xxviii. firenze

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«Sei mai stata a Firenze?» domandò Froy interrompendo il silenzio.
«Una volta sola.»
«In che occasione?»

Odiavo parlare di quella città.
Più che altro, di quello che fosse successo.
Una sola volta ero stata in quella città e mi era bastata.

«Una festa» risposi secca. alzandomi a sedere di scatto.
«Non mi dici altro?» chiese evidentemente turbato.
«Non mi va»
«Perchè?»
«Perchè è stata terribile.»
«Quando avrai voglia di parlarne, sai che puoi trovarmi.» disse staccato, si sedette anche lui, spostandosi un poco da me.
Dio, era cosi permaloso!

Odiavo questo suo atteggiamento, quando era freddo, voelvo non parlargli più ma allo stesso tempo mi sarebbe piaciuto abbracciarlo e ringraziarlo per quanto a me ci tenesse.
Volevo riuscire a continuare a mentire a me stessa, a convincermi che non mi piaceva, che potevo persino resistere alla tentazione di raccontargli quella notte d'agosto, eppure.

«Sei permaloso. Solo perchè non voglio raccontarti qualcosa della mia vita decidi di diventare freddo?» sbottai, cercando di auto convincermi del fatto che porevo farcela.

«Lo so che sono permaloso, non mi importa se vuoi raccontarmi cosa successe o no.»
«Se non ti interessa me l'hai chiesto a fare?»
«Perchè in realtà muoio dalla voglia di saperlo»
«Deciditi, non posso mica stare ai tuoi comodi»
«Tu non stai mai hai miei comodi, fai sempre di testa tua, e non provare a dire che non è la verità perchè è palesemente cosi»

Era incredibile come il suo tono rimanesse sempre uguale, sempre sulla stessa linea, cosi fermo e freddo ma incredibilmente coinvolto.
Voleva con tutto se stesso mostrarmi che non era arrabbiato, ma alla fine..

Mi sdraiai nuovamente.

«Mi fai perdere le staffe e con la stessa velocità mi fai tornare calmo. Ti odio
«Non mi piace vederti arrabbiato.»
«Mi arrabbio spesso»
«Ma non quando sei con me»
«Sei il punto fisso per mantenere la calma»

Sentii un brivido percorrermi la schiena. era così bello vederlo seduto al chiaro di luna, con i capelli biondi mossi dal vento e i suoi occhi che fissavano il vuoto, immaginandosi chissà cosa.
Poggiai la testa sulla sua spalla una volta che s'era sdraiato accanto a me.

[ ... ]

Nel silenzio tombale che si era creato decisi di parlare di quella notte, tanto prima o poi lo sarebbe venuto a sapere comunque.
«Hai voglia di ascoltarmi Gutierrez?»
«Si»

«Bene, iniziamo. Allora, mia cugina, Liz, sarebbe diventata maggiorenne il ventisette agosto, ci aveva messo due mesi per convincere i miei genitori per portare me e Aaron un weekend a Firenze, il sabato sera ci sarebbe stata la sua festa di compleanno in discoteca, ricordo che c'erano un sacco di suoi amici e lei era felicissima.
Ero veramente emozionata, la mia prima volta in discoteca; però non andò nel meglio dei modi, insomma, non andò come speravo.
Ricordo che entrammo nel locale tutti insieme e andammo subito al tavolo prenotato da Liz, la musica era molto alta, sentii un tripudio di odori e di luci che mi disorientarono un po', non era proprio il mio ambiente.
Una volta che entrai in pista, accompagnata da mio fratello, lo persi di vista dopo poco, cercai con lo sguardo quello di Liz ma notai che era impegnata a baciarsi con il suo fidanzato. Insomma, provai a cercare qualsiasi persona possibile che vagamente conoscevo; non vidi nessuno e, soprattutto, ogni volta che provavo ad aprire bocca, la mia voce veniva soffocata dalla musica e dai gemiti delle ragazze; così, ingenua come ero, mi diressi al banco dei drik, dove un gruppo di ragazzi mi offrii qualcosa da bere, intortandomi con frasi tipo: "We bella, ti vedo spenta! Prendi un mojito!" - dissi initando la voce di un tipo - e fu cosi che bevvi fino a frantumarmi il fegato.
Non mi importava di come stessi fisicamente perchè emotivamente ero rinata. L'alcool mi aveva fatto stare meglio che mai, almeno inizialmente era così.
Iniziai a ballare in pista senza aver il controllo delle mie azioni, da qui ricordo solo a tratti quello che successe.
Penso sia una fortuna

Mi fermai un attimo, Froy si avvicinò a me e, per incitarmi a continuare, facendomi allo stesso tempo capire che se non avessi voluto lui avrebbe capito, mise una mano sopra la mia.
Sapevo che c'era.

𝐓𝐄𝐀𝐑𝐒 𝐀𝐍𝐃 𝐇𝐎𝐍𝐄𝐘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora