Quattro giorni. Quattro giorni che Cameron è sparito dalla circolazione. Domani sarà l'ultimo dell'anno e volevo tanto passarlo con lui, ma ovviamente, qualcosa nel mio destino, se mai un destino esiste, decide sempre di rovinare i miei progetti.
Ho provato a chiamarlo, non ha risposto.
Sono andata a casa sua, non c'era.
Ho messo sotto sopra mezza Los Angeles si può dire, non era da nessuna parte.Sono stanca. Sono stanca di tutto ciò. Di tutta questa situazione. Mi aveva promesso che sarebbe rimasto in qualsiasi caso, invece non l'ha fatto. È solo uno stronzo bugiardo.
Sono le sei di mattina e sono seduta sulla spiaggia, come sempre quando non so dove andare e voglio stare tranquilla.
Ascolto le onde infrangersi sugli scogli e creare quel fantastico "brusio" tra di loro. La sabbia tra le dita che scorre leggera come una piuma e la testa pesante quanto un mattone. Un paradosso vero e proprio.
Lo capisco, eccome se lo capisco, magari è stato troppo deluso da tutto nella sua vita che questa speranza la voleva a tutti i costi, però non capisco il perché del suo distacco. Cosa c'entro io?
Doveva rimanermi affianco, perché anche io, proprio come lui, sarei potuta rimanerci male.
E infatti ci sono rimasta male, ma non è la fine del mondo, siamo ancora giovani, io lo desidero più di qualsiasi altra cosa, ma forse un pò più in lá, e anche lui mi aveva fatto capire questo.Mi rialzo verso le sette da questo piccolo pezzo di paradiso, e con lo skate mi dirigo verso casa.
Nessuno sa delle mie piccole fughe notturne e così mi sta bene, solo Lucy era a conoscenza di questo nostro dubbio, e adesso credo che se lo sia già dimenticato.
Arrivo nel giardino di casa, poso lo skate e appena esco dal garage, il ragazzo che è sparito per quattro giorni mi si piazza davanti.
Mi blocco sul posto guardandolo sbalordita mentre lui è tranquillamente appoggiato ad un albero con le mani in tasca e il mento in alto.
Mi fa un cenno e io mi avvicino.
<<Come stai?>> mi chiede dopo qualche secondo.
Ancora incapace di parlare lo guardo truce scuotendo il capo. Sbuffo una risata sarcastica e giro i tacchi. Ma non faccio nemmeno un passo che vengo afferrata per il gomito e sbattuta contro il suo petto muscoloso.
<<Che hai?>> mi chiede confuso.
Ah, adesso è lui quello confuso?Mi divincolo dalla sua persa come una pazza.
<<Che cos'ho? Che cos'ho? Davvero Cameron?>> urlo spalancando le braccia.
Lui segue il mio stesso gesto <<Si, che cos'hai?>>
<<Ma stai scherzando?! Sei sparito per quattro giorni, quattro fottutissimi giorni e te ne esci così, come se niente fosse con un "come stai?" Tu stai male, caro mio>>Mi volto di nuovo per andarmene ma la sua voce mi blocca <<Allora? Cosa avrei dovuto fare? Sono andato nella baita al mare, sono stato lì, avevo bisogno di pensare, che cosa avrei dovuto fare?>>
Mi giro di scatto con gli occhi lucidi.
<<Starmi accanto!>> urlo con voce stridula. <<Anche io sono stata male, ma tu non hai pensato a me, hai pensato solo a te stesso, sei un fottuto egoista>> lo spingo battendo le mani sul suo petto.Mi blocca i polsi e mi guarda in un modo che mi fa tremare le gambe.
<<Non sono egoista, sono stato male, è vero, ma avevo bisogno di pensare...>>Smetto di divincolarmi e lo guardo confusa.
<<Pensare a cosa?>>Sospira e mi lascia andare, alza il capo per poi abbassarlo e fissarmi.
<<A se....>> si ferma, deglutisce e poi continua <<Se sei tu la persona con cui voglio crearmi una vera famiglia>>
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Filofobia 2
Teen FictionSEQUEL DI FILOFOBIA Tratto dal capitolo 13: "Ho un carattere di merda, lo so, ma non chiedo tanto, solo qualcuno che possa combattere per me, okay, forse sto chiedendo la cosa più preziosa al mondo, ma tra qualche settimana compirò diciannove anni...