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Scendo dall'autobus prima di raggiungere la destinazione che mi ero prefissata. Durante il viaggio, il pensiero di rientrare nell'appartamento che condivido con Lilia e ritrovarmi nuovamente da sola mi ha rattristato, perciò ho cambiato idea. Salto giù e prendo la metropolitana per andare in sartoria.

Non che abbia molta voglia di andarci, però è il posto in cui passo la maggior parte delle mie giornate e prima ricomincio con la mia vita, meglio è.
Allora perché non ne ho voglia? Perché so che è tutto diverso.
Prima, oltre al mio lavoro, avevo Bella. Mi faceva sentire importante, utile. Mi piaceva aiutarla, starle vicino e proteggerla.
Ora, sembra che niente abbia più senso. Ci sarebbe Lilia, ma sta per sposarsi e non me la sento di deprimerla con la mia storia.
Pensa ancora che stia con Finn. Ho ricevuto una sua chiamata, alla quale non ho riposto, e subito dopo mi ha mandato un messaggio.
“Ci stai dando sotto. Brava tesoro.”
Prima o poi le dovrò dire la verità, ma non adesso. Non sono neanche sicura di riuscire a nascondere la mia preoccupazione per il suo matrimonio.

Stringo il manico della borsa, mentre cammino lungo la strada affollata. Qualche minuto dopo entro in sartoria, il tintinnio n del campanello all’ingresso cattura l'attenzione di Serena.
«Millie, cosa ci fai qui?» domanda sorpresa. Le avevo detto che non mi sentivo bene.
«Sto meglio. Lilia c'è?» m’informo, avvicinandomi alla reception. Respiro l'odore di gelsomino che ho scelto personalmente per questo posto. Mi guardo intorno, fisso la porta e il ricordo di Finn che entra tutto bagnato si ripresenta con violenza. Forse venire qui non è stata una buona idea. Lo scaccio via all'istante.
«Sì, è con un cliente» dice Serena prima di tornare ad armeggiare con il computer.
«Quando finisce, le dici di venire nel mio ufficio?» Appena entro nella mia stanza, vengo travolta da una sensazione di estraneità. Il mio senso di insoddisfazione continua a crescere. Non so cosa fare, so soltanto che voglio piangere, poiché so che ho perso tutto. Mi siedo alla scrivania, apro il cassetto e tiro fuori il taccuino che utilizzo per segnare le misure e una penna. Da bambina, avevo l'abitudine di scrivere, mi rilassava e mi aiutava a schiarirmi le idee.

Oggi, però, iniziare con “Caro diario” mi sembra stupido.
Provo con “A Finn”, ma cancello immediatamente, poi mi viene in mente un'altra persona, l'unica a cui vorrei fare delle domande, la sola che avrebbe potuto darmi un'esistenza diversa. “A mia madre scrivo, e una lacrima bagna l'inchiostro blu. In fretta mi asciugo gli occhi.
Non ce la faccio.
Non sono ancora pronta.
Chissà se lo sarò mai.

Dopo qualche secondo la porta si spalanca facendomi sobbalzare.
«Era ora! Pensavo che il sesso avrebbe preso il mio posto.» Lilia entra come un fulmine. Le rivolgo un sorriso tirato, sforzandomi tanto da farlo sembrare vero. Lei, però, non ci casca.
«Tutto bene?» mi chiede, avvicinandosi alla scrivania. Annuisco e la osservo mentre si siede sul mobile con le gambe accavallate. Quanto mi piacerebbe essere come lei, avere il suo carattere ottimista.
«Sì, tu piuttosto... Devo farti le mie congratulazioni?» I suoi occhi si illuminano mentre le si imporporano le guance.
Quell'uomo ha fatto proprio un buon lavoro.

Mi sventola la mano davanti al viso, mostrandomi l'anello con il diamante. «Che ne pensi?» chiede trastullandosi. Le afferro le dita, le scruto per un po’.
«Poteva fare di meglio» affermo, prendendola in giro. Scoppia a ridere e io la seguo, poiché sappiamo entrambe che è un anello davvero grande e noi non abbiamo mai dato peso a certe cose.
«Torniamo a casa insieme? Io ho finito» propone, scendendo dalla scrivania e dirigendosi verso la porta. «Ok» rispondo. Esamino il taccuino ancora aperto, dopo una lunga occhiata, lo chiudo, lo butto nel cassetto e seguo Lilia.

***
Ci fermiamo a mangiare in un ristorante vicino casa. Nessuna delle due aveva voglia di cucinare.
«Allora, raccontami di questa proposta» le chiedo, dopo aver ordinato.
«Oh, niente di eclatante, me lo ha chiesto mentre stavamo facendo sesso» afferma, bevendo poi un sorso di Coca Cola.
«Il tuo sì, lo avranno sentito anche i vicini» dico, reprimendo un sorriso.
«Pressappoco.» Sghignazza divertita.
«Tu, invece? Finn?» Abbasso gli occhi. Deve aver capito che c'è qualcosa che non va, ma non sono pronta a raccontarle tutta la verità.
«Non eravamo fatti l'uno per l'altra» sostengo con fermezza.
«Sai che sono qui, se vuoi sfogarti» sussurra, mettendo una mano sulla mia. La scanso immediatamente, quelle parole sono l'ennesima bugia, sappiamo entrambe che quando avrà una famiglia tutta sua, mi dedicherà solo qualche ritaglio di tempo.

«Millie...» Leggo il dispiacere sul suo volto.
«Non prendermi in giro Lilia, le cose tra noi cambieranno.» Reprimo il senso di colpa, sono stanca di essere presa in giro. Meglio sapere la verità, anche se fa male.
«Non pensarci nemmeno. Tra noi non cambierà nulla. Noi non ci lasceremo mai.» Sottolinea l’ultima frase.
«Come fai a saperlo?» Ha l'espressione ferita e, in questo momento, mi sento una vera stronza.
«Tu, sei la mia vita. Nessuno potrà mai prendere il tuo posto, nemmeno mio marito. Noi siamo sorelle, Millie. Dopo tutto quello che abbiamo condiviso lo siamo più di chi ha lo stesso sangue nelle vene» dice, con gli occhi lucidi. Una lacrima le scorre lungo il viso.
È vero.
Lilia sarà sempre con me, anche se non ci sarà fisicamente, il nostro legame rimarrà comunque eterno.
«Non ci lasceremo mai» ripeto le sue stesse parole. Annuisce e, questa volta, sono io a prenderle le mani.
Mi stringe forte. Passiamo il resto della giornata insieme, a guardare i nostri film preferiti.
La serata è ancora più bella, Lilia viene a mettersi a letto con me, come facevamo un tempo.
Ci addormentiamo più o meno nello stesso istante.

Purtroppo, la notte si rivela piena di incubi e di urla trattenute.

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Capitolo molto Milia!

Black Eyes ~ FillieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora