«Figlia di mercante – fece capolino una voce conosciuta – Cos'è quella faccia?»
Galatea ruotò piano la testa finché non la vide: «Fortuna – disse tra i denti – Non dovresti essere qui». E parlando strinse forte lo straccio nella mano destra e fece colare l'acqua su una macchia di unto che non voleva andare via.
«Io sono dove mi pare, lo sai» ribatté la ragazzina ribelle che sedeva a terra a meno di due passi da lei. Non aveva una bella cera, ma neanche l'aspetto spaventoso dei momenti più bui. I capelli non erano di quel suo tipico biondo vivo e gli occhi erano segnati da leggere occhiaie. Il ghigno delle sue labbra era beffardo; Galatea, però, era troppo arrabbiata per provare paura.
«Cosa ti abbiamo fatto? Di punto in bianco ci hai traditi, ci hai lasciati soli, e ora tutto sta andando male per colpa tua» la accusò, soffocando un gemito.
Il sorriso di Fortuna distorse il suo volto: «Non vedi? È questo che mi avete fatto. Guarda come mi ha ridotto lui» rispose con voce roca.
«Non dire sciocchezze: sei così perché sei cattiva, perché sei contraria» ribatté, attenta a non farsi prendere dall'ira.
«Se fossi contraria come dici, io ti mostrerei la nuca, figlia di mercante. È stato lui a ridurmi così e tu nemmeno te ne dispiaci» replicò velenosa, rannicchiandosi. Galatea tacque, osservandola più attentamente: scoprì diversi ematomi e lividi lungo le sue braccia esili e sul collo; le stesse occhiaie non erano altro che segni di una recente violenza.
«Ferdinando?» bisbigliò scontata.
«Ottavio» la corresse la ragazzina, tremando al solo pronunciare il suo nome.
Galatea strabuzzò gli occhi: «Ma cosa dici? Lui non può vederti, figuriamoci picchiarti!»
«Non serve che uno mi veda – obiettò – E ammetto di averlo sottovalutato, il tuo pretino educato e gentile»
La duchessina sentì una fiamma di rabbia nel profondo del petto e corrugò la fronte; Fortuna ghignò, concludendo: «Alla fine, però, mi sono vendicata»
«Perché parli così?!» la aggredì affranta.
«Perché mi odiava proprio quando io mi stavo concedendo a lui! E credo tu sappia cosa significa essere rifiutate...» ammiccò, facendole abbassare lo sguardo.
«Sei cattiva, invece. Altrimenti non mi parleresti così»
Gli occhi di Fortuna brillarono in modo inquietante: «Voi mi spingete ad essere cattiva con voi, non sapete approfittare della mia generosità»
«Invece Ferdinando, lui ne approfitta?»
«Lui sa come prendermi» confermò, incrociando le braccia.
«Be', Ottavio ti ha trattato come meritavi»
Fortuna rise sommessa: «Un'amante non va mai trattata male»
Galatea ristette: per la prima volta da quando l'aveva conosciuta, la giovane fanciulla bionda le apparve sotto una natura diversa. Una cortigiana. Era una cortigiana. Ne aveva tutte le caratteristiche, in fondo: superficiale, volubile e attraente. Amava il potere e quella sensazione inebriante che dà a chi lo detiene. E non era fedele: aveva simpatie, ma il suo istinto la portava ad assecondare chi era capace di governarla. E Ferdinando era il tipo di persona che faceva per lei, perché era ambizioso e spregiudicato, astuto come una volpe e smaliziato come un lupo. Ottavio, era vero, non aveva la stessa personalità forte dello zio; ma era più forte di lui sotto altri aspetti: forse era questo ad aver fatto arrabbiare Fortuna, vedere un nuovo pretendente muovere bene i primi passi e rivelarsi poi un debole al momento opportuno. Galatea cominciò a pensare che doveva esserci una vocazione nel suo dono, un modo per sfruttare un talento così particolare: se Ottavio non aveva avuto modo di servirsi del momento propizio, qualcun altro avrebbe dovuto farlo al posto suo.
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Figlia di mercante
Ficción históricaSeicento, epoca buia, epoca di sospetti, di epidemie, di guerre. Ma anche secolo della musica, del barocco, dell'amore passionale. Due sfaccettature che segnano la vita di Galatea dalla nascita alla morte. Racconto la sua storia come me la racconta...