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La notte è stata una compagnia poco gradita. Mi sono addormentata quasi all'alba, sul divano. La malinconia è ancora una presenza costante e più passano i minuti, più mi è vicina.
Dipende anche dalla consapevolezza di essere obbligata ad affrontare un'altra giornata, in un mondo che non voglio vedere.

Mi alzo e vado in cucina. Preparo un caffè e quando è pronto mi siedo al tavolo e inizio a sorseggiarlo. Dopo aver finito, resto ancora un po’ con i gomiti poggiati sul tavolo e la testa tra le mani. Vorrei tanto svegliarmi e rendermi conto che è stato soltanto un incubo. Che nulla ha minato la mia sicurezza e che in realtà la mia vita non è cambiata.
Lo squillo del cellulare mi fa sobbalzare. Con poca voglia lo afferro, pensando che sia Lilia, che mi rimprovera del fatto che non le ho ancora fatto le mie congratulazioni, invece è la signora Marta.
«Pronto» rispondo, con un filo di voce.
«Millie, ti disturbo?» odo dall'altra parte dell'apparecchio.
«No, è successo qualcosa a Bella?» domando in preda all'ansia.
«Non è successo nulla ma… ti chiamo perché oggi è l'ultimo giorno che passerà all'istituto. Pensavo che volessi venire a salutarla.»
«Quando lo hai saputo? Voglio dire, fino a ieri non me ne hai parlato» dico, stringendo il telefono e avvertendo i battiti accelerare.
«L'affidamento è stato confermato questa mattina dal giudice. La famiglia è stata considerata idonea perciò partiranno domani per Boston.»

Me la portano via.

«Capisco. Mi preparo e arrivo» rispondo cercando di mantenere un tono piatto. La sento sospirare.
«D'accordo. Non mancare, ieri ha chiesto di te e non è stata molto felice di sapere che te ne eri andata» dice, prima di riagganciare. Rimango ancora qualche secondo con il telefono all'orecchio e lo sguardo perso chissà dove. Poi i miei occhi si spostano verso l'orologio, segna le undici. Ieri sera ho inviato un SMS a Serena per dirle di annullare i miei appuntamenti. Ignoro il senso di colpa per il fatto che sto trascurando il lavoro, e mi avvio verso il bagno.

L'acqua calda è sempre un toccasana per il mio umore, tranne ora, è per questo che faccio una breve doccia, mi asciugo velocemente e mi reco verso la camera da letto. Osservo i vestiti ancora ammucchiati sul pavimento, nell'armadio è rimasta davvero poca roba perciò vado in camera di Lilia, afferro un paio dei suoi jeans e un golfino giallo, che solo a vederlo mi fa venire l'orticaria, e li indosso.
Torno in bagno e asciugo i capelli aiutandomi solo con le mani, faccio la solita riga laterale, evito di truccarmi, lasciando in bella vista le occhiaie viola. Non voglio nascondere nulla, tutto mi deve ricordare cosa sto attraversando.
Una volta messo il cappotto e presa la borsa, esco dall'appartamento e chiudo la porta. Velocemente scendo la prima rampa di scale, sono quasi alla fine della seconda quando mi scontro con qualcuno. Purtroppo ho sempre il vizio di camminare a testa bassa e per questo non mi sono resa conto che qualcuno stava salendo.

Riconosco il suo odore immediatamente, guardo la mano che mi tiene il fianco, e che mi ha impedito di rotolare giù. Osservo il suo anello, quell'oggetto che mi ha fatto innamorare ancora più di lui, a causa della sua storia.
Finn stringe un po’ più la presa, sembra quasi che abbia paura di farmi aderire al suo corpo. Siamo vicini comunque, troppo vicini per non sentire i nostri respiri mescolarsi. Decido di concedermi ancora un po’ di tempo per assaporare la sua vicinanza, il suo calore, prima di dirgli addio. Ma quando, avverto i miei sensi risvegliarsi e annebbiare la mia mente lo spingo via.
Alzo la testa e i miei occhi incontrano l'oscurità dei suoi. Nessuna scintilla brilla nelle sue iridi nere, sono seri come mai li avevo visti.
«Dobbiamo parlare» esordisce, infilando le mani nelle tasche del cappotto. Lo scruto dalla testa ai piedi, cercando di memorizzare ogni piccolo particolare. Non che possa dimenticarne qualcuno, ma è ciò che sento di fare.
«Non abbiamo nulla da dirci. E sono in ritardo» replico, cercando di superarlo. Lui mi blocca prendendomi per il braccio.
«Ti chiedo soltanto di ascoltarmi un momento, poi sarai libera di andare» dice a voce bassa, a pochi centimetri dal mio orecchio. Mi divincolo dalla sua presa ma senza riuscirci.

«No» obietto, guardandolo negli occhi. Lui sobbalza inarcando le sopracciglia, prima di tornare a un'espressione seria.
«Quando la smetterai di fuggire? Quando affronterai la realtà? Quando imparerai a perdonare?» Sento la rabbia crescermi dentro.
Come si permette?
«Mai» ammetto, tentando di non tremare e di fare in modo che le sue parole non vengano assorbite dalla mia mente. Sposta la testa da un lato all'altro, sembra quasi che mi guardi con pietà, come se fossi un caso umano. Non mi piace ciò che leggo nei suoi occhi.
«Cosa ne sai tu della mia vita? Come ti permetti di venire qui e dirmi cosa devo fare? Come ti sei permesso di prendermi in giro, senza sapere nulla di me? Non ne avevi il diritto e non lo hai ora.» A questo punto mi lascia. Il suo petto, come il mio, si alza e si abbassa velocemente.

«Tua madre è malata di cuore. Sono stato io, nel momento in cui ti abbiamo trovato, a non permetterle di avvicinarsi subito a te. L'ho fatto perché, non sapevo come avresti reagito, e lei non è in grado di sopportare emozioni forti.» Mi appoggio al muro e abbasso gli occhi.
Non voglio ascoltare tutto questo.
«Lascia che ti spieghi. Ascolta cosa ha da dirti, Millie.» Finn viene più vicino e si mette al mio fianco.

«Non voglio. Non ci riesco» confesso, trattenendo a stento le lacrime. Con due dita mi afferra il mento sollevandolo. Incontro ancora i suoi occhi neri e mi perdo.
«La tua vita può essere diversa. La vita di tutti noi può cambiare» mi sussurra, avvicinando le labbra alle mie.
«E tu cosa c'entri?» domando, con un filo di voce.
«Non hai capito nulla Millie. Io voglio fare parte della tua» bisbiglia, avvicinandosi sempre di più. Quando la sua bocca sfiora la mia, lo allontano con decisione.
Lui fa un passo indietro.
Mi dispiace ma devo dirti addio...
«Non ce la faccio» dico, scendo di corsa i gradini restanti ed esco a passo veloce.

Black Eyes ~ FillieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora