xv. non ti lascio

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[ La serata stava per concludersi, il gruppo di Alexis si salutò e lei si diresse all'esterno, pov's Alexis ]

«A domani» mi disse Cody prima di andare.
«A domani» risposi io minimalista.
«Ti ho vista un po' strana..» continuò poi, «Sono solo stanca, grazie per l'interesse però..» risposi il più gentilmente possibile.
«È questo che fanno gli amici, no?»
Io annuii e sorrisi.

«Ragazze vi raggiungo dopo, spiegandovi un po' cosa è successo oggi, non preoccupatevi non sono con Nathan, sono solo fuori a sgranchirmi le gambe» spiegai loro uscendo dalla caffetteria.

Iniziai a camminare.
Potevo fare un sacco di cose in quel momento, tante quante me ne stavano passando in mente. Sarei potuta andare da Aaron e raccontare lui tutto quello che Maddie ni aveva riferita oppure, per esempio, sarei potuta andare da quel dannato verme e sbattergli in faccia tutto ciò che sapevo.

Andai a passo svelto raggiungendo la roccia circondata da alberi, nel mentre le lacrime mi rigavano il volto, incessanti.
Poi sentii dei passi dietro di me. Il sangue mi si gelò di scatto nelle vene, la paura mi assalì.
Avevo un'angoscia assurda, pesavo potesse essere Nathan.
Accensi il telefono con la torcia e lo puntai dritto davanti a me, «Booh!» esclamò la
persona davanti a me e io mi ritrovai ad urlare stupidamente. «Sei un idiota Gutierrez!» sbraitai con il cuore fuori posto, mi misi di scatto le mani in volto come per soffocare un urlo e le feci passare tra i miei capelli.
«Allora il mio cognome lo sai» disse particolarmente sorpreso, avvicinandosi a me e notando che qualcosa non andava.
Mentre avanzava mi asciugai le lacrime.
«Posso accompagnarti ovunque tu stia andando?» chiese con tono più pacato e dolce.
«Ormai sei qui, non posso cacciarti via giusto?» singhiozzai leggermente.
«Si, giusto.» si limitò a risponde, affiancandosi a me e accompagnandomi passo dopo passo.

Arrivammo alla mia roccia e un'altra lacrima mi rigò la guancia destra.
«Alexis..» mi guardò;
«Puoi anche andartene ora» feci scontrosa.
«No» ribatté lui con fermezza.
«Per favore, vai via ora» stavo praticamente implorando Froy di lasciarmi stare.
«Pensi davvero che ti lasci qui?» il suo tono di voce iniziò ad alzarsi, si bloccò un attimo vendendomi spaesata e poi riprese a parlare: «Io non me ne vado, sappilo, non ti lascio qui da sola, davanti ad un enorme e altissimo masso. E inoltre sono qua per farti sorridere almeno un po'.» continuò fissando il vuoto. Aveva una voce non troppo profonda, era come se fosse spezzata, roca.
«Non so a cosa tu stia pensando, ma, non mi butto anche se te ne vai, stupidone.» dissi accennando un lieve sollievo.

«Ah! Hai visto? Ti ho fatta sorridere!» esclamò il ragazzo contento.
Accennai, veramente, una flebile risata.
Ci sistemammo con le gambe pendenti verso il nulla, la sensazione che provai guardando il vuoto era la stessa che provavo dentro di me, «Non piangere, non è colpa tua.» fece asciugandomi una lacrima con il pollice. «Odio piangere» afferrai la sua mano e la spostai.
«Perchè?»
«Non lo so. Mi tengo tutto dentro e basta
«Se ti tieni tutto dentro prima o poi esplodi»
«Lo so, ma forse è meglio cosi»
«Vuoi diventare una bomba a orologeria?»
«Sei scemo»
«È colpa tua»

Silenzio imbarazzante.

«Comunque, in qualsiasi caso, non sono io la vittima di questa situazione e piangere è da deboli» spezzai l'assordante rumore del niente.
«Non è da perdenti, Looke, è da persone troppo forti. È da eroi e anche loro piangono. Inoltre, non dirò a nessuno che ti ho vista piangere, se ti fa stare meglio. Tu sei forte» Carino.
«Grazie» dissi guardando la punta dei miei piedi, annuendo e sorridendo.

«Froy?»
«Che c'è?»
«Volevo solo sapere se fossi ancora lì.»
«Guarda che io sono sempre qua!» disse scoppiando a ridere.
«Beh.. Allora grazie

𝐓𝐄𝐀𝐑𝐒 𝐀𝐍𝐃 𝐇𝐎𝐍𝐄𝐘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora