Capitolo 30

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•Fai si che la tua risata sia più forte del casino che hai in testa•

Torno al campus verso la sera, tardi.
Cammino lo stesso, con il viso basso e cerco di non guardare tutto ciò che mi circonda, perché forse potrei scoppiare da un momento all'altro.

Percorro gli enormi corridoi scontrandomi con la "guardia" di servizio.

<<Signorina Grier, non è questa l'ora per ritornare al campus>> mi richiama.
<<Mi scusi signore, ma ho avuto un problema, mi ritirerò subito in camera mia>> cerco di scusarmi anche sbuffando mentalmente.
Lui sembra pensarci su, ma poi alza gli occhi al cielo
<<Per questa volta niente punizione, ma stia attenta>>

Annuisco sorridendogli e continuo il mio cammino.

Arrivo davanti alla mia porta e estraggo la chiave dalla tasca. La infilo nella serratura e giro lentamente cercando di non far rumore.

Entro dentro, chiudo la porta alle mie spalle e ci appoggio la fronte sopra.

Qualcuno mi circonda con le braccia da dietro, e appoggia il mento sulla mia spalla.

<<Mi dispiace>> sussurra sulla mia pelle provocandomi milioni di brividi.

Scuoto la testa rimanendo ancora nella mia posizione.

<<È a me che dispiace>> dico solamente, poi mi volto verso di lui e lo abbraccio.
<<Non avrei dovuto dirti quelle cose>> mi accarezza la testa appoggiando la guancia sul mio capo.
<<Nemmeno io e non avrei dovuto reagire così>>
<<Ho sbagliato>>
<<No, ho sbagliato io, mentre tu avevi solo ragione>> continuiamo a sussurrare mentre io alzo il viso facendo sfiorare le nostre labbra e continuo a tenere le braccia attorno al suo busto.

<<Sei la cosa più bella che mi sia capitata>> gli dico.
Mi sorride come un bambino appoggiando definitivamente le sue labbra sulle mie.
<<Tu, invece, sei l'unica cosa bella che mi sia capitata>> mi afferra per i fianchi sollevandomi dal pavimento. Intreccio le mie gambe attorno al suo bacino e le braccia al suo collo.

Mi bacia con desiderio, facendo scontrare le nostre lingue che sembra giochino ad una battaglia navale.

Mi trasporta, anche se qualche volta imprecando, nella sua stanza.

<<Dov'è Jus?>> riesco ad ansimare mentre mi bacia il collo.
<<Dorme dalla sua ragazza>>

Inarco un sopracciglio per questa novità e cerco di ritornare alla mente qui, cosa che non mi costa molto visto che Cameron mi sfila il maglione e poi i jeans. E io non ho bisogno nemmeno di sfilargli la maglia visto che non me n'ero accorta che non ne indossasse nemmeno una.
Ma io continuo a dire che si muore di freddo.

Gli sfilo i pantaloni della tuta, e poi lo stesso giro, reggiseno, slip, boxer, preservativo e boom.

No aspetta, tu davvero hai descritto in questo modo il momento intimo di te e il tuo ragazzo? Con un elenco alla cui fine c'è un BOOM??!!
Dov'è l'interruttore per cambiare mente? No Perché questa è proprio negata.

E nel frattempo in cui la mia coscienza ha svolto il suo monologo interiore, io ho fatto finta di non ascoltarla godendomi davvero il momento.

Stesa sul letto, per metà su Cameron, traccio i contorni dei suoi addominali, che si contraggono ad ogni mio tocco, perdendomi nei pensieri.

<<A cosa pensi?>> mi chiede dolcemente giocando con i miei capelli.
Sbuffo una leggera risata nervosa.
<<Non ti è piaciuto?>> mi chiede aggrottando la fronte.
<<Nono, certo che mi è piaciuto, è stato fantastico, ma...>> lo rassicuro alzandomi a sedere sul letto e trascinando la mia parte di lenzuolo sul mio corpo mezzo nudo. Odio non avere almeno gli slip dopo il sesso.

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