xxi. sai, mi manchi

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[ pov's Aaron ]

Ero seduto al bancone della caffetteria bevendo un mocaccino insieme alla mia completa solitudine, accesi il telefono entrando in galleria, non so ben per quale motivo, ma mi ritrovai a guardare le fotografie di me e Grace.
Sentii un'improvvisa mancanza dentro di me, un vuoto, un senso di nulla.

Mi mancavano i vecchi tempi.
I vecchi tempi erano molto belli.
I vecchi tempi erano uno, due, tre anni fa.

Scorrevo le foto e ne trivavo sempre di carinissime, quando una catturò il mio sguardo più di altre.
Ricordo che avevo scattato quella fotografia con Grace tipo due, o tre, anni fa.
Eravamo davanti alla discoteca con cui eravamo andati insieme alla nostra vecchia compagnia, era la prima volta per lei.

Mi mancava Grace, mi mancava il periodo in cui eravamo tanto uniti, mi mancava quando trascorrevamo ore intere sotto un'albero a spiccicare due parole in croce. Non ci importava quanto parlassimo, a noi bastava cosi, a me bastava lei.
Mi mancava quando stavamo sdraiati sul materasso in camera mia a cantare canzoni a squarcia gola senza vergognarci.
Mi mancava il periodo dell'infanzia, quando eravamo tanto piccoli e tanto incoscienti per sapere le faccende da grandi ma eravamo abbastanza adulti per sapere il significato dell'amicizia. Il significato eravamo noi.
E non c'era solo amicizia.
C'era anche l'amore, perchè i bambini sanno cosa sia molto meglio di noi adolescenti.

Eravamo cresciuti insieme, io l'avevo vista crescere, avevo visto crescere quella tenera bambina riccia ogni giorno per diciotto anni, avevo visto crescere davanti a me una ragazza meravigliosa.
Avevo visto crescere la persona che amavo.
E lei chi aveva visto crescere? Me, un pazzo totale che ai diciassette anni ogni sera dopo una festa tornava a casa tanto ubriaco da scordarsi il proprio nome, ma non il suo. Me, un ragazzo tanto testardo quanto determinato, orgoglioso ma non con tutti, stronzo e protettivo con alcuni.
Aveva visto crescere un ragazzo che poteva perdere la testa per una minima azione, parola.
Per una cazzata.

Restava il fatto che durante l'ultimo anno, precisamente da quando eravamo arrivati in questa gabbia di matti, perchè di questo si trattava, non eravamo più come una volta e di certo Drey non aiutava per niente.
Grace mi piaceva, mi piaceva tanto, in effetti la amavo e lo sapevo da sempre. Mi faceva impazzire e pure questa sogli di inbarazzo costante tra di noi lo faceva.

«Posso sedermi?» disse una voce dolce come la seta, la sua. «Si, puoi» parlai sorridendo.
«Cosa bevi?» domandò retoricamente, supposi, dato che ormai prendevo la stessa bevanda da cinque lunghissimi anni.
«Okay, hai ragione, domanda stupida» ammise dopo aver visto il modo in cui la guardavo.
«Piuttosto.. Che cosa prendi tu?» le chiesi.
«Niente io, grazie. Anzi! Solo un biscotto.. No anzi, due, cosi uno lo mangi anche tu e mi tieni compagnia un po', ti va?» domandò gioiosa e annuii.

[ ... ]

«Aaron.. C'è un motivo se sono qui» disse morsicando il suo cookie doppio-cioccolato. «Oh, mi preoccupi. Cosa succede?» risposi.
«Io e Drey ci siamo lasciate, e prima che tu chieda i vari motivo, perché so che lo faresti anche se ti dicessi di non farlo, sappi che non funzionava, insomma, siamo sempre state grandi amiche e poi lei è super presa da Madison Crawford, Maddie, penso che tu la cobosca, è la responsabile delle divise scolastiche»
«Mi diapiace.. Dico davvero. Lo sai che non sono molto bravo con le parole quindi ti posso solamente dire che ci sono se hai bisogno di passare del tempo con qualcuno o parlare..» dico.
Invece no, ah-ah. Non mi dispiaceva per niente: evviva la realtà dei fatti! Non aspettavo altro. Beh, si, in effetti sembrava bruttissimo visto dall'esterno, il mio sguardo si era illuminato ed ero palesemente sollevato.

«Lo so che non ti dispiace, e comunque io non ci sto male.» Fece lei ad un certo punto, quando ormai la conversazione si era quasi spenta. «Come fai a saperlo?» domandai.
Lei leggeva nella mente, era l'unica spiegazione. Già!
«Non ne ho idea, lo so e basta.»
«Buono a sapersi, allora..»
«Hai ragione, comunque.» conclusi prima di rispondere al telefono che aveva già compiuto quattro squilli.

«Pronto?»
«Aaron, sono Tyler, non troviamo Alexis»
«Cosa significa che non trovate Alexis?»
«Significa che nella sua stanza non c'è, nemmeno in giro per il dormitorio o fuori e Nathan manca all'appello, Froy ci ha messi in guardia
«Cazzo. Arrivo subito» terminai la chiamata, presi per mano Grace e mi catapultai dai miei amico in meno di trenta secondi.
Quando aveva pronunciato quel nome, 'Nathan', ho sentito la rabbia ribollire dentro dj me. Non doveva toccare mia sorella.

𝐓𝐄𝐀𝐑𝐒 𝐀𝐍𝐃 𝐇𝐎𝐍𝐄𝐘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora