Capitolo 4

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Ieri, appena sono tornata in stanza non ho trovato nessuno, ho pensato subito che Justin avesse portato Cameron e tutti gli altri alla festa di Alex, proprio così, perché quando sono uscita per le strade di Boston il mio telefono ha iniziato a riempirsi di messaggi. Passando per il giardino del campus ovviamente non ho potuto fare a meno di capire che Cameron si fosse già ambientato bene. Ho scoperto che è stato accettato in squadra ed è stato selezionato per il posto da capitano tra i migliori. Ho sentito parlare decine di ragazze di quanto fosse stupendo e di quanto un pensierino con lui l'avrebbero fatto. Parole loro.

Stamattina mi sono alzata con un mal di testa terribile e la voglia di iniziare le lezioni è sotto zero. Se non fosse per il fatto che le prime ore sono le mie preferite, rimarrei proprio chiusa in camera. No, non è vero, soprattutto il primo giorno e poi adoro la facoltà che ho scelto, quindi ci andrei anche di domenica. Okay, non esageriamo.

Siccome la doccia l'ho già fatta mentre gli altri due dormivano, indosso degli shorts di jeans chiari e una maglietta bianca con un giacchettino di pelle nero, le mie converse e liscio i capelli. Mi trucco leggermente, afferro il mio zaino già pronto ed esco dalla stanza trovando Cameron e Justin seduti attorno al ripiano della cucina facendo colazione a torso nudo. Questi ragazzi dovrebbero essere illegali.

<<Buongiorno>> borbottano con voce rauca e ancora assonata.
<<Giorno>> borbotto io di rimando dirigendomi verso la porta. Farò colazione fuori con Malia.
<<Dove sei stata ieri sera?>> la voce fastidiosa di Justin mi blocca.
Lo scimmiotto con voce acuta e mi giro verso di lui.
<<Ti interessa?>> sorrido sfacciatamente.
<<Si>> risponde Cameron questa volta.
Alzo le sopracciglia ridendo.
<<Ma davvero?>> sbuffo e mi giro di nuovo per poi aprire la porta e uscire.

Bene. Abbiamo capito che così non si può vivere. Come diamine faccio ad averlo vicino ventiquattro ore su ventiquattro?! Io già sono insopportabile di mio, non sopporto Justin, adesso anche Cameron. No, così è troppo.

Lo so, forse con lui mi sto comportando in modo duro, sono stata troppo crudele e tutto, ma niente potrà mai togliermi dalla testa le parole e il modo in cui prendeva Lizzy su quel letto di casa sua dove aveva giurato di non aver fatto salire nessun altra.
Bugie, bugiardo. Ecco cos'è Cameron, un bugiardo camuffato da ottimo attore.
Prima i miei incubi erano frequentati da ragazze gravide che venivano prese a pugni dal cosiddetto padre del bambino solo per farle abortire, adesso ogni notte la mia pelle s'irrigidisce all'udire delle parole di Cameron sussurrate all'orecchio di Lizzy.

"ti voglio più di qualsiasi altra al mondo" diceva.

"Mi hai salvato da tutto" ripeteva.

"Scoperó il tuo corpo talmente forte da farti tremare per giorni" sussurrava.

E tant'altro.

Lei poteva benissimamente risparmiarselo di girare un filmino mentre scopavano e dopodiché mandarmelo. Certo, Cameron so che non sapeva niente, mi ha fatto cose orribili, a volte inconsciamente, ma non mi avrebbe mai fatto soffrire così tanto. Nonostante ciò, quel video, è rimasto nella memoria della mia galleria dell'iPhone.
Non ho avuto il coraggio di cancellarlo, e sapete perché? Perchè per distruggermi ancora di più, ogni qualvolta avevo un crollo emotivo e l'unico posto in cui volevo ritrovarmi erano le sue braccia, lo guardavo, lo guardavo fino a sentire il mio labbro inferiore sanguinare per averlo stretto troppo tra i denti. Quel piccolo labbro che orami per me è diventato scudo per le emozioni, in qualsiasi caso, tristezza, debolezza, felicità, mordevo lui per cacciarle tutte via. Lo faccio ancora.
Guardavo quel video fino a vedere la pelle delle mie braccia e delle mie gambe scalfite di sangue per averci affondato e trascinato le unghie dentro. Quei segni, che tutt'ora mi porto addosso.
Lo guardavo fino a far riemergere di nuovo il mio odio verso quel ragazzo da me tanto bramato e amato. Cosicché in quei momenti, tra le sue braccia, volevo esserci per una sola ragione al mondo: per farlo piegare con tutte le parole, che magari non pensavo, ma che gli avrei riservato di sicuro.

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