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Le sorprese, per oggi, non sono ancora terminate.
Quando arriviamo in sartoria, davanti all’ingresso notiamo proprio l'uomo di cui stiamo parlando. Il primo a vederlo è la mia amica, visto che io ho la testa china (brutto vizio), lei si blocca di scatto, afferra il mio braccio e costringe anche me a fermarmi. La guardo stralunata, ma la sua bocca spalancata e i suoi occhi infuocati mi spingono a voltarmi in direzione del suo sguardo.
Maledetto. Lui ci fissa.

Mentre ci avviciniamo, leggo vergogna sulla sua faccia, paura. Sono sicura che tema la mia reazione e ha ragione. Sono incazzata nera e se solo prova a sfiorarmi questa volta non mi troverà impreparata.
«Cosa cazzo ci fai ancora qui Mark?» sbraita Lilia. Sgrano gli occhi nel sentirla, lei non dice mai parole come “cazzo”.
Brava Anna!

«Devo parlare con Millie» risponde lui chinando il capo.
«Parlare o violentare? Se la tocchi di nuovo ti stacco le palle... hai capito?»
La mia amica sproloquia e io provo una grande soddisfazione, oltre a sentirmi protetta. Ma non è ancora finita poiché in un nanosecondo si scaglia contro di lui graffiandogli il viso. Cerco di trattenerla, non voglio che si faccia male e soprattutto che faccia qualcosa di cui potersi pentire. Non è con la violenza che si risolvono i problemi.

Alla fine ci riesco, le chiedo di andare dentro e le comunico che sono pronta a parlare con Mark, in fondo avevo già pensato di contattarlo.
«No, io non ti lascio sola con lui. Scordatelo» afferma indignata e rossa in viso.
«Non preoccuparti. Posso farlo. Davvero» cerco di rassicurarla, forse ci riesco o forse si è semplicemente arresa, ma accetta comunque di aspettarmi dentro.
«Sarò proprio qui, dietro la porta» mi avverte. Appena chiude, il mio sguardo si posa su quello di Mark.

Lo disprezzo e voglio che mi guardi cosicché possa notarlo anche lui.
«Scusa» dice piano. Resto zitta, voglio vedere dove vuole arrivare. Voglio sapere se c'entra qualcosa anche con la storia dei fiori.
«Mi sono lasciato trascinare dalla disperazione. Non volevo farti del male Millie, non ho mai voluto. Ho esagerato e ti lascerò in pace... giuro che da oggi in poi non mi vedrai più.»

Alza il viso, mi soffermo sul livido che ha sullo zigomo e al taglio sulla bocca, e penso che Finn ha fatto proprio un ottimo lavoro.
«La smetterai anche di inviarmi i fiori con tutti quei messaggi enigmatici?»
La mia voce è fredda e la paura che ho tentato di nascondere prima ora si è dissolta.
«Quali fiori?» ribatte. Sembra sinceramente sorpreso ma potrebbe anche stare mentendo e io devo sapere.
«Sono stata alla polizia questa mattina. Ho raccontato tutto.» Mi fermo accorgendomi che trema.
Bene, deve provare lo stesso terrore che ho provato io.
«Millie, ti prego, non denunciarmi. Se lo scoprisse mia moglie.... io... sarei rovinato» mugola.
«Allora smettila di perseguitarmi. Non farti più vedere e non mandarmi più quelle dannate rose.» Alzo la voce.
«Ti starò lontano ma credimi, non le ho inviate io! Te lo giuro.» Ha gli occhi lucidi, mi sta dicendo la verità.
«Vattene ora» gli ordino mentre apro la porta della sartoria ed entro.

Ignoro Lilia che, come promesso, è rimasta lì. Vado direttamente nel mio ufficio e chiudo a chiave. Scivolo contro il legno fino a sedermi sul pavimento. Mi copro le mani con il volto e piango.
Piango di rabbia.
Piango di paura.
Piango perché, nonostante tutto, l'uomo che mi ha fatto del male è lo stesso che ha fatto in modo che avessi tutto questo.
Piango soprattutto perché pensavo di essere diventata forte e invece sono ancora quella piccola bambina indifesa.

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Capitolo corto... ma lunedì un nuovo capitolo come sempre!

Black Eyes ~ FillieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora