Capitolo 10

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CAMERON'S POV
Non so più che diamine pensare.
Ha iniziato a fare degli incubi? Cosa sogna?
All'inizio mi ricordo quando venne a scoprire di Niki, la sorella di Cody, aveva gli incubi in cui lei si immaginava al suo posto, e io questo non potrò mai perdonarmelo. Non solo per aver fatto soffrire così tanto Niki, ma anche per aver fatto soffrire, inconsciamente, anche Crystal.

Quando l'altra sera mi ha chiesto di restare, non ho esitato un secondo, ma sono stato un codardo la mattina quando me ne sono andato. Avevo paura, si, paura della sua reazione. Ho pensato che la sera precedente era vulnerabile per questo mi aveva chiesto di rimanere, e che quando si sarebbe svegliata la mattina mi avrebbe cacciato, e un altro rifiuto io non l'avrei accettato, non ce l'avrei fatta.

Non sono il tipo che chiede scusa all'infinito, anche se ha torto marcio, e lei lo sa. Sono orgoglioso quanto lei, molto più coglione e bastardo, stronzo, approfittatore e chi più ne ha più ne metta, ma tutti questi difetti lei li conosce e un tempo mi ha accettato anche nonostante questi.

È cambiata, eccome se è cambiata, non so quante volte l'ho ripetuto ma il suo cambiamento non finisce mai di stupirmi. Non è più la dolce bambina di un tempo, adesso è quasi una giovane donna, guerriera.

Ho notato come sta cercando di evitarmi e lo so bene, perché anche lei è fatta così, anche lei probabilmente non aveva bisogno di un rifiuto, ma di qualcuno che rimanesse, e invece io non l'ho fatto. Sono stato il solito stronzo e me ne sono andato sbagliando per la millesima volta.

I nostri caratteri sono uguali? No, per niente, perché tutto ciò che lei dimostra adesso, è solo una maschera per coprire la bontà del suo cuore, perché ha capito che in questo mondo, i deboli non vivono, sopravvivono, ma non ha capito invece, che lei non è mai stata debole, è sempre stata una guerriera, anche nella sua eterna bontà, che adesso è stata nascosta, ma io so che c'è ed è più grande di qualsiasi altra cosa.

Esco dalla camera per la quarta volta in cui non la vedo la mattina e mi avvio verso quella di Nash e Jack. Passando di fianco all'ala delle confraternite, vedo uscire, proprio da esse, l'ultima persona che avrei voluto incontrare. Kyle Evans.

<<Dallas!>> proprio lui con il suo sorriso sfacciato mi si avvicina con entusiasmo. A mio parere, finto.
<<Evans>> sbuffo roteando gli occhi.
<<Come va amico?>> afferra una sigaretta dal pacchetto che aveva nella tasca posteriore dei jeans scuri.
<<Non chiamarmi amico.>> ringhio a denti stretti.
<<Ehi sta calmo, sto cercando solo di fare conversazione>> sorride ancora in modo malefico.
<<Va a fare conversazione da un altra parte Evans>> sussurro imbestialito per poi dargli le spalle e riprendere il mio percorso.
<<Hai paura che alla fine scelga me?>> quelle parole mi fanno bloccare sul posto, all'istante.
Ha colto il centro, il mio punto debole.
<<Hai paura che ti prenda a cazzottate?>> lo affronto avvicinandomi di nuovo.
<<Oh, allora è così>>
<<Kyle che cosa vuoi?>> chiedo esausto.
<<Niente, cosa potrei volere da te?>>
<<Non prendermi per idiota, cosa stai cercando di fare?>>
<<Voglio solo farle provare quello che tu non le hai mai fatto provare>>
Scoppio in una risata fragorosa.
<<Tu?! Ma fammi il piacere! Cos'è che non le ho fatto provare? Con me ha amato davvero, ha provato tutte le sensazioni mai sperimentate e adesso arrivi tu, da gran coglione che mi dici queste quattro stronzate. Io, ho toccato punti, che nessuno riuscirà a toccare in lei>>
<<Oh, Cameron, ti sei mai chiesto se è mai stata felice? E poi sul fatto dei punti che hai toccato, non preoccuparti, io lì l'ho già toccata.>> mi fa un occhiolino alludendo a qualcosa di perverso.

Ed è a quel punto che il mio pugno parte da solo scontrandosi con il suo setto nasale.

<<Tu non l'hai toccata!>> urlo puntandogli un dito contro.
<<Chi te lo dice?>> sorride ancora tenendosi il naso sanguinante.

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