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Portiamo in alto i nostri shottini di Woo Woo, per poi mandarli giù tutti d’un fiato. Ignoro cosa ci sia dentro e neanche lo chiedo, fidandomi ciecamente del nostro barman.

Simon è un intenditore nella preparazione di shot e noi, la maggior parte delle volte, siamo le sue cavie.
«Oh, eccoti qui!» urla Lilia sbracciando per attirare l'attenzione di non so chi. Prima di uscire mi ha detto di aver conosciuto un tizio su una chat erotica e dopo aver parlato per una decina di giorni hanno deciso di incontrarsi.
Chiaramente era sottinteso che avrei dovuto accompagnarla e a me non dispiace affatto.

Frequentiamo la Casa del gioco, ormai da anni: è un locale in cui si può passare del tempo come si desidera. Vuoi bere? Puoi farlo. Vuoi che nessuno ti disturbi? Questo è il posto giusto. Vuoi compagnia? Ebbene, in questo locale la trovi. Qui puoi dar sfogo a ogni tuo bisogno: sesso e divertimento sono gli ingredienti principali che accompagnano le nostre serate.

Il motivo per cui frequento questo locale è molto semplice: non mi piacciono i divieti. Odio imbattermi in persone che pensano di poter giudicare tutto e tutti, non ho mai frequentato un uomo al di fuori di questo posto, non sono tipo da relazioni stabili, non le voglio, non fanno che generare sofferenza, l'ho sperimentato sulla mia pelle.
La mia vita è stata una continua lotta, scendere a compromessi è stato il mio pane quotidiano.
Ora ho raggiunto una stabilità che voglio e che devo proteggere.

«Che gran gnocco!» esclamo avvicinandomi all'orecchio della mia amica ma continuando a guardare verso un uomo in completo grigio. Lilia ha sempre avuto buon gusto in fatto di uomini, anche lei li tiene a debita distanza, soprattutto da quando ha avuto la sfortuna di innamorarsi.

È stata una storia finita male, lui l'ha lasciata con il cuore a pezzi e un abito bianco da pagare.
«Stasera ci sarà da divertirsi» mormora mentre il distinto signore si avvicina a noi.
«Buonasera Lilia» dice prendendole la mano e stringendola nella sua. Vedo la mia amica arrossire, sgrano gli occhi di fronte alla sua timidezza, non è tipo da mostrare questo tipo di emozione.

«Buonasera Steven, alias Bruto» risponde dopo aver ritrovato un minimo di sfacciataggine. Mi viene da ridere, scommetto che Bruto deve essere il suo nickname.
«Lei è Millie» afferma voltandosi verso di me.
«Incantato.» Faccio un cenno del capo. Se non altro mi sembra un gentiluomo. L'idea è quella di capire se il soggetto in questione è un tipo pericoloso e poi di filarmela a casa.

Ordiamo una bottiglia di champagne e ci accomodiamo a un tavolo riservato dove una tenda color arancio trasparente ci divide dal resto della sala. Ogni tanto qualcuno tenta di sbirciare all'interno per non perdersi un eventuale spettacolino a tre, ma è normale visto il luogo in cui ci troviamo. Dopo aver scambiato qualche parola con Lilia e il suo nuovo amico li lascio soli. Lui mi sembra un tipo a posto, perciò posso andare a dormire serena, anche perché domani sarà una giornata difficile e ho bisogno del massimo riposo.

Appena metto piede fuori, una sferzata di vento gelido mi fa trasalire, mi sistemo meglio il cappello sulla testa, stringo la sciarpa e mi incammino con la speranza di incontrare un taxi. Non sono molto distante da casa, ma a quest'ora è sempre meglio non andare in giro da soli. Dopo qualche isolato decido di fermarmi e contattare telefonicamente un servizio a pagamento per farmi venire a prendere, ma non faccio in tempo a sbloccarlo che un rumore di pneumatici mi fa sobbalzare.
Accelero il passo mentre avverto i battiti del cuore aumentare.

Come è possibile che sia già in città?

Riconoscerei il rumore della sua Audi a un chilometro di distanza. Lo stronzo mi blocca il passaggio salendo con il muso della macchina sul marciapiede e costringendomi a fermarmi.
«Ciao tesoro.» Perfino la sua voce è viscida. «Lasciami in pace Mark» gli dico lanciandogli un'occhiata disgustata. Ormai non lo temo più, quando dicevo che nessuno avrebbe più minato la mia stabilità mi riferivo anche lui.
«Millie non fare la difficile con me» mi ammonisce sogghignando. Conosco Mark da anni, era un benefattore dell'istituto, ha il doppio della mia età, e aveva preso a cuore la giovane ragazza che nessuno voleva. Al compimento dei miei diciotto anni, giunto il momento di lasciare la casa famiglia, si è presentato nella mia stanza offrendomi il suo aiuto e io ho lasciato che mi comprasse. Mi ha aiutata a studiare, dandomi la possibilità di frequentare un corso da sarta, ha accettato che anche Lilia venisse insieme a me, ci ha offerto un posto in cui dormire. Mi sono sempre chiesta come avrei ripagato quel debito ma poi, quando una sera è venuto a trovarmi invitandomi a cena, ho capito tutto. Lui voleva me, il mio corpo, la mia dignità, voleva possedermi a suo piacimento. Forse lo volevo anch’io, accanto a lui mi sentivo protetta, al sicuro. È stato il primo con cui sono andata a letto, la nostra relazione è durata circa due anni, fino a quando ho scoperto che era sposato.

A quel punto ho cercato di chiudere i rapporti, ma il debito da pagare era ancora troppo alto, così ho iniziato a darmi da fare. Ho lavorato sodo e finalmente ho cominciato ad avere uno stipendio degno di questo nome. Tutt’oggi verso una somma di denaro sul suo conto, non voglio avere più nulla a che fare con lui, ancora qualche anno e chiuderò i conti.

«Cosa vuoi?» urlo.
«Sali, ti porto a casa. Fa un freddo cane questa sera.» Ha sempre avuto la fortuna di arrivare al momento giusto, anche se questa volta non credo. La sua ossessione per me si fa sempre più pesante. Decido di salire in macchina così da potergli ribadire che deve lasciarmi in pace. Quando mi vede aprire lo sportello il suo sguardo si addolcisce.
«Brava la mia ragazza» afferma accarezzandomi un ginocchio.
«Non sono la tua ragazza» ribatto sottraendomi al suo tocco. Durante il tragitto non dico nulla, tanto so già come andrà a finire: mi chiederà di salire.

Cinque minuti dopo ecco che arriva la proposta.
«Ti ho già detto che tra noi è finita. Ho i soldi per pagarti e te li restituirò fino all'ultimo centesimo» dico con la mano pronta ad aprire la portiera.
Afferra il mio braccio e lo stringe.
«Basta! Mi fai male, lasciami andare.» Le lacrime mi bruciano gli occhi. Non devo piangere.
«Il mio silenzio non si paga con i soldi. Io rivoglio te» bisbiglia a un passo dalla mia bocca.
«Mi fai schifo Mark» sussurro allontanandomi da lui. Rimane a fissarmi con gli occhi sbarrati e io ne approfitto per liberarmi e scendere dall'auto.
«Sei solo una sgualdrina. Me la pagherai cara Millie Bobby Brown» urla dal finestrino.
Quelle parole mi mettono i brividi, cerco di ignorarle, apro il portone di casa e mi ci fiondo dentro.

Black Eyes ~ FillieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora