xii. tutto solo una grande menzogna

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Mi si gelò il sangue nelle vene. Il suo tono era particolarmente freddo, preoccupato, severo e il suo sguardo  pieno di ostilità. Non avevo mai visto mio fratello in questo modo, non lo sapevo proprio riconoscere.
«Cosa succede?» domandai impietrita.
«Non voglio che tu ci esca ancora o che tu ci abbia a che fare con qualsiasi tipo di contatto.» annunciò serio. «Per quale motivo?» avevo quasi timore a chiedere.

Nathan era l'unico amico che mi ero veramente fatta, insomma, magari era successo tutto molto in fretta e non eravamo ancora riusciti a creare un rapporto stabile, ma sicuramente uscivo più con lui che con gli altri ragazzi della compagnia e io non riuscivo a capire il motivo di tanto fastidio nei confronti di Nathan.

«Non è un bravo ragazzo, non voglio entrare nei particolari.» si limitò a parlare lui. I suoi occhi erano nuovamente vuoti e straripanti di collera.
«Perchè non dovrebbe esserlo?! Tu non lo conosci nemmeno» sbottai io.
«Hai ragione, non lo conosco, ma se vuoi metterla su questo piano nemmeno la ragazza che ha violentato lo conosceva.» continuò lui avvicinandosi a me e io lo osservavo impaurita e sbalordita.
«Non penso che Nathan sarebbe capace di violentare una ragazza» cercai di auto-convincermi, ma non fu facile.
«Pensi male, sorellina» si sedette accanto a me.

«Senti, puoi credere oppure no a me, sta a te scegliere, però essendo tu una persona curiosa so che andrai a fare visita alla ragazza con cui ho parlato io ed è per questo che ti darò il nome: Maddie Crawford, stanza 108.»
Non volevo e non potevo credere che Nathan SantClair fosse capace di una cosa simile, nessuno dovrebbe esserne capace.
Nonostante tutto io volevo andare a fondo di questa storia, perciò decisi di fare le kie accurate e necessarie ricerche.

[ ... ]

Tutto ciò era avvenuto sotto lo sguardo allibito e gelato di Froy, che vedendomi uscire dalla stanza chiese: «Dove vai ora?»
«Da Maddie, mi sembra ovvio» risposi io bruscamente. «Ti scortiamo noi» propose Froy guardando Aaron che annuì solenne al nuovo amico.
«No, faccio da sola» feci io uscendo e sbattendo la porta.

Ricordo perfettamente quel momento, il momento in cui il mio corpo era pervaso da una serie di emozioni che nemmeno io riuscivo a decifrare, c'era una sorta di confusione mentale dovuta sia a Nathan che a Froy, c'erano la passione e la gioia che il biondo mi
aveva fatto provare sul nascere della nostra conoscenza, la preoccupazione per la presunta ragazza violentata, l'incredulità da parte mia nei confronti delle ipotetiche azioni di Nathan e la delusione. Profonda, persistente delusione.

Appena uscii dal dormitorio maschile incontrai Nathan. Parlando del diavolo spuntano le corna, come si suol dire. «Ehi Alex» disse avvicinandosi a me. Sentii la gola bruciare e ricacciai con potenza nello stomaco tutta la tristezza.
«Ciao, Nat» dissi non riuscendolo a guardare negli occhi; «Ti va di bere qualcosa?» proposi e io scossi insistentemente il capo, «Non posso ora, scusami, ci vediamo domani in classe».
«No Alexis aspetta! Che hai?» mi prese per un polso e mi fece voltare di scatto verso il suo viso arrossato.
«Non ho nulla, lasciami però.» sputai a denti stretti.
Riuscii a liberarmi di lui dopo un paio di battibecchi e mi diressi velocemente e scattante verso la stanza 108.

[ ... ]

Bussai, subito dopo mi aprì Maddie, «Ehy..?» disse, ponendo il saluto come se fosse una domanda,
«Sono Alexis, l'amica di Dr-»
«Si, so bene chi sei» parlò lei stoppandomi.
«Posso entrare?» domandai con voce flebile.
«Vieni» disse con tono preoccupato e aprendomi la porta. «Grazie, sei gentile»
«Cosa succede?» chiese lei guardandomi.
«Devo parlarti di una cosa» mi limitai a dire, aspettando con angoscia una sua risposta. «Ehm va bene, sediamoci e parliamone. Ma prima prendo da bere», «Grazie, ho bisogno di schiarirmi un po' la gola..» affermai guardandomi attorno.
La sua camera era ordinata, profumata e rosa, pareva quella di una principessa.

«Okay allora.. Conosci un certo Nathan SantClair..?» domandai deglutendo.
«Nath..Nathan SantClair»
Abbassò lo sguardo e giurai di averla vista sbiancare in volto, successivamente le sue mani piccole iniziarono a tremare in contemporanea alle sue gambe minute.
«Si. Lo conosco.» aggiunse poi, cercando di essere il più salda possibile almeno con al voce.
«Oh, come?» domandai delusa.
La mia voce si spezzò, in cuor mio sapevo che Aaron non mi avrebbe mai detto una bugia cosi grave, d'altro canto speravo che lo fosse.

Tutto solo una grande menzogna.

𝐓𝐄𝐀𝐑𝐒 𝐀𝐍𝐃 𝐇𝐎𝐍𝐄𝐘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora