xviii. controllo

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La campanella suonò, finalmente le lezioni erano finite epotevo alzarmi da quella maledetta seria.
Lanciai un'occhiata a Froy, nonostante già il suo sguardo fosse rivolto a noi:
Appena mi ressi in piedi e prensi i libri che avevo sul banco, Nathan, afferrò il mio polso, mi guardò e strinse un poco la presa.
«Come mai ti comporti cosi con me?» sputò.
Froy si stava avvicinando, lo sentivo, pur senza vederlo lo capivo. «Cosi come?»
«Non mi parli più, non sorridi, non fai più le tue solite battutine, non sei tu. Questa non è l'Alexis che ho conosciuto, non è l'Alexis di cui sono innamorato

Mi sentivo abbastanza male. Insomma, e se lui non avesse avuto cattive intenzioni con me?

«Scusami, devo andare» feci io non sapendo cosa dire, mi liberai dalla sua forza ed uscii dall'aula a passo svelto.
Poggiai la schiena contro il muro e iniziai a fare respiri profondi. Alzavo il petto e lo abbassavo di continuo, dovevo mantenere il controllo, potevo farcela, non devo esplodere.
Non ora, non qui.

I miei respiri continuavano ad aumentare, sentivo il petto esplodermi e il cuore fuori posto. Sono da sola. Sono cotro me stessa mentre cerco di combattermi.
Mi sento annegare, mi sento sott'acqua senz'aria. Solo, l'acqua non c'è.

[ Pov's Froy. ]

Non mi fidavo di Nathan e non era di certo una novità, ora più che mai io mi sentivo coinvolto.
Volevo che lasciasse andare presto Alexis.
Mi si gonfiò il petto d'ira quando lo vidi afferrare Alex.
Lei stava diventando una mia responsabilità.
Non doveva accaderle nulla, nulla.
Il mio cuore iniziò a battere a più non posso le mie mani si chiusero in due pugni ma il suo sguardo, lo sguardo di Alexis mi bloccò.
Lei sapeva che io c'ero, sapeva che non avevo il minimo controllo della rabbia in quel momento e lo capivo che si sentiva protetta.
Non potevo lasciarla così, indifesa, anche se lei, indifesa, non lo era.

Qualcosa dentro di me diceva che non potevo lasciarla sfuggire, non potevo lasciarla andare per nessun motivo, non potevo permettere che qualcuno le facesse del male fisico o, peggio, emotivo. Il dolore fisico impari a gestirlo, con il tempo, ma quello emotivo, quello è il vero dolore, quello che resta per sempre e ogni giorno picchia come un martello sul tuo cuore.

Quando mi riconcentrai sulla situazione in cui mi trovavo era tardi, Alex era già uscita dall'aula visibilmente scossa. Quel verme le aveva fatto qualcosa. Non sapevo se andare da lei o dal suo vicino di banco per prenderlo a pugni.
Seguii l'istinto.
Quindi ovviamente andai da lui.
«Nathan, giusto?» dissi sfacciato.
«Si. Cosa vuoi?» già, risponde come me.
«Alexis, ecco cosa voglio
«Perchè lo stai dicendo a me?»
«Che intenzioni hai, SantClair?» stavo perdendo il controllo.

Wow, strano.

«Mi piace, voglio stare con lei, baciarla, toccarla, portarla a letto insomma

Le mie pulsazioni aumentarono a dismisura.
"Froy mantieni il controllo." mi ripetevo.
Non potevo tollerare le sue ultime quattro parole, e non era gelosia.

Era rabbia, rabbia per Alexis e per tutte le altre ragazze che hanno avuto una storia del genere con lui, tutte quelle ragazze che non hanno avuto un minimo di rispetto da parte sua. Dio, se lo odio.

Non è che siccome io e lei non stiamo insieme allora lui può permettersi di portarsela a letto solo per scoparla e lasciarla poi distrutta,
Non se lo merita.

Fingere di non conoscerlo non serve a niente. Insomma, conoscevo tutte le ragazze che aveva sfruttato, dalla prima all'ultima. Avevo privato ad intervenire con il preside, non mi aveva mai creduto, ma questa volta non sarà così.

«Sei uno stronzo
«Con quale coraggio vieni a dirmi queste cose senza nemmeno conoscermi?»
«Non mi serve conoscerti per sapere che sei un pezzo di merda. Io so esattamente come ti comporti.» dissi afferrando la sua maglia sotto il collo. «Lasciami».
«Fanculo Nathan, non rovinerai anche le
«Non voglio rovinare la tua bambina»
«Non è la mia bambina» ringhio.
«Allora non ti dispiace se le faccio fare un giro o due nel mio letto» dice per provocarmi.
«Tu non devi nemmeno pensare di guardarla»
Lui si ammutolì, mi girai facendo un respiro profondo e andai da Alexis.

«Alex..»
«Cosa gli hai detto?»

𝐓𝐄𝐀𝐑𝐒 𝐀𝐍𝐃 𝐇𝐎𝐍𝐄𝐘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora