Mancavano poche settimane al parto, a detta della levatrice di corte. Galatea decise, per prudenza, di accantonare qualsiasi proposito di uscita e di richiedere la presenza costante di almeno due serve per avere la garanzia di non trovarsi sola, qualora le prime contrazioni l'avessero colta impreparata. Con l'andare dei giorni, il palazzo cominciò ad agitarsi: le scommesse sul sesso del bambino, che erano partite da un gioco tra nobiluomini, coinvolsero tutti gli abitanti, dal duca fino all'ultimo degli sguatteri, e si estesero anche oltre i cancelli dorati. Chiunque avesse un paio di monete di rame a disposizione, puntava volentieri, non tanto per la vincita promessa, quanto per l'illusione di poter azzeccare la previsione. Nelle osterie c'era già chi brindava alla lunga vita di questo bambino, mentre dalle carceri giungevano infinite suppliche di amnistia.
Galatea veniva a sapere di queste iniziative attraverso i numerosi visitatori che, con sempre maggior frequenza, venivano a bussare alla sua porta per farle omaggio di qualche dono o buon augurio. Ferraris evitava di intervenire nei ritrovi informali di dame, preferendo rimanere in una sorta di guardia nell'anticamera dell'appartamento, ingiungendo a chi entrasse di sfilare gli spadini dalle cinture. Aveva istruito la fidanzata su cosa fosse sicuro mangiare e su cosa potesse nutrire dubbi legittimi; lei aveva compreso perfettamente e seguiva le disposizioni alla lettera. Ferdinando non si era fatto più vivo dopo la morte della moglie del generale e nemmeno aveva inviato regali o saluti, con grande sollievo di entrambi; sebbene fosse a corte, nulla tradiva un suo interessamento alla faccenda della nascita del pronipote e il fatto che avesse scommesso su una femmina, unito alla sua fama di acuto preveggente, bastava a giustificare tale mancanza di partecipazione.
Era il 26 settembre e tutto sembrava filare liscio; Galatea, però, aveva intuito qualcosa e fremeva di impazienza. Ferraris non la lasciava sola molto a lungo e, quando lo faceva, solitamente aveva un affare serio a impegnarlo. Era uscito la mattina molto presto, dopo essere passato per il primo saluto della giornata, e non aveva più dato notizie per il resto del tempo. Erano ormai le quattro del pomeriggio e di lui neppure l'ombra: persino Giovannino aveva chiesto dove fosse.
Poi, un rimestio crebbe lungo il corridoio, diventando tanto forte da arrivare nel salottino privato della duchessina: in genere, ciò accadeva quando il duca veniva a farle visita, perciò Galatea non si stupì affatto di veder entrare dalla porta lasciata aperta il cognato, in un abito piuttosto elegante.
«Cara sorella – esordì, ormai abituato a chiamarla in quel modo – Non avrei potuto delegare questo compito a nessun altro, poiché la questione vi riguarda»
Era tanto serio, tanto rigido nell'atteggiamento e nel modo di parlare, che suscitò in Galatea il sospetto che fosse accaduto qualcosa di spiacevole. Il suo primo pensiero, un pensiero istintivo, si perse nei battiti concitati del cuore, ma le sue labbra tacquero, ben più saggiamente, dal proferire certe parole pericolose. Preferì esporsi su un altro terreno, che comunque le importava molto: «Si tratta del mio fidanzato, il signor Ferraris?»
La sua voce era piegata dal timore di venire a conoscenza di un evento drammatico; dopotutto, la prolungata assenza e la mancanza di notizie non facevano che confermare quel timore. Sembrava quasi che Galatea non avesse bisogno di altri elementi per stabilire cosa fosse accaduto. Ma un semplicissimo cenno di Antonio le sottrasse la terribile certezza che si era forgiata da sola in pochi istanti e la lasciò in sospeso, confusa e impaziente.
«Mi rendo conto di quanto sia difficile per voi spostarvi nel vostro stato; nonostante ciò, sareste così cortese da raggiungermi tra un'ora nel salone delle udienze? Presenzierà tutta la corte e sarebbe un vero peccato, per voi, perdere questo appuntamento» spiegò meccanicamente, come se si fosse preparato in precedenza. Galatea batté veloce le palpebre, corrugando la fronte: «Farò il possibile per non mancare, Vostra Grazia. Se lo ritenete necessario, io...»
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Figlia di mercante
Ficción históricaSeicento, epoca buia, epoca di sospetti, di epidemie, di guerre. Ma anche secolo della musica, del barocco, dell'amore passionale. Due sfaccettature che segnano la vita di Galatea dalla nascita alla morte. Racconto la sua storia come me la racconta...