La pancia di Bice era cresciuta; senza corsetto si intravedeva già sotto la gonna, tondeggiante come un uovo. Galatea la guardava quasi con disgusto, vedeva l'amica deformarsi, diventare un'altra persona. Mentre Vincenzo le sembrava più uomo di quanto non fosse prima, e cioè un uomo realizzato, completo, marito e padre, nella figura di Bice vedeva sempre più uno strumento per la felicità di altri, un involucro per una creatura non ancora nata e un trofeo per colui che l'aveva sposata.
«Se sarà maschio, abbiamo deciso che lo chiameremo Alessandro, come il grande condottiero» sospirò Bice, giungendo le mani sul grembo. Galatea dissimulò tutti i pensieri che vorticavano nella sua testa e ammise che sarebbe stato un bell'abbinamento: Alessandro Monteni, nome degno di un grande personaggio.
«E se sarà femmina?» concluse.
«Se sarà femmina voglio chiamarla Elisabetta, come la nostra cara duchessina»
«Non temi che la duchessina Eleonora possa risentirsi?» scherzò Galatea. Bice sorrise e ribatté: «Se avrò una seconda figlia insisterò con Vincenzo per chiamarla Eleonora, così non farò torto a nessuno»
Riprese il ricamo e continuò il lavoro che aveva cominciato poco prima. Era un fazzoletto di suo marito e intendeva ricamarvi le sue iniziali; un lavoro facile e veloce, per occupare lo spazio di una chiacchierata amichevole dopo la colazione. Galatea non aveva portato nulla da fare e se ne stava con le mani in mano, guardando l'ago che entrava e usciva dall'intreccio di fibre ben disteso.
«Il duchino è un buon marito?» le domandò Bice senza alzare gli occhi. Galatea disse di sì, disse che non poteva lamentarsi di lui, che le voleva bene e glielo dimostrava ad ogni occasione.
«E' che vi vedo un po' freddi...» confessò l'altra, sempre attenta al lavoro.
«Siamo solo timidi... Sai, noi abbiamo addosso gli occhi di tutta la corte; è difficile non farci caso»
Bice fu d'accordo: «Di tanto in tanto mi viene in mente quella notte di aprile di due anni fa. Sono cambiate così tante cose...»
«Chissà dove sarà ora Paolo - replicò, spostando lo sguardo verso una finestra - Chissà se ha saputo del matrimonio...»
«Non è che lui ti manca? Forse, per la tua felicità, sarebbe stato meglio se ti fossi sposata con lui quella notte. Saresti scampata a molti impicci, no?»
Galatea deglutì prima di rispondere: «In effetti - disse - Sarei stata molto lontana a quest'ora...»
«Lui lo sa?»
«Chi?»
«Il duchino...»
Scosse la testa: «No, e credo sia meglio per tutti che non lo sappia mai»
Il principe Ferdinando fece capolino nel suo campo visivo e lei, di primo acchito, cercò di ignorarlo. Poi subentrò un pensiero più ragionevole, che le consigliò di accennare un inchino. Il principe, che era fermo a guardarla, si risolvette ad avvicinarsi.
"Torna alla carica" pensò Galatea. E infatti, non appena fu accanto a loro, Bice fu invitata a raggiungere suo marito, che sembrava l'avesse cercata poco prima in un altro salotto. La giovane scappò via rapidamente, stringendo in mano il fazzoletto. La seggiola libera fu immediatamente occupata.
«Sono contento di vedere che, nonostante il battibecco di due giorni fa, voi mi concediate ancora la vostra attenzione» esordì, pronto a riprendere da dove era stato interrotto.
«Sia chiaro, Eccellenza: da parte mia non otterrete nulla di più dell'altro ieri. Siate pure in pace con voi stesso, le vostre offerte non mi interessano» ribatté gelida, mettendosi subito sulla difensiva.
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Figlia di mercante
Fiction HistoriqueSeicento, epoca buia, epoca di sospetti, di epidemie, di guerre. Ma anche secolo della musica, del barocco, dell'amore passionale. Due sfaccettature che segnano la vita di Galatea dalla nascita alla morte. Racconto la sua storia come me la racconta...