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Finn Wolfhard.
Stringo il bigliettino, rileggendo il numero di telefono così tante volte che lo imparo a memoria.
Quando sono tornata a casa ero frastornata e spaventata e non ho potuto fare a meno di raccontare a Lilia quello che è successo.

Le ho parlato di Mark, dell'aggressione in sartoria e dell'intervento di Finn. La sua reazione è stata dura, sa perfettamente ciò che c'è stato tra me e Mark e non ha mai smesso di mettermi in guardia sulla pericolosità di quell'uomo.
Ha insistito per chiamare la polizia, ma non l'ho fatto. Le ho promesso che ci penserò e ne riparleremo, ha annuito comprensiva.

«Non ti lascerò più sola. Da ora in poi se finirò di lavorare prima, ti aspetterò.» L’ho ringraziata Non ho obiettato, ma credo che Lilia non possa vivere in funzione dei miei guai. Non sarebbe giusto.
Mi ha chiesto di parlarle di Finn, le ho racconto dei nostri incontri e dell'effetto che ha su di me. «Santo cielo, sarebbe una benedizione» ha esclamato.
La sua positività è riuscita perfino a strapparmi un sorriso, mi piace la mia amica innamorata. Ha evitato di parlarmi di sé, mi ha detto che mi racconterà tutto quando starò meglio. Ho insistito un pochino, ero curiosa ma lei non ha ceduto.
Confesso di essere preoccupata, se aspetta il momento opportuno vuol dire che è una cosa davvero importante.

Dopo aver sparecchiato e sistemato i piatti nella lavastoviglie, ci siamo recate nelle nostre stanze. E ora eccomi qui, incerta se contattarlo o no.
Prima di addormentarti mandami un messaggio, scrivi quello che vuoi, ma fallo.
Devo farlo. No, non devo. Voglio.
Afferro il telefono, lo sblocco e come prima cosa registro il suo numero. Comincio a digitare il testo, il cuore mi batte forte e la paura che ciò che sto scrivendo sia poco adatto inizia a martellarmi la testa.
Non ho mai fatto una cosa del genere, non ho mai messaggiato con nessuno, tranne che con Lilia e Romeo, e Mark ovviamente, ma quest'ultimo non mi ha mai provocato emozioni forti come quelle che sto provando ora.
“Sono a letto. Grazie ancora per tutto. Buonanotte.”

Rileggo un'ultima volta e prima di ripensarci premo il tasto di invio. Quando la dicitura “messaggio inviato” compare sullo schermo, mi volto a pancia in giù e nascondo la testa sotto il cuscino. Passano pochi minuto e avverto lo squillo del cellulare.
Cazzo.
Lo prendo e apro il messaggio. Non sono molto avvezza alle nuove tecnologie, possiedo un telefono di vecchia generazione e per visualizzare gli SMS devo aspettare sempre tra i cinque e i dieci secondi.
“Era il minimo che potessi fare. Ci vediamo domani per il nostro caffè! Buonanotte stella.”

Lo leggo un paio di volte prima spegnere e posare il telefono sul comodino. Mi sollevo quanto basta per prendere il bicchiere d'acqua che mi sono portata dalla cucina, verso alcune gocce di Valeriana e mi stendo di nuovo.

***
Dopo giorni di insonnia, finalmente mi sveglio riposata. Ho dormito tutta la notte e quando è suonata la sveglia ho provato una gran voglia di spegnerla. Ma devo uscire, perciò mi alzo dal letto e come uno zombie mi trascino verso il bagno.
Ho appuntamento con Romeo, mi ha chiamata ieri proponendomi una corsa mattutina in compagnia.
Alle sette in punto arrivo e lo trovo già lì. Ha gli auricolari alle orecchie ed è impegnato a fare alcune flessioni. Mi avvicino e siccome è di spalle gli do un pizzicotto su un gluteo sodo. Sobbalza voltandosi con lo sguardo accigliato. Quando mi vede si rilassa, mi dà un bacio sulla guancia mentre mi accarezza un braccio. Rimango a osservare quella strana carezza, se non fosse uno dei miei migliori amici lo avrei già allontanato.

«Come stai? Sembri un panda questa mattina» afferma sorridendo e indicando i miei occhi.
«E non mi hai vista i giorni scorsi» rispondo, accennando un sorriso.
«Che ne dici di raccontarmi tutto mentre facciamo una bella corsa?» Accetto e ci avviamo.
«Che bastardo!» sbraita, fermandosi, dopo che gli ho raccontato di Mark. Mi arresto anche io, mi piego sulle gambe, ho il fiatone. Fa lo stesso anche lui, avvicina il suo viso al mio e mi sfiora la guancia con il palmo.
«Mi dispiace, piccola. Peccato che non ci fossi, lo avrei ammazzato» esclama, indurendo i tratti del volto.
Sgrano gli occhi a quell'affermazione.
Romeo non è mai stato un tipo violento, ma forse è questo che succede quando viene fatto del male a chi vuoi bene.
«Grazie. Fortunatamente è arrivato Finn» dico, rimettendomi in piedi e iniziando a saltellare sul posto. Non so cosa mi metta più a disagio, se le sue mani sul mio volto o quello sguardo indecifrabile.
«Chi è Finn?» domanda, raddrizzandosi.
«Possiamo parlarne un'altra volta?» Formulo la domanda un attimo prima di rimettermi a correre. Romeo mi segue.

«No, ne parliamo ora» dice, raggiungendomi e mettendosi al mio fianco.
«No.» Gli faccio l'occhiolino e comincio a correre più veloce.
«Sei davvero una stronza» sentenzia cercando di starmi dietro.

Corriamo per una mezz'ora buona, alla fine abbiamo entrambi il fiatone. Non siamo molto atletici ma, nonostante ciò, ci teniamo a mantenerci informa. Mi passo l'asciugamano intorno alle spalle, chiudo la felpa fino a coprire la gola e mi dirigo verso l'uscita con il mio amico.
«Partirò per un paio di giorni» mi informa, passandomi un braccio intorno alle spalle. Mi irrigidisco a quel contatto. Lui sembra notarlo, infatti, allontana il braccio, ma questa volta sono io a bloccarlo e a risistemarlo come prima.
«Dove vai?» chiedo interessata.
«Chicago» mi comunica malizioso.
«Ho capito. Mariline ha avuto qualche ripensamento?» La sua ex ragazza è un'eterna indecisa.
«A quanto pare» risponde sospirando. Sarei felicissima se tornassero insieme, credo che lui l'abbia sempre amata, e poi l'ultima volta era davvero a pezzi.
«Mi piacerebbe proprio fare due chiacchiere con lei» ammetto, stringendogli la vita.

Appena arrivati alla fermata del bus ci salutiamo, io abito vicino perciò vado a piedi. Quando arrivo davanti all'ingresso del mio appartamento noto qualcosa appoggiato alla porta.
Una rosa gialla. La prendo.
La rabbia mi ribolle nel sangue come lava incandescente. Quella che sembrava essere iniziata come una bella giornata si sta rivelando tutto il contrario. Entro in casa e la butto nel secchio della spazzatura.
Sul pavimento cade un biglietto bianco, lo apro:
La gelosia è un mostro dagli occhi verdi che dileggia la carne di cui si nutre. (William Shakespeare)
Questo gioco sta iniziando a stancarmi.

Black Eyes ~ FillieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora