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La realtà mi è sfuggita di mano. So che è stato solo un incubo, ma quelle sensazioni le ho avvertite davvero, le ho sentite sulla pelle come quando qualcuno ti dà un pizzico e il dolore si irradia in tutto il corpo.

La sveglia suona già da dieci minuti ma sono ancora stesa sul letto, immobile a guardare il soffitto. Lilia deve essersi alzata presto perché la sua parte di materasso ha perso il suo calore. Questa mattina la voglia di andare al lavoro, vedere gente, sorridere ai clienti è piuttosto limitata, non mi succede quasi mai, e ciò mi manda in collera perché si dà il caso che il mio lavoro sia una delle mie poche fonti di pace.
Tuttavia mi alzo, vado in bagno, mi spoglio, apro il rubinetto della doccia e mi butto sotto il getto bollente. Lascio che l’acqua bagni il mio corpo contratto rendendolo meno rigido. Mi bagno i capelli, lascio che le gocce mi penetrino negli occhi, nelle orecchie, se potessi immergerei anche la mia mente così da lavare via il ricordo della notte appena trascorsa.

Quando torno in camera è passata più di mezz'ora, così apro l'armadio, afferro un abito in lana nero con una larga striscia grigia sul bordo inferiore e lo indosso, metto le calze velate e un paio di ballerine invernali nere, mi passo del rimmel sulle ciglia e un pizzico di lucidalabbra lenitivo, così da difenderle dal freddo.
Quando arrivo in cucina, trovo Lilia seduta al tavolo che sfoglia un quotidiano. Molto probabilmente è uscita mentre dormivo.
«Buongiorno» le dico facendola sussultare. Alza gli occhi e non appena mi vede il suo sguardo si addolcisce.
«Buongiorno Millie.» Si avvicina e mi posa un leggero bacio sulla guancia.
«C'è del caffè pronto, ho preso anche i cornetti da Lucy. Vieni, sediamoci.»
«Mi avevi già convinta con il caffè pronto» le rispondo citando il film Jerry Maguire, in fondo Jerry senza la sua Dorothy non si sente completo e lo stesso vale per me questa mattina con il caffè. Lilia mi sorride mentre posa due tazzine e un sacchetto bianco sulla tavola.
«Almeno non hai perso il tuo senso dell'umorismo. Nero sì, ma sempre piacevole» afferma, sedendosi accanto a me. Dopo aver riempito la mia tazza con il nettare degli dèi e averne bevuto un sorso abbondante, sono pronta per la conversazione che mi aspetta.
«Cosa ti è successo questa notte?» domanda la mia amica, arrivando subito al sodo.
Tossisco.
Ok sono pronta, ma non intendevo così in fretta.
«Ieri con Finn ho trascorso una bella serata» ammetto, stringendo forte il manico della tazza.
«E…?» mi esorta a continuare.
«E sai come la penso... non voglio complicazioni di nessun genere.» Abbiamo affrontato spesso questo discorso e siamo state sempre in disaccordo, ma non l'ho mai considerato un problema perché non ho mai preso sul serio l’ipotesi di innamorarmi di qualcuno.
In fondo cosa può provare un cuore che batte solo perché deve?

«Stai correndo troppo Millie. Non sai neanche se lo rivedrai e già ti stai facendo prendere dal panico» mi rimprovera. Non me la prendo, in fondo, ho bisogno di essere strigliata, soprattutto se è l'unico modo per farmi ragionare.
«Hai ragione. Infatti non ho intenzione di rivederlo» dico decisa.
Mi alzo dalla sedia e infilo il cucchiaino e la tazza nella lavastoviglie.
«Millie.» La sento inspirare.
«Che c'è?»
«Non puoi allontanare chiunque osi avvicinarsi a te. Non ti fa bene e ti perdi tutte le cose belle della vita» dice, riponendo a sua volta la tazza nella lavastoviglie.
«La vita fa schifo. La mia vita fa schifo, non c'è niente di bello» dichiaro risoluta.
«È solo perché tu vuoi vederla così. Ok, abbiamo passato dei momenti non bellissimi, ma guardaci oggi. Cosa ci manca? Nulla. Siamo cadute, ci siamo fatte male, abbiamo pianto ma comunque ci siamo sempre rimesse in piedi e sai perché? Siamo forti, Millie. La vita ci ha segnato così tanto da trasformare il nostro cuore in pietra, ma questo non vuol dire che non possa più essere scalfito. Non vuol dire che là fuori non ci sia qualcuno pronto ad amarci come meritiamo. L'amore ci è stato negato finora, ma ciò non vuol dire che sarà così per sempre» sostiene venendomi vicino.
«Io non sono come te, Lilia. Tu, se vuoi, continua a fidarti della gente. Io non ci riesco!» Detto questo mi avvio verso la mia camera.

***
Le giornate successive trascorrono all'insegna del solito tran tran. Evito Finn, ignorando le sue chiamate e tenendo per lo più il cellulare spento. Non so quante volte ha provato a contattarmi. Ho davvero pensato che potesse presentarsi qui o addirittura a casa, ma non l'ha fatto e devo ancora capire se questo mi provoca più piacere, perché mi ha concesso la libertà di cui ho bisogno o delusione.

Quando arriviamo al lavoro, Serena è già operativa e ci comunica gli appuntamenti della giornata. Ringraziamo e poi ognuna va nel suo ufficio. Nell’attesa che entri il primo cliente accedo il telefono, pochi secondi dopo, vari beep mi annunciano la ricezione di messaggi. Li apro e sul display compaiono i nomi di Romeo e Finn. Cancello il secondo, non ho intenzione, di leggerlo e apro quello di Romeo: mi comunica che è tornato ad Atlanta. Lo chiamo e risponde al secondo squillo. «Ciao.»
«Allora come è andata?» chiedo incuriosita.
«Oh, ma allora ricordi che ho una vita anch’io e che vorrei condividerla con te?» mi domanda con voce roca.
«Sono proprio una stronza» affermo scherzando.
«Direi proprio di sì» risponde serio.
«Posso farmi perdonare invitandoti a uscire?»
«Tu puoi tutto» dichiara risoluto. Chiudo gli occhi e, ricordo che Romeo ha sempre fatto queste battute.
«Finisco alle cinque. Ti aspetto qui» replico e chiudo.

Poso il cellulare sulla scrivania e mi avvio alla porta per fare accomodare il cliente, ma ricomincia a squillare. Finn mi sta chiamando. Spengo il telefono e lo chiudo nel cassetto.
A metà mattinata faccio una pausa.
Invito Serena a prendere un caffè al bar, ma quando arrivo nella hall noto un mazzo di rose rosse poggiato sul bancone.
«E queste di chi sono?» chiedo timorosa.
«Le ha lasciate un fattorino per te» mi risponde lei. Mi avvicino e prendo il biglietto incastrato tra i petali.
“Avrai ciò che meriti: dolore!”
Con le mani che mi tremano strappo il foglietto, prendo il mazzo di fiori e lo butto nel cestino della spazzatura.
Chiunque sia deve smetterla.
E deve farlo immediatamente.

Black Eyes ~ FillieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora