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«Non riesco a credere che ti sia persa tutto questo» afferma Finn spostandosi da un piede all'altro, sul bagnasciuga dello Stabilimento.
La spiaggia è vuota ma è normale in una fredda giornata di fine gennaio. Mi stringo nel cappotto, mentre i miei piedi nudi vengono presi d’assalto dalle onde. I miei tentativi di dissuadere Finn sono stati inutili: ha voluto che provassi questa sensazione.

Il mare in inverno è inquietante, le onde sono alte e schiumose. Nonostante ciò, la vista di questa infinita distesa d’acqua che si perde all'orizzonte mi trasmette un senso di tranquillità. Rimango in silenzio e Finn mi chiede se è per quello che è successo fra noi.
In parte sì, ma la mia preoccupazione è dovuta soprattutto allo strano messaggio che ho ricevuto. Ho setacciato la mia mente alla ricerca di un nome, di qualcuno che negli anni passati posso aver offeso in qualche modo, ma non ho trovato il nulla o quasi: Mark è il primo e unico indiziato.

Non si è più fatto vivo da quella volta e spero tanto che sia stato lui, perché sarei in grado di gestirlo, lo conosco molto bene. Il punto è che proprio per questo sento di doverlo escludere.
Se non lui, chi?
«Millie mi ascolti?» Finn mi riporta alla realtà.
«Sì, scusa ma ero completamente rapita» rispondo, lanciando ancora uno sguardo al mare in tempesta.
«Vieni, allontaniamoci da qui se non vogliamo ammalarci» dice, prendendomi per mano e trascinandomi sulla spiaggia. Prima di uscire mi ha ordinato di prendere degli asciugamani e una coperta pesante. Una volta all'asciutto e con i piedi puliti, ci sediamo sui teli e ci scaldiamo avvolti nella soffice lana.
Finn è dietro di me, sono tra le sue gambe e con la testa appoggiata al suo petto. Restiamo così per non so quanto tempo, in silenzio, ad ascoltare il rumore delle onde del mare. Chiudo gli occhi mentre lui mi bacia il collo, trasmettendo al mio corpo una scarica di brividi. Non so cosa provo esattamente ma sono certa che sia qualcosa di importante.
L’ho capito pensando al giorno in cui se ne andrà da Atlanta, il solo pensiero mi ha provocato una stretta dolorosa al cuore e questo significa che sono fottuta, che le mie difese sono crollate e che lui è stato più forte di chiunque altro a sfondarle.
«Quanto tempo resterai qui?» Devo sapere, in modo da prepararmi. Lui alza la testa e smette di baciarmi. La presa intorno alla mia vita si fa più stretta, le mie mani scendono sulle sue e ci restano.
«Non lo so. Dipende da come vanno le cose. Perché?» domanda, a un soffio dal mio orecchio. Guardo dritta davanti a me. È tutto nuovo, tutto da scoprire: parlare con un uomo, cercare di capire le sue intenzioni, i suoi e i miei sentimenti. È un caos.
«Prima o poi tornerai a Chicago e non ci vedremo più.» Fingo indifferenza ma solo pronunciare queste parole mi fa stare male.
«Non ho intenzione di rinunciare a te, se è questo che pensi.» Sento le farfalle nello stomaco e uno strano sorriso mi si apre sul viso.
«Sarà difficile, saremo distanti» continuo a provocarlo. Ho bisogno di risposte, di certezze.
«Dobbiamo pensarci proprio ora? Aspettiamo e vediamo» replica, baciandomi il lobo dell'orecchio. Sospiro e reclino la testa all'indietro.

Finn intreccia le dita alle mie. Mi domando se ne valga la pena o se sia meglio finirla qui e continuare con la mia vita vuota. Il silenzio scende ancora tra noi, ma questa volta non è pesante, anzi, mi dà un senso di pace.
«Ti va se ci fermiamo a mangiare nei paraggi?» Mi volto verso di lui. Il vento gli scompiglia i capelli, i suoi occhi scuri sono calmi e hanno di nuovo quella luce meravigliosa che li rende vivi.
Lo guardo più a lungo del normale.
Lo vedo alzare un sopracciglio e trasformare i suoi lineamenti in un’espressione interrogativa.
«Perché mi guardi così? A cosa stai pensando?» domanda serio.
«A nulla.» Non posso rivelarglielo, sarebbe troppo imbarazzante e troppo stupido.
«Dimmelo.» Scioglie l'intreccio delle nostre mani e mi dà un pizzicotto sulla pancia. Faccio un respiro profondo e mi accingo a dire la cosa più stupida che sia mai uscita dalla mia bocca.
«Guardavo i tuoi occhi, a volte compare un puntino che illumina tutto quel nero.» Lo sguardo di Finn diventa serio, mi guada a lungo prima di rispondere: «Sei tu la stella in mezzo a tutto questo buio.»

Cazzo! In tutta la mia vita, nessuno mi ha mai detto una cosa così bella. Sento il mio stomaco in subbuglio. Distolgo lo sguardo riportandolo verso il mare. Forse dovrei baciarlo, dire qualcosa di carino. Non so cosa si fa in queste situazioni.
«Allora il nostro pranzo? Ho fame» dice riportandomi a galla dallo sconforto in cui sono immersa.
«Ok. Ho fame anch’io» affermo sorridendo. Mi dà un bacio sulla guancia prima di alzarsi e aiutare me a fare lo stesso.
Mentre ci dirigiamo verso la macchina, penso alle sue parole: ne deduco che anche lui, nella sua vita, deve essersi ritrovato a camminare nel buio, e che in qualche modo ne è uscito. Forse dovrei farlo anch’io. Dovrei mettere da parte tutte le sfumature scure e cominciare a dipingere le mie giornate a colori.

***
«Ma chi diavolo è?» strilla
Lilia non appena legge il messaggio. Quando sono tornata a casa le ho raccontato della giornata passata con Finn, della gita al mare, delle coccole sulla spiaggia e della passeggiata sul bagnasciuga. Le ho anche comunicato che stasera dormirò da lui.
Lei si è mostrata felice per me, e per nulla preoccupata del nostro rapporto. Diversamente da me, quando ha trovato la serenità insieme al suo nuovo compagno. Ma, lei mi conosce troppo bene e, non le è sfuggito il velo di preoccupazione che mi oscurava gli occhi. Così le ho mostrato il messaggio.
«Non lo so, non c'è numero» rispondo, posando il telefono sul tavolo.
«Dobbiamo scoprirlo. Portiamolo alla polizia, magari loro ci possono aiutare.» La sua apprensione mi fa accelerare i battiti cardiaci.
«Lunedì, pensiamoci lunedì» affermo, ma il nodo alla gola è sempre più stretto.
«Va bene, ma nel frattempo stai attenta e parlane anche con Finn» dice alzandosi e avviandosi verso il frigo. Lo apre ed estrae due birre, le stappa e me ne passa una, mentre si siede di nuovo accanto a me.
«Non posso. Non ora che le cose sembrano andare bene.»
«Sono felice che finalmente anche tu hai conosciuto qualcuno di importante» dichiara, scompigliandomi i capelli.
Fisso la birra.
Importante.
È una parola grossa.
«Millie, che c'è? Sembravi entusiasta di lui Che succede?» chiede Lilia, corrugando la fronte.
«Non credo di essere pronta... io... ho paura.» Finalmente l'ho detto. Basta nascondersi dietro un cuore di ghiaccio, mentire facendo finta di essere forte.
Non lo sono.
Ho un'anima, come tutti.
«Lo so tesoro, ma per una volta rischia. Lascia andare il tuo cuore, impara a guidarlo. Io sarò sempre qui, con te, nel bene e nel male» dice dolcemente. La guardo e mi si apre una voragine nel petto. La abbraccio e, come poche volte nella vita, sento di avere una famiglia.
«Ora va’ a preparati» mi ordina mentre getta le bottiglie vuote nel cestino
«Domani andrò da Bella. Chissà se ci sono novità sulla famiglia che vuole adottarla.» Guardo fuori dalla finestra, il cielo si è di nuovo incupito, le luci dei lampioni mettono in risalto le nuvole cariche di pioggia.
«Starà bene.» Lilia mi abbraccia da dietro poggiando il mento sulla mia spalla.
«Almeno non soffrirà come noi» dico a bassa voce. Restiamo così per qualche minuto. Mi perdo nei ricordi, rivivo il passato, ritrovo la forza che mi ha resa la donna che sono.
Un lampo squarcia il cielo facendoci sussultare, mentre le prime gocce iniziano a bagnare i vetri.
Atlanta è di nuovo avvolta nell'oscurità del temporale.
Prima amavo questo clima, prima.

***
Entriamo nell'hotel bagnati fradici, quella che era partita come una leggera pioggia si è trasformata in un vero temporale. Ridiamo come due scemi, ultimamente ho il sorriso facile, sarà che sono felice?
Mentre Finn, mi bacia la testa zuppa e mi passa la mano intorno alle spalle, i miei occhi cadono sull'uomo poggiato al tavolo che parla con la receptionist.
«Romeo» lo chiamo, andando nella sua direzione, con Finn sempre al mio fianco.
Lui si volta sorpreso.
«Ehi, piccola, cosa ci fai qui?» Sento Finn irrigidirsi nell'udire quelle parole, così evito di rispondere alla sua domanda e passo direttamente alle presentazioni.
«Lui è Finn» dico, rivolta a Romeo.
«Piacere, Romeo.» Si stringono le mani, mantenendo entrambi lo sguardo serio. Temo che tra loro ci sia una certa gelosia, sarà ego maschile, e non posso negare che la cosa mi faccia piacere.
«Allora, cosa ci fai qui?» mi ripete il mio amico. Ha lo sguardo stanco e le occhiaie.
«Sono con lui» rispondo, perdendo il sorriso. Il suo sguardo passa da me a Finn, apre la bocca ma la richiude immediatamente.
«Beh, io devo andare, non ci sono più camere disponibili qui. Godetevi la serata» afferma, dirigendosi verso la porta. Scambio un'occhiata con Finn, in silenzio gli faccio capire di aspettare un momento e seguo Romeo.
Lo afferro per il braccio.
«Aspetta.» Si volta, sembra preoccupato e vorrei chiedergli perché ma non ne ho il tempo.
«Sto bene. Non voglio rovinarti la serata con la mia storia. Ci sentiamo domani» dice, scomparendo dietro la porta.
A quel punto torno da Finn.
«Tutto bene?» mi chiede.
«Non lo so. Proverò a chiamarlo domani, spero solo che non sia successo nulla di grave.»
Annuisce e insieme ci dirigiamo verso la sua camera.

Black Eyes ~ FillieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora