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«Ciao Millie.» Avanza verso di me con passo deciso, la sua voce è eccitante tanto quanto il suo sguardo tetro.
«Salve» rispondo senza abbassare lo sguardo. L’addetta al guardaroba mi chiama per restituirmi il cappotto, mi volto verso di lei, lo afferro e lo infilo.

Nel frattempo Finn si è fatto più vicino, saluta con un cenno la donna, lei risponde arrossendo vistosamente. Mi viene da sorridere guardandola, come si può essere imbarazzati di fronte a un uomo? In fondo sono esseri umani proprio come noi. Trovandomelo di fronte, però, devo ammettere che è molto affascinate: alto, spalle poco ampie che però gli stanno bene.
«Te ne vai?» chiede. È sensuale, sa di esserlo e non lo nasconde. Il modo in cui mi guarda e mi sorride la dice lunga, ormai conosco i maschi come le mie tasche.
«Sì, per me la giornata è finita» rispondo, forse in modo troppo gelido.
«È un vero peccato. Sai, volevo approfittarne per sdebitarmi per ieri» dichiara. I suoi occhi lucidi scendono sulle mie labbra, per un attimo penso a come sarebbe sentirle sulla mia pelle. Non mi dispiacerebbe lasciargli pagare il suo debito, ma una parte di me mi urla di tenerlo lontano ed è proprio quello che intendo fare.

«Consideralo fatto» affermo e lo saluto avviandomi verso la porta. Quando esco la nebbia offusca la mia visuale ma non me ne preoccupo, è il mio clima preferito, sono una delle poche persone al mondo che preferiscono questo al sole. M’incammino verso l'albergo, la strada è poco affollata, mantengo un passo lento, voglio godermi l'aria. Penso a quando arriverò a destinazione e alla vasca che intendo riempire di acqua bollente per poi immergermici dentro. Non sono neanche arrivata a metà strada quando mi sento strattonare il braccio. Mi irrigidisco all'istante, reprimo la paura che vuole impossessarsi di me e mi preparo a scegliere una tecnica da utilizzare per difendermi. Ho frequentato un corso di arti marziali, non mi hanno insegnato solo a difendermi ma anche ad allenare la mente per permettere al corpo di farlo.
Afferro il braccio della persona che ha agganciato il mio, mi volto e mi preparo ad agire ma la forza bruta del mio avversario non mi permette di fare nulla, così mi ritrovo stretta al suo petto. Sento il cuore battere forte, la paura tornare libera e l'impulso irrefrenabile di urlare. Alzo il viso e rimango impietrita. C'è poca luce, perfino quella dei lampioni accesi è sbiadita, ma riconosco il volto, il mio corpo sembra rilassarsi, ma lo stesso non accade al mio cuore che sembra voler scoppiare.

«Perché scappi?» mi sussurra vicino alle labbra. Inalo l'odore del suo alito e mi causa un brivido inaspettato.
«Che cosa vuoi?» Pur non avvertendo alcun pericolo in quell'abbraccio mi sento in trappola.
«Soltanto conoscerti.» I suoi occhi sono ancora più scuri, la durezza del suo volto mi intimorisce.
«Questo non è certo il modo giusto» affermo, ignorando il piacere che mi trasmette il calore del suo corpo.
«Hai ragione» dice, sciogliendomi dalla stretta. «Scusa, non volevo spaventarti» conclude, sistemandosi la sciarpa intorno al collo. Seguo quel gesto soltanto per ammirargli le mani, ha le dita lunghe e affusolate, al dito medio ha un anello d'oro abbastanza grande da poterci pagare una rata della sartoria.
«Mi hai spaventata!» In questo momento sono più arrabbiata che curiosa di capire il motivo per cui si è intestardito con me.
«Allora non solo devo sdebitarmi ma anche farmi perdonare» dichiara sorridendo.
«Non posso. Devo tornare in albergo, c'è una persona che mi aspetta» dico, riferendomi a Romeo, anche se sarà da qualche parte con la sua ex.

Torna immediatamente serio e irrigidisce la mascella. «Tu non hai un fidanzato, Millie» afferma inespressivo.
«Tu cosa ne sai?» D’improvviso mi ricordo delle rose, di quella trovata il giorno prima, del bigliettino e della frase sugli occhi. Lui era stato in sartoria la mattina... e ora sembra così sicuro quando dice che non sto con nessuno.
«Altrimenti non avresti tanta voglia di portarmi a letto!» aggiunge, avvicinandosi ulteriormente. Sono una ragazza sfrontata, non mi sento a disagio di fronte a nessuno, ma con lui è diverso.
«Ok, lo ammetto! Sono attratta da te ma questo non vuol dire che andremo a letto insieme.» Questa discussione è assurda, non riesco a credere che sto permettendo a uno sconosciuto di parlarmi in questo modo.
«Lo vedremo.» Mi parla vicino alla bocca e la tentazione di poggiare le mie labbra sulle sue è così forte che mi conficco le unghie nei palmi della mano. Restiamo in silenzio per qualche secondo, poi lui si allontana scomparendo nella nebbia.

Frastornata ricomincio a camminare verso l'hotel, non ho voglia di tornarci perciò decido di fare una passeggiata. Trenta minuti dopo sono ancora in giro per le strade di Chicago. Non so che ora sia finché non ricevo un messaggio da Romeo. “Millie dove sei?” Lo ignoro, riprendendo la strada verso l'albergo. Quando arrivo nella mia stanza e inizio a spogliarmi sento picchiettare alla porta. Mi torna in mente Finn e mi irrigidisco, ma poi mi rendo conto che è impossibile che sia lui. «Chi è?» chiedo ad alta voce. «Romeo» sento rispondere. Apro e lo trovo appoggiato allo stipite con le braccia incrociate. Sembra infastidito. «Dove sei stata? Non hai risposto al mio messaggio» sbraita entrando nella stanza.

Sono in mutande e reggiseno, non provo vergogna visto che lui è come un fratello. «Ero alla conferenza» mento, mentre infilo una camicia dal taglio maschile. Mi segue con lo sguardo, fino a quando non finisco di abbottonarla. Quando lo fisso negli occhi, sul suo volto leggo imbarazzo. Sorrido. Non è proprio da lui.
«Tu invece, come mai sei qui?» domando sedendomi su una poltrona.
«Ho chiuso» risponde. Noto la vena gonfia sul collo, segno che è arrabbiato. Per il momento non gli chiedo nulla, quando vorrà sarà lui a parlarmene.
«Vado a fare una doccia e poi andiamo a cena, ok?» Avrei voluto fare un bagno ma a quanto pare la mia idea è sfumata.
Annuisce e lo lascio ai suoi pensieri.

Black Eyes ~ FillieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora