
Audrey sbatté più volte le palpebre, come per assimilare le informazioni.
-E se la portassimo al Campo Giove? -propose.
-Potrebbe essere un'idea, ma Allison mi odia e non mi darebbe retta. Le... le ho detto che la amo e lei non ha reagito nel modo migliore... -dissi triste.
Kendall mi mise una mano sulla spalla e mi sorrise, rassicurante, poi s'illuminò: -Potremo portare te al Campo Giove. Se le dee ti seguono ovunque vai e intendono fare del male ad Allison, le attireremo in trappola visto che crederanno che lei sia con te. Audrey può rimanere qui e dirci come va.
Audrey annuì.
-Non è male come idea, ma il Campo Giove potrebbe essere in pericolo per colpa mia. -dissi.
-Non preoccuparti. -Kendall scosse la mano con noncuranza. -I ragazzi del Campo sono pronti ad ogni evenienza.
Ci scambiammo un sorriso, poi si sentì il corno della cena.
-Andiamo, ho una fame! -esclamò Audrey.
Kendall la fermò, prendendola per il polso.
-Pasticcino, facciamo una passeggiata sul lungomare insieme dopo cena? -chiese facendo gli occhi da cucciolo.
La ragazza ci pensò su: -Se mi offrirai la tua torna al cioccolato.
-E tu come sai che ordinerò la torta al cioccolato?
Audrey lo guardò come per dire "mi prendi per stupida?".
-La prendi tutti i sabato sera. -spiegò. Davanti all'espressione allibita di Kendall, la ragazza aggiunse: -Io controllo sempre che tu non sia circondato da spasimanti, lo sai?
Poi Audrey si allontanò.
Kendall sorrise, compiaciuto.
-È innamorata pazza. -mi disse.
Gli sorrisi e annuii, mettendogli una mano sulla spalla.
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Daughter of the Sun
Fanfic|| DAUGHTER OF THE SUN: LIBRO I || "[...] Incrociai le gambe pensando a quanto fosse assurdo che quel ragazzo diciottenne in realtà avesse quattromila anni e più. E, soprattutto, che quello fosse mio padre. [...]" In meno di una settimana, Allison v...