Le cose non sarebbero potute andare meglio: per questo Ottavio si perdeva spesso nei pensieri più teneri e segreti, indagando le sfumature della nuova passione che incendiava il suo cuore al solo vedere Galatea. Talvolta faticava a riconoscersi per via di quel trasporto prettamente istintivo e immediato che soverchiava tutto il resto e lo spingeva ad appartarsi con lei, che d'altro canto non lo rifiutava mai. Che fosse nei giardini o nel refettorio o nella piccola cappella, lui riusciva sempre a trovarla: qualche volta era rimasto a guardarla da lontano, senza andare oltre un timido cenno di saluto; in altre occasioni si era avvicinato educatamente e l'aveva accompagnata a passeggiare in un lungo ma prevedibile tragitto verso la camera da letto; raramente, infine, l'aveva presa di sorpresa sotto braccio e condotta direttamente là, nel loro nido d'amore da cui tutto il mondo restava inesorabilmente fuori. Lei era premurosa e accondiscendente, non per debolezza di carattere, quanto per il dirompente sentimento che la univa a lui. Ed era un sentimento niente affatto passivo né discreto: era capitato che fosse lei a cercarlo, soprattutto la sera, quando la raggiungeva che era già sotto le pesanti coperte.
Ma è consuetudine che, nel bel mezzo di periodi come questo, intervengano incidenti, contrattempi, quando non vere e proprie disgrazie: e Ottavio dovette averne conferma sulla propria pelle attraverso una lettera che gli venne recapitata a febbraio, per coincidenza, in uno di quei frangenti in cui la sua mente gli offriva ampi ricordi della piacevole notte precedente. Un converso l'aveva affiancato e, vedendolo distratto, gli aveva picchiettato un dito sulla spalla; ottenuta l'attenzione del duchino, gli aveva porto un piccolo involto di carta, un foglio piegato più volte e saldamente chiuso da una spessa goccia di ceralacca. Il viso del giovane si era rabbuiato nel sospetto che quella missiva intendesse, appunto, guastargli una circostanza così gradita. Si cercò un cantuccio ritirato, difficilmente raggiungibile, in cui potesse leggere e pensare indisturbato.
Il messaggio ricevuto, come aveva temuto, si era rivelato inaccettabile e, per questo, lo aveva turbato molto; dopo aver riflettuto a lungo senza giungere a una conclusione sufficientemente salda, Ottavio aveva avvertito pressante il bisogno di chiudersi nella cappella a pregare, nella speranza di ottenere il consiglio miracoloso della Vergine stellata; si era incamminato a passo spedito avvolto nel mantello invernale, aveva attraversato i chiostri, i corridoi, senza lasciarsi distrarre da nulla. Avanzava, figura scura e inquietante, incurante delle dita che lo indicavano e dei bisbigli che lo inseguivano. Sembrava che l'inchiostro della lettera avesse riempito i suoi occhi e le sue orecchie, rendendolo cieco e sordo; ma la realtà era più semplice. Lo zio cardinale gli aveva riferito della corte, dei pericoli che si preparavano contro di lui, e lo aveva pregato, sì, pregato. Il suo cuore, però, rifiutava quel genere di preghiere.
Il fato, però, volle che lungo la strada si trovasse a passare accanto alla porta della spezieria. Il monaco speziale stava trafficando con alcuni barattoli e il rumore attirò la sua attenzione e, quasi per magia, le preoccupazioni rimasero chiuse in un angolo della sua mente, schiacciate dalla curiosità. Il duchino entrò salendo i due gradini di legno dell'ingresso, che scricchiolarono, avvisando il monaco del suo arrivo. Il vecchio alzò il viso sfoggiando un sorriso benevolo, per poi chinarsi di nuovo sul banco di lavoro senza dire una parola. Ottavio si era intanto accostato rispettosamente, standosene zitto ad osservare le dita esperte mentre sceglievano la giusta quantità di polvere o di foglie senza l'uso di bilancini e pesi. Un alambicco aspettava di essere riempito e messo sul fuoco.
«Cosa preparate?» domandò quando il monaco cominciò a riporre i barattoli sugli scaffali. Quello, con naturalezza, rispose: «La medicina per il signor priore che soffre un po' di stomaco»
Ottavio annuì e gli si appressò, scorrendo con gli occhi attenti le etichette più leggibili. Si spaziava dalle spezie culinarie fino a erbe profumate, a fiori essiccati, a bacche rinsecchite o conservate sotto spirito. Di tanto in tanto lo speziale, intuendo dove la sua curiosità si facesse più accesa, dava brevi spiegazioni dell'uso di un frutto o di una foglia o delle diverse parti di una certa pianta. Ottavio taceva, incamerando nella mente più informazioni possibili.

STAI LEGGENDO
Figlia di mercante
Historical FictionSeicento, epoca buia, epoca di sospetti, di epidemie, di guerre. Ma anche secolo della musica, del barocco, dell'amore passionale. Due sfaccettature che segnano la vita di Galatea dalla nascita alla morte. Racconto la sua storia come me la racconta...